Le cinque nuove regole contro la violenza nel calcio
Venerdì 8 agosto, 46 giorni dopo la morte di Ciro Esposito, il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo pacchetto di norme contro la violenza nel calcio. Il ragazzo di Napoli è deceduto a Roma a seguito della guerriglia avvenuta il 3 maggio scorso, in concomitanza della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Nei giorni successivi alla partita, il premier Matteo Renzi disse che il governo avrebbe approvato, prima dell’inizio della nuova stagione calcistica, una serie di norme che avrebbero riavvicinato il calcio alle famiglie e, soprattutto, avrebbero combattuto con maggior severità la violenza. Dopo aver anticipato alla Gazzetta dello Sport alcune novità, il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha ufficializzato l’approvazione di un decreto che usa il “pugno duro” contro gli ultras e contro ogni forma di violenza, fisica o verbale, che verrà messa in atto negli stadi e nei dintorni.
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Cinque le novità contro la violenza. La normativa attualmente in vigore nacque a seguito dell’omicidio del poliziotto Filippo Raciti, morto nel 2007 durante degli scontri avvenuti fuori dallo stadio di Catania. Dopo quel tragico episodio venne approvata la cosiddetta legge Amato, che andava a rafforzare le misure contro la violenza negli stadi. A sette anni di distanza la storia si ripete, con una revisione della normativa arrivata a seguito di una nuova vittima. Il decreto Alfano introduce diverse novità, alcune con l’obiettivo di riavvicinare le famiglie agli stadi, altre (più attese) per combattere la criminalità nel pallone. Le prime prevedono i “biglietti last minute” e una politica di sconti per giovani e anziani: sarà possibile acquistare online e anche su smartphone i biglietti per assistere alle partite (cosa che non era possibile nella passata stagione) e non più solamente fino al giorno prima del match, bensì fino a pochi istanti prima dell’inizio della partita. Inoltre, i giovani under 16 e gli over 60 potranno usufruire di alcuni sconti. Molto più incisive sono invece le novità riguardanti la lotta alla violenza. Ecco i cinque principali provvedimenti:
1 – Pene più severe e Daspo di gruppo. Il decreto prevede una pena più severa per il divieto di ingresso negli stadi: dai 5 anni minimi attuali, si passa a 8 anni minimi in caso di recidiva, con anche l’obbligo di firma. Chi violasse le regole di utilizzo dell’impianto sportivo può essere punito con il Daspo da 1 a 3 anni (oggi dai 3 mesi a 1 anno). Potrà subire il Daspo anche un soggetto che è stato accusato di delitto contro l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica, atti che in precedenza prevedevano diverse pene ma non il divieto di assistere a manifestazioni sportive. La grande novità è però rappresentata dalla previsione del "Daspo di gruppo o di branco", ovvero, in caso di scontri e violenze, la possibilità di colpire indistintamente tutti i partecipanti, attivi o passivi agli scontri, a meno di precise e individuate responsabilità soggettive. In questo caso, il Daspo previsto per il “capo” del gruppo è di 3 anni. Anche chi ostenterà striscioni e simboli tendenti all’odio potrà essere sottoposto a Daspo.
2 – Divieto di trasferte. Rivista la misura del divieto di trasferta, oggi generalizzato a intere tifoserie e reso invece mirato dal decreto Alfano: colpirà soggetti ben precisi e sarà disposto dal Ministro dell’Interno fino ad un massimo di 2 anni.
3 – Flagranza differita estesa. Per facilitare le indagini e rendere così più incisiva l’attività degli inquirenti, viene esteso a 36 ore il margine per la flagranza del reato di istigazione razziale, etnica o religiosa.
4 – Previsioni sull’illecito sportivo. Oltre a colpire duramente gli ultras, il decreto prevede un inasprimento delle pene per l’illecito sportivo. Secondo la normativa del 1989, ancora oggi in vigore per questo settore, le pene vanno da un mese a un anno di reclusione. Le nuove norme, invece, prevedono da 2 a 6 anni di reclusione, fino a 9 anni se il fatto influisce sulle scommesse regolari.
5 – Sorveglianza speciale. Chi commette azioni violente ed è sottoposto a più Daspo, verrà punito anche attraverso la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, una misura che fino ad oggi è stata applicata solamente contro le persone accusate di reati di mafia. Una scelta forte, come spiega Angelino Alfano, ma necessaria.
La tragedia dell'Heysel da cui nacquero le norme anti violenza negli stadi
La tragedia dell'Heysel da cui nacquero le norme anti violenza negli stadi
La tragedia dell'Heysel da cui nacquero le norme anti violenza negli stadi
La tragedia dell'Heysel da cui nacquero le norme anti violenza negli stadi
Cos’è il Daspo? Daspo è l’acronimo di Divieto di Accedere a manifestazioni Sportive. È una misura prevista dall’ordinamento italiano sin dal 1989, con la legge numero 401, che andò a introdurre in Italia le previsioni indicate dalla Commissione Europea. La causa scatenante fu la morte di 39 tifosi, per la maggior parte italiani, allo stadio Heysel di Bruxelles, durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Gli hooligans inglesi caricarono i tifosi italiani, causando un’immane tragedia. L’evento spinse la politica europea all’introduzione di normative che reprimessero con forza la violenza negli stadi. La legge del 1989 non prevedeva pene particolarmente severe e così, negli anni, ha subito diverse modifiche: la prima nel 1994, a cui seguirono quelle del 2001, 2003, 2005 e, infine, 2007, cioè l’approvazione della legge Amato a seguito dell’uccisione del poliziotto Raciti. Quella del ministro Angelino Alfano è la sesta modifica della norma in 25 anni di vita.