in collaborazione con The Blank

Ritorno a Solza con l'arte di Rubbi Un'opera con le foto di una volta

Ritorno a Solza con l'arte di Rubbi Un'opera con le foto di una volta
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Un tempo Solza era un borgo di sagre, battaglie rionali e carnevali organizzati in grande stile, la cui festa culminava nel castello, cuore storico dell’abitato. Un tempo, poi qualcosa si è rotto e, seppur il castello sia stato completamente ristrutturato, Solza ha smesso di essere quel borgo attivo e festaiolo che era fino a qualche anno fa.

In realtà il destino cui è andato incontro il paese bergamasco, con i suoi quasi 2mila abitanti, è simile a quello di molti altri centri medio-piccoli del territorio, che hanno in qualche modo azzerato la loro capacità di creare momenti aggregativi ed eventi capaci di essere vissuti dalla comunità intera. Ma i solzesi non si sono arresi all’evidenza e hanno deciso di chiedere aiuto. È nato così Incastrum, un progetto di aggregazione sociale che ha riattivato il circolo propositivo delle realtà di Solza, ricostruendo una progettualità diffusa e manifestazioni dedicate alla popolazione.

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Un progetto di “rianimazione” sociale. A dare vita ad Incastrum Solza è stato il Comune che si è affidato alla capacità coordinativa dell’Associazione Shape e all’esperienza della cooperativa Namasté, permettendo loro di lavorare su un territorio frammentato per ricostruire una rete di cittadinanza attiva e propositiva. Da questo percorso, durato circa un anno e mezzo, sono partite una serie di iniziative che hanno coinvolto le varie realtà associative di Solza, permettendo il riattivarsi di giornate tematiche e manifestazioni. Inoltre è iniziato un coinvolgimento diverso della cittadinanza e dei giovani verso gli spazi del castello, dove le scuole hanno realizzato il maggior numero di attività, riappropriandosi di questo spazio centrale per la vita del paese. Questo percorso ha previsto anche l’attuazione di una residenza artistica finalizzata alla realizzazione di un progetto che celebrasse quest’idea con il linguaggio dell’arte contemporanea. La residenza, nata in collaborazione con The Blank, ha portato l’artista Matteo Rubbi a ricoprire Solza e - soprattutto - a farla riscoprire ai suoi abitanti.

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Un progetto di arte pubblica per le strade. Negli anni Novanta Solzaland non era altro che il nome di una delle manifestazioni cittadine, a metà fra la sagra e la rievocazione storica, ora Ritorno a Solzaland è il nome di un’installazione permanente che celebra la comunità di Solza, mostrandola a chiunque passi per il borgo. Per spiegare il progetto occorre dire, innanzitutto, che la scelta di Matteo Rubbi non è stata casuale. L’artista bergamasco si è distinto da tempo per la sua capacità di lavorare con il territorio che lo ospita, dando vita ad opere che necessitano di essere condivise dalla popolazione per esprimere il loro reale potenziale. Prima di pensare a cosa fare nel borgo che diede i natali a Bartolomeo Colleoni, Matteo ha parlato con le persone del posto e si è fatto raccontare ogni cosa, anche la più banale, su quella manciata di strade che compone il paese. Poi ha passato tanto tempo in biblioteca e, quasi casualmente, ha scoperto un archivio di fotografie che testimoniavano un passato recente fatto di sagre e feste popolari vivaci e partecipate.

Il ricordo di quelle situazioni, immortalato nelle fotografie scattate nel corso degli anni dagli stessi residenti, ha fatto nascere il progetto espositivo Ritorno a Solzaland. Alcune di queste immagini sono state trasformate in mosaici di ceramica e collocate su muri nevralgici del centro storico. Ogni immagine rappresenta una sorta di finestra su un mondo magico, popolato di principesse, aquiloni giganti, sfide a colpi di bolle di sapone e gare mozzafiato con kart di legno. Quello avviato dall’artista con le prime quattro formelle è progetto in divenire, che anno dopo anno dovrà essere arricchito dalla popolazione stessa con nuovi  tasselli di quello che appare, di fatto, come un monumento diffuso allo spirito più genuino della comunità.

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