Sonia, da Stromberg a Colantuono Un amore nerazzurro a Palermo
Abbiamo raccontato storie di atalantini sparsi in giro per il mondo. Abbiamo toccato mete esotiche, l’Australia, l’America, e parecchi Stati dell’Europa. Poi siamo tornati in Italia, raccontandovi storie di tifosi che sono nati a Bergamo ma che vivono lontano da Città Alta senza mai dimenticare la Dea. Ci hanno parlato di Atalanta in tedesco, in ungherese, in thailandese e spesso in inglese.
Questa volta siamo "volati" in Sicilia. La storia che vi raccontiamo è, per certi versi, incredibile perché tutto nasce da delle semplici figurine. Precisamente quelle di Glenn Stromberg. Sonia è nata e cresciuta a Palermo da genitori palermitani. Non ha nemmeno un gene orobico, eppure vive l’Atalanta come se fosse bergamasca. Nella sua vita ha indossato il camice bianco per lavorare in ospedale, si è concessa una pausa di 10 anni in cui ha fatto il vigile urbano e poi è tornata a fare la biologa nell’ospedale di Corleone. Sempre con grinta da vendere, l’Atalanta nel cuore e un cagnolino di nome Peppe cui ha tramandato la sua passione.
Da Glenn ai giorni nostri, sempre atalantina. Il primo contatto con Sonia è avvenuto attraverso Gino, amico bresciano ma atalantino fino al midollo. È bastata una telefonata per capire quanto Sonia sia legata ai colori nerazzurri: «Tutto è iniziato con le figurine di Glenn Stromberg – racconta quasi emozionata –. Le collezionavo, le compravo e spesso le barattavo con quelle degli amici: io davo quelle degli altri giocatori e volevo solo quelle dell'Atalanta. Da alloira è nato l'amore per la Dea. Non ho mai cambiato la squadra del cuore, né ho mai simpatizzato per altre squadre: a Palermo, per me, c'è solo Atalanta». Qualcuno può pensare che il cuore di Sonia sia l’unico nerazzurro vicino alla spiaggia di Mondello, ma basta indagare un attimo per capire che sono almeno 3 i tifosi atalantini nei dintorni di Palermo. Ed esiste addirittura un Club: «A Palermo siamo in tre, tra cui io e quel pazzo scatenato di Cosimo Pastore, presidente dell'ATALANTA FAN CLUB Palermo intitolato a Fabio Rustico. Nel resto della Sicilia non saprei, mi hanno detto che c'era anche una siracusana atalantina che aveva origini bergamasche: dovrei approfondire, anche se così non vale visto che un minimo di collegamento con la città per lei c’è» scherza Sonia.
A Bergamo solo da turista: mai allo stadio. La passione per la Dea di Sonia si è rafforzata negli anni. La magia del passato è un po’ svanita, ma è solo colpa dei tempi che cambiano: «In passato, quando la tecnologia era agli albori, seguivo molto “Tutto il calcio minuto per minuto” e poi aspettavo “Novantesimo minuto” per rivedere i gol. Che tempi, sembra sia passata una vita! Oggi devo dire che un po' della magia delle partite alla radio si è persa, possiamo vedere tutto e a tutte le ore. Onestamente non potrei mai fare a meno di Internet e delle opportunità che mi regala: grazie al web leggo lo sport su L'Eco di Bergamo e commento le partite con gli altri atalantini sui social network. Ho anche lo store dell'Atalanta a mia completa disposizione». Già, lo store atalantino. Una grande opportunità per chi ha comprato la sua prima sciarpa in Piemonte: «Se penso che la prima sciarpa dell'Atalanta la acquistai in un negozio di Torino che vendeva solo articoli per il calcio... A Palermo non avevo mai visto un negozio così. Mi vien da sorridere. A Bergamo ci sono già stata, per ben 3 volte. Ma sempre da turista. Come avrei potuto perdermi questa meraviglia? Purtroppo però non ho ancora visto una partita allo stadio Atleti Azzurri d'Italia. Spero davvero che un giorno possa accadere».
Lo sport nel sangue e la battaglia quotidiana nel nome della Dea. Sonia, oltre ad essere biologa, è una grande appassionata di sport: «Sono sempre stata un tipo sportivo. Vivere uno sport significa vivere una passione ed essere degli appassionati nella vita è importante. Che sia il calcio, il basket o i motori: la passione ti rende vivo. Purtroppo i miei risultati sportivi sono davvero pietosi. Sono il portiere di una squadra di calcetto femminile e incasso sempre parecchi gol. Ma non sapete che divertimento sia per me scendere in campo, i giochi di squadra sono stupendi!». Per una che vive con questo entusiasmo la passione sportiva sarà facilissimo condividere con gli amici e i conoscenti la vita da tifosa dell’Atalanta. È proprio così? «Macchè, una tragedia. Specialmente il lunedì mattina. Gli amici qui iniziano a prendermi in giro giorni prima della partita di campionato e continuano per parecchi giorni dopo. Allora io mi difendo mostrando tutta la mia fede. Insomma, non ci sarà mai un vincitore e quello che mi viene in aiuto è l'ironia. Questa è la mia arma. Magari per strada incontro un conoscente juventino (a Palermo dovete sapere che il tifoso della Juve è una specie infestante e si annida ovunque) e dal finestrino dell'auto gli grido: “Forza Atalanta”. Ci scappa una risata e la giornata diventa subito bella, parti con la carica giusta».
La stagione della Dea e l’incubo Zamparini. Ma come vive Sonia la stagione dei nerazzurri? Si aspettava tutte queste difficoltà? «Per niente, eravamo da Europa League ad inizio campionato. Poi è cominciato un lento declino. Essere ottimisti oggi è un po' dura, quindi avanti verso la salvezza. Però a volte mi faccio una domanda: cambierebbe qualcosa per me nel campionato cadetto? Sarei forse più depressa? Meno tifosa? No, vada come vada, sempre forza Dea. Quindi attacchiamo le partite che mancano». Dopo tante gare senza successo, con il Bologna sono arrivati tre punti. Reja però è rimasto nonostante le difficoltà. A Palermo, invece, c’è uno come Zamparini che per molto meno ha già cacciato parecchi allenatori: «I tifosi rosanero criticano aspramente il proprio presidente, è un uomo troppo ondivago. Credo però che senza un imprenditore così la Serie A sarebbe stata un miraggio per loro. Per quanto riguarda Reja, devo dire che il suo gioco non mi fa proprio impazzire, come trovavo noioso Del Neri col suo 4-4-2 tutto fasce. Chiudo con una battuta: sono una donna, e se vale la regola che “noi donne non siamo per la bellezza del calcio, ma per il calcio della bellezza” allora Colantuono era senz'altro un gran bel fusto». Ci fidiamo di lei.