Pietro Gagni, 26 anni su 2 ruote La spalla bergamasca di Stoner

Che la passione per il motociclismo sia nel dna e nella storia degli italiani è ormai un dato di fatto. Tra piloti e marchi leggendari, tutto il mondo ha imparato a conoscere l’estro, il talento e il coraggio di casa nostra. È risaputo come la patria dei motori sia l'Emilia Romagna, eppure non molti sanno che anche il dialetto bergamasco è piuttosto comune tra paddock, bulloni e pneumatici. Merito anche di Pietro Gagni, che vanta 26 anni di esperienza come meccanico nel motomondiale.
Una vita a due ruote. Nato a Rocca del Colle (oggi Bagnatica) nel 1951, fin da giovanissimo ha coltivato la passione per la meccanica: già quando era adolescente, infatti, si divertiva a modificare la propria moto. Per un certo periodo ha lavorato anche per un'officina d'auto a Celadina, ma il mondo delle moto aveva un richiamo irresistibile per lui. Per questo Gagni ha corso nella categoria Enduro per dieci anni, raggiungendo anche importanti risultati e gareggiando sempre per squadre ufficiali di primo livello, come Gilera. Nel suo palmarès brillano due titoli italiani, due europei e sei ori nella storica e prestigiosa Sei Giorni Internazionale di Enduro.
Meccanico nel motomondiale. Tuttavia, nonostante i suoi successi sportivi, Gagni è sempre rimasto legato alla sua terra, tanto da aprire e gestire una sua officina poco fuori Bergamo. Poi, nell'86, la svolta: Felice Agostini (fratello minore del campionissimo Giacomo), disse a Pietro di aver bisogno di un meccanico, e diede il via all'avventura del bergamasco nel motomondiale, nei ranghi della Yamaha. Da allora e fino al 2012, Gagni ha avuto modo di lavorare con i più importanti marchi del motociclismo mondiale, arrivando anche in Ducati e in Honda, vincendo addirittura con loro il titolo mondiale MotoGP. Queste due esperienze hanno lasciato un segno incancellabile nella carriera di Pietro: del marchio bolognese, Gagni ricorda con piacere il clima familiare e le grandi vittorie conquistate, nonostante si trattasse di una realtà più piccola rispetto ai colossi giapponesi. Della Honda, invece, costruttore con il quale collabora ancora saltuariamente per alcune sessioni di test, ammira la grande esperienza e la professionalità.
Quella preferenza per Casey Stoner... E poi ci sono i piloti: Biaggi, Gibernau, Melandri... Ma i momenti più belli Pietro li ha vissuti con Casey Stoner, accompagnandolo nella conquista dei suoi due titoli in MotoGP nel 2007 e nel 2011. Certo, i media lo dipingono come un pilota scontroso, ma soffriva da matti le pressioni dell'ambiente, spiega oggi Gagni. Che non si fa problemi a definire l'asso australiano un ragazzo «pane e salame», paragonandolo al carattere tipico dei bergamaschi e ricordando, con un velo di nostalgia, le chiacchiere e le battute che si scambiavano all’interno del box. Si parlava di gare, motori e curve, con il pilota più talentuoso con il quale Pietro abbia mai avuto a che fare, avversari compresi. Merito di quella innata capacità che Stoner aveva di portare subito la moto al limite, oltre all’istinto con la quale riusciva a guidarla, spesso con un uso minimo dell’elettronica.
https://youtu.be/bwqbUF9e2-Y
Rimpianti? Oggi, dopo ventisei anni di esperienza e avventure, Pietro ha scelto di “rallentare” la sua moto, e di tornare a farla correre nella sua terra, lavorando solo saltuariamente ancora con il team Honda. Rimpianti? No, nessuno assicura. E come dargli torto.