L'altra copia del "Giuditta e Oloferne"

Com'è che in una soffitta francese hanno (forse) trovato un Caravaggio

Com'è che in una soffitta francese hanno (forse) trovato un Caravaggio
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Quante volte capita, specie in una casa di campagna, che si verifichi una perdita d’acqua da qualche tubo? Moltissime, senza dubbio. Decisamente meno frequente, invece, è rinvenire un antico e originale quadro di Caravaggio mentre si risistemano i locali allagati. È quanto accaduto ai possessori di un’abitazione nelle colline intorno a Tolosa, in Francia, che nel pulire e asciugare la soffitta inondata d’acqua in seguito allo scoppio di un tubo hanno trovato, nascosto fra decine di oggetti inutili, un originale che con ogni probabilità è frutto del genio del pittore milanese. Nello specifico, pare trattarsi di una versione del “Giuditta e Oloferne”.

 

France Art Carravaggio

 

In attesa dell’attribuzione. L’incredibile scoperta è stata resa nota in queste ore dal Ministero della Cultura francese, che in attesa della certificazione definitiva dell’attribuzione a Caravaggio ha disposto che la tela non si muova dal territorio transalpino. La scoperta del quadro, è stato annunciato, è avvenuta due anni fa, nell’aprile del 2014, e mantenuta segretissima fino ad oggi. In questo lasso di tempo sono state effettuate numerose e specifiche valutazione, che hanno portato ad una discreta certezza che la mano sia stata quella di Caravaggio, e che i soggetti dipinti siano Giuditta e Oloferne, che proprio il pittore italiano aveva già raffigurato in un’altra opera attualmente esposta alla Galleria nazionale di arte antica di Roma. Nei prossimi mesi gli esperti del museo del Louvre studieranno l'opera che, se attribuita a Caravaggio, potrebbe avere un valore di 120 milioni di euro.

 

caravaggio

 

La storia dell’opera. Secondo Eric Turquin, a capo del team che sta curando gli studi sulla tela, l’opera sarebbe stata dipinta da Caravaggio negli ultimi anni di vita, tra il 1600 e il 1610. Caravaggio dipinse due versioni della “Giuditta e Oloferne”, una realizzata a Roma e conservata appunto nella Galleria nazionale d’arte antica, l’altra dipinta a Napoli e scomparsa nel XVII secolo. L’attribuzione sarebbe confermata da una copia dell’epoca realizzata da Louis Finson, appartenente alla collezione del Banco di Napoli ed esposta a Palazzo Zevallos nel capoluogo partenopeo. L’esistenza dell’originale sarebbe nominata proprio nel testamento del pittore fiammingo Louis Finson che, nato a Bruges e morto ad Amsterdam, trascorse alcuni anni in Italia tra il 1600 e il 1610 e un periodo a Napoli nel 1604. Il quadro, dimenticato per almeno 150 anni nel sottotetto della vecchia casa di Tolosa, “è in uno stato di conservazione eccezionale”, ha spiegato Eric Turquin, aggiungendo che l’opera avrebbe raggiunto una collezione privata di Tolosa a metà del XIX secolo. “I proprietari sono dei discendenti di un ufficiale dell’esercito napoleonico. É forse con lui che questo quadro è arrivato tra i beni di famiglia. In attesa che il Centro di ricerche e restauri dei Musei di Francia diano la conferma definitiva circa l’attribuzione a Caravaggio, il Louvre si sarebbe già interessato all’acquisizione dell’opera, anche perché la legge prevede che trascorsi due anni e mezzo senza alcun tipo di offerte il dipinto potrà essere venduto in tutto il mondo.

Chi erano Giuditta e Oloferne? Per quanto riguarda il tema dell’opera, si ritiene, come detto, che si tratti della raffigurazione dei personaggi biblici di Giuditta e Oloferne. La prima era una vedova ebrea che si dice abbia personalmente giustiziato il secondo, un comandante assiro, al fine di proteggere il proprio popolo dall’invasione barbarica. La tela dovrebbe raffigurare proprio il momento dell’esecuzione di morte, consistente in una decapitazione.

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