Prende l'ovetto Kinder in un negozio Lo condannano a 10 mesi di carcere
La cittadina di Rovereto, in Trentino Alto Adige, è teatro negli ultimi tempi di un caso giudiziario che ha davvero dell'incredibile: un ragazzo poco più che maggiorenne è stato infatti pizzicato a rubare in un negozio di moda (nemmeno di alimentari) un ovetto di cioccolato della Kinder, del valore di 1,5 euro. Il diverbio con i proprietari, il tentativo di fuga, la resa finale: una vicenda che fisiologicamente avrebbe dovuto concludersi con una bella ramanzina da parte dei titolari del negozio e delle forze dell'ordine e poco altro. Invece il giovane è appena stato condannato in appello a 10 mesi di detenzione, a causa dell'applicazione decisamente troppo rigida di una norma del nostro codice penale che ha trasformato questo piccolo furto in un vera e propria rapina.
Lo sviluppo dei fatti. Il reato risale circa a due anni fa, ma è di questi giorni la citata pronuncia del giudice d'appello. Il giovane era entrato nel negozio di moda Erik di piazzale Orsi, a Rovereto, e aveva notato che sul bancone del negozio erano esposti alcuni dolciumi. Vedendo un altro cliente servirsi liberamente di una caramella, ha pensato che fossero a libera consumazione, e ha preso un ovetto di cioccolato della Kinder, i classici con dentro la sorpresa. Dopodiché, senza aver acquistato nulla, si è recato verso l'uscita del negozio, ma una commessa, che aveva visto tutto, ha tentato di fermarlo per costringerlo a pagare quell'ovetto. Il ragazzo a quel punto avrebbe perso la testa: quando la commessa gli ha afferrato un braccio per bloccarlo, lui si sarebbe divincolato, facendole perdere l'equilibrio e cadere a terra. Da quel punto in poi poteva solo andare peggio: la ragazza ha chiesto aiuto, altri colleghi sono accorsi e hanno fermato il giovane, mentre venivano chiamati i carabinieri. I quali, una volta giunti, hanno neutralizzato e placato il ragazzo, costringendolo a restituire il cioccolato. Poteva anche finire tutto lì, ma i proprietari del negozio hanno sporto denuncia nei confronti del ragazzo, accusandolo di furto, senza probabilmente immaginare che alcuni piccoli dettagli hanno invece fatto configurare il reato di rapina.
Cosa dice il codice penale. Secondo le nostre leggi penali, infatti, un furto è tale solamente nel caso in cui non si verifichino fatti ulteriori rispetto al semplice appropriamento di oggetti. Nel caso in cui, invece, si verifichi anche il requisito della violenza, ci si trova di fronte ad una rapina, che naturalmente comporta pene decisamente superiori al semplice furto. Secondo l'accusa, nel caso in questione, l'elemento della violenza ci sarebbe effettivamente stato, e sarebbe consistito nel tentativo del ragazzo di divincolarsi dalla presa della commessa, facendola cadere per terra. Un piccolo dettaglio che però capovolge completamente lo scenario per quanto riguarda, come detto, le pene previste. Sembra davvero paradossale che per un fatto del genere si possa finire per quasi un anno (con la condizionale) in galera, ma non sono stati dello stesso avviso i giudici di primo grado, che già condannarono il giovane, e nemmeno quelli della Corte d'Appello, che hanno confermato la pena detentiva di 10 mesi.
La difesa del giovane. L'ultima speranza a cui il ragazzo può aggrapparsi è la Corte di Cassazione, terzo e ultimo grado di giudizio del nostro ordinamento, le cui sentenze diventano definitive. La strategia che gli avvocati difensori intendono adottare riguarda l'affermazione della mancanza dell'elemento psicologico: il giovane non avrebbe avuto coscienza del fatto di star compiendo un furto, poiché si trovava all'interno di un negozio di moda e non di alimentari, ed è quindi possibile trovare dei dolci al bancone a mero titolo di ospitalità nei confronti dei clienti, e poiché avrebbe visto un altro cliente servirsi di caramelle senza aver pagato. L'assenza di questo elemento psicologico declasserebbe immediatamente l'accaduto, rendendolo al massimo un semplice furto e non più una rapina. Vedremo se i giudici della Cassazione riterranno convincente tale difesa. Quel che è certo, a prescindere da tutto, è che suona decisamente stonato che si finisca in carcere per quasi un anno per aver cercato di portar via un ovetto della Kinder, mai risultato tanto amaro come oggi.