Paolo Ghilardi, l'eclettico pittore che ha "dipinto" il centro di Bergamo
Era uno che davvero conosceva i ritmi del colore e sapeva fare danzare delle forme. Per questo il titolo della bella mostra che Bergamo, grazie alla Fondazione Creberg, ha dedicato ad uno dei suoi “maestri”, è davvero azzeccato. La mostra è aperta all'ex Chiesa della Maddalena (via Sant’Alessandro 39/d), è curata da Angelo Piazzoli e Paola Silvia Ubiali, e passa in rivista un quarantennio di attività di un artista molto eclettico che ha toccato tante forme espressive. Ghilardi era nato a Bagnatica nel 1930 e ci ha lasciati il 18 ottobre di due anni fa. Quindi questa mostra arriva opportuna per far conoscere a un pubblico più ampio il suo affascinante percorso creativo. Ghilardi è un personaggio che ha avuto anche un ruolo pubblico a Bergamo, prima come insegnante di «Discipline pittoriche» presso il Liceo Artistico Statale poi docente all’Accademia Carrara, a partire dal 1977, poi ancora come consulente per il colore del centro storico (chiamato nel 1982 dall’allora assessore all’urbanistica Franco Cortesi), funzione che ha svolto con passione e intelligenza fino al 2005.
I colori sono la vita di Ghilardi. Nel variare stagioni della sua lunga storia creativa sono sempre la sua passione. Attorno ai colori riflette e lavora, e questo gli era servito per arrivare a selezionare con sensibilità e competenza i toni delle facciate dei palazzi dei borghi storici della città. Infatti il suo orizzonte dell’arte sconfinava dal semplice spazio della tela o del quadro e andava a invadere anche gli spazi pubblici. Ghilardi aveva però anche una dimensione nazionale, grazie alla lunga collaborazione con una delle più importanti gallerie milanesi, Il Milione di Peppino Ghiringhelli. Aveva iniziato come artista figurativo, ma poi si era presto spostato su composizioni astratte, che si vedono in mostra e che continuano a dare una sensazione di gioiosa libertà e di fantasia compositiva.
La fantasia riguarda anche i materiali che Ghilardi usava: quelli più disparati, come il ferro e il vetro, tra le sue mani sanno amalgamarsi in modo più che perfetto e originale nello stesso tempo. Ma soprattutto la sua forza sta in questa capacità di visione geometrica delle forme, una visione che non è mai schematica, non è mai precostituita ma è sempre capace di sorprendere. Le sue opere sono contrassegnate da un “ordine libero”, sia nel modo con cui si dispongono, sia nell’energia con cui distende i colori. Così forme che hanno una loro perfezione non si impongono mai dando la sensazione di essere forme rigide, ma al contrario ci appaiono come forme fluide, destinate a muoversi e a trasformarsi nello spazio.
Ghilardi ha insegnato per tanti anni nella sua vita. Ed è facile immaginare come le sue opere siano piene di idee e di stimoli per chi oggi si trova a sua volta a insegnare ai ragazzi e anche ai bambini. Come altri maestri della sua generazione Ghilardi aveva infatti anche una grande coscienza pedagogica. Non dipingeva per sé ma per tutti. Era convinto che un’opera possa rendere migliore la vita di chi la guarda, possa comunicare non solo emozioni, ma anche gusto e idee. Per questo riscoprirlo oggi, significa anche guardare con altri occhi e con altre aspettative la città in cui viviamo.