La nomina poi bloccata da un giudice

Perché il Brasile è in rivolta

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Da alcune ore a questa parte il Brasile pullula di manifestazioni e cortei di protesta, per il momento tutti pacifici, in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche che sono state rese pubbliche e che riguardano il Presidente Dilma Rousseff e il suo predecessore, Lula. In queste telefonate, i due si sarebbero accordati affinché Lula avesse la possibilità di ottenere un incarico dal Governo, e dunque l’immunità penale, nel momento in cui le indagini delle forze dell’ordine brasiliane in merito a episodi di corruzione in cui lo stesso ex Presidente sarebbe stato coinvolto si fossero fatte eccessivamente stringenti. E infatti, puntualmente, oggi è arrivata la nomina da parte della Rousseff, che ha accolto nella sua squadra Lula in qualità di capo di gabinetto. Ma intanto il giudice federale brasiliano Itagiba Catta Preta Neto ha sospeso in via provvisoria la nomina, ritenendo che il giuramento di Lula abbia indizi di "irregolarità" e rappresenti un «intervento indebito nell'attività della polizia, dei pm e della magistratura». Il governo, cui è stato intimato di procedere immediatamente, può fare ricorso e ha già annunciato che lo farà.

Lula e il caso Petrobras. Anzitutto, va chiarito il motivo per cui Lula è indagato. Si tratta di un presunto giro di corruzione che si sarebbe sviluppato nell’ambito della gestione di Petrobras, la più importante azienda petrolifera pubblica del Brasile nonché una delle più rilevanti di tutto il Sud America (gli appassionati di calcio ne ricorderanno il nome stampato sulle maglie di diverse squadre brasiliane). Sono ormai due anni che da queste indagini emergono sempre maggiori dettagli a proposito della colossale dinamica di corruttela gravitante intorno a Petrobras, e circa un paio di settimane fa, il 4 marzo, la polizia brasiliana ha deciso di fermare nientemeno che l’ex Presidente Lula, ritenuto parte integrante dei rapporti criminali fra l’azienda petrolifera e il Governo. Lula, peraltro, è solo uno dei moltissimi esponenti di spicco del suo partito, il Partito del Lavoratori, di cui è membro anche la Rousseff, che sono rimasti coinvolti nelle indagini.

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Luiz Inacio Lula da Silva, Dilma Rousseff
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ANSA/AP Photo/Nelson Antoine, File)

Lula named Brazilian minister by President Rousseff
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EPA/LEO BARRILARI

 

Le perquisizioni. Nell’operazione di inizio marzo sono state eseguite diverse perquisizioni: fra le case scandagliate, ce n’erano anche alcune che secondo i giudici sono collegate a Lula. Il sospetto è che due società di costruzioni che hanno ottenuto ingenti appalti governativi durante il governo dell’ex Presidente possano aver ottenuto dei benefici in cambio del restauro delle proprietà destinate all’uso suo e della sua famiglia. Lula era stato rilasciato circa 3 ore dopo, e il 10 marzo erano state formalizzate nei suoi confronti le accuse di riciclaggio, che necessitavano però ancora dell’accettazione da parte del giudice. Un lasso di tempo in cui Lula avrebbe potuto trovare una scappatoia per evitare di essere definitivamente coinvolto in un processo penale a suo carico; cosa che, grazie all’aiuto della Rousseff, ha puntualmente fatto.

Le intercettazioni e la nomina. Il giudice, di cui si è detto, incaricato di autorizzare a procedere è il magistrato federale Sergio Moro, che non si pensi essere in qualche modo legato a Lula o alla Rousseff, anzi: in queste ore la sua figura sta prendendo sempre più le tinte di salvatore della patria, essendo stato colui che ha permesso la registrazione e la pubblicazione delle intercettazioni che incastrano Lula e la Rousseff, oltre che colui cui ora tocca la bollentissima patata di decidere, giudiziariamente, che fare. Il contenuto di queste telefonate è piuttosto esplicito: Dilma spiega a Lula di essere pronta ad inviargli il decreto di nomina, utilizzabile in qualsiasi momento «se necessario». Una testimonianza che basterebbe quantomeno a coinvolgere Lula nel processo, a voler essere garantisti. Ma la nomina è arrivata, e oggi Lula ha giurato in qualità di nuovo membro del Governo Rousseff, ottenendo l’immunità. Abito scuro e cravatta rossa, Lula ha firmato e ha poi abbracciato la presidente Dilma. Una persona in sala ha gridato «Vergogna!», ma la sua voce è stata coperta dai fischi (Lula gode comunque ancora di un certo consenso in una fetta di popolo brasiliano). «Le difficoltà a volte possono creare grandi opportunità e le circostanze attuali mi danno la grande possibilità di portare al governo il maggior leader politico di questo Paese», ha detto la Presidente del Brasile parlando della nomina di Lula. Applausi e cori a sostegno di Lula hanno accompagnato le parole di Dilma, che ha proseguito: «Una persona che è un grande amico e compagno di lotta e di conquiste: che tu sia benvenuto, ministro Lula». Tutto finito dunque? Nemmeno per idea: Moro e diverse procure brasiliane stanno meditando di accusare la Rousseff di intralcio al lavoro delle forze dell’ordine, al fine ottenere l’immediata decadenza quantomeno di Lula. Il popolo, o perlomeno buona parte di esso, è con loro.

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