I miei dubbi sui cellulari a scuola

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È evidente che persone della mia età, stile di vita e convinzioni debbano far posto al necessario e inevitabile nuovo che avanza. Il contrario equivarrebbe alla soddisfazione dei nostri antenati per l'invenzione della ruota quadrata senza sapere andare avanti. Eppure il buonsenso smarrito da troppo tempo imporrebbe di usare misura in tutte le cose. L'ultima bella trovata del giorno, di fronte alla quale inchinarci di fronte a presunte esigenze del progresso sarebbe quella di introdurre l'uso di smartphone e telefonini a scuola liciter et libenter. A quanto pare si tratta di una decisione simile ad altre del genere di fronte alla quale occorre alzare le mani e arrendersi, pena l'essere tacciati di passatismo e miopia a cospetto dell'incalzare insaziabile e inarrestabile dei tempi. Una volta di più mostrare segni di dissenso sarebbe temerario e andare contro l'imperante "monopensiero" potrebbe rivelarsi l'idea peggiore che possa venire in mente. Anche perché la bella pensata ha una precisa e autorevole paternità: quella  del sottosegretario del Ministero dell'Istruzione Davide Faraone.

E allora cosa si fa per offrire un megafono valido a cotanta voce? Si approfitta dell'audience acchiappata attraverso una nota trasmissione radiofonica con il suo bravo conduttore pronto a tessere la sua tesi a tema perché tutto coincida alla perfezione dall'assunto alla dimostrazione del teorema.

Il bravo conduttore sa già sin dall'inizio della sua trasmissione cosa dovrà avvalorare: che le nuove regole vanno salutate con esultanza modernista, di come i giovani grondino maturità nell'uso responsabile delle loro protesi digitali e di quanto idioti possano essere quelli che la vedono in modo diverso. L'illustre politico ha la porta spalancata per esordire sul tappeto rosso e fare il suo discorsetto sui cospicui investimenti nel cablaggio delle scuole di ogni ordine e grado e al contempo sottolinea quanto sia inutile e obsoleto pretendere di inibire l'utilizzo nelle aule dei dispositivi. Il bravo conduttore fa eco: è risaputo come ogni giovane di oggi nativo digitale ricorra a mille stratagemmi. C'è perfino il sistema per far sembrare spento un cellulare, nel pieno delle sue funzioni, semplicemente scaricando applicazioni apposite.

Contro cotanta esperienza, a cospetto del piccolo genio di turno nulla possono l'occhialuta e mentalmente obsoleta insegnante, il bolso e antiquato professore di filosofia o di lettere. L'intraprendenza e la genialità hanno la meglio: sono d'accordo.

Ma proprio per questo, a maggior ragione, data per scontata la maliziosa capacità del genietto non mi preoccuperei affatto di incrementarla ulteriormente. Piuttosto insisterei lì dove il genio informatico presenta falle di ignoranza mostruose e raccapriccianti a causa di una inesistente preparazione scolastica di base. Resto sempre dell'avviso  che incoraggiare un giovane a prendersi delle libertà è comico e assurdo. So bene, come del resto lo sa ognuno di noi che ricorda le proprie marachelle, quanto  fosse e continui ad essere  facile prendersi licenze a piene mani a prescindere dall'approvazione dei "grandi".

La verità è che viviamo nell'epoca più assurda che si potesse mai immaginare, davvero "strani giorni" per dirla con il mio amico Battiato. Una società che abbonda di un gran numero di ierofanti predicatori e altrettanti  sacrestani pronti a scampanii assordanti pur di far trionfare la mentalità fondata sul tutto è possibile, alla totale mancanza di impegno, alla ricerca di un edonismo senza neppure il gusto del piacere. Il libertarismo tradotto nella licenza più assoluta non possiede ormai neppure il gusto della trasgressione perché largamente sdoganato e protocollato  dallo stesso sistema.

Certe regole programmate di salutismo formato circolare tentano di riformare abitudini, intimo modo di pensare, senso della morale: non devi fumare, devi mangiare questo e quello, devi fare quello che tutti fanno. Ricordo un film Fuga di Mezzanotte, per non alienarsi il protagonista decide di girare nel senso opposto dei pazzi con cui si è ritrovato ed è proprio uno dei folli a riprenderlo, perché "la macchina è perfetta". Un sistema, il nostro, che mutuando la stessa schizofrenia d'oltreoceano punisce i "reati sociali" mentre guarda con una dose di bonaria tolleranza a chi si strafà di ogni ben di Dio e magari ci si erge pure a paladino per trasformare in lecito l'illecito. L'iper relativismo è una mania dei nostri tempi ed è capace di modellare tutto a suo piacimento, di stravolgerli e corromperli: poco importa se ne vanno di mezzo logica e buonsenso.

Ma vi immaginate il ragazzotto di turno col suo smartphone in mano che secondo quell'anima bella di Faraone dovrebbe incrementare la didattica? Caro sottosegretario facciamo una scommessa, certo di vincerla. Ecco come andrà a finire nella realtà: il giovanotto o la giovanotta di turno si faranno un bel giretto sui social preferiti, giocheranno a Candy Crush, si faranno un numero smisurato di selfie e termineranno l'anno scolastico in condizioni ancora più pietose di quelle di oggi.

Ma non prendiamoci in giro e soprattutto che il bravo conduttore non mostri disappunto allorché l'ascoltatore, che si è rivelato un informatico e un informato sui fatti, si è rifiutato di tirare acqua al mulino della sua tesi. Chiudere la bocca e il discorso sfumandolo nella nebbia del risibile non cancella la dignità delle opinioni differenti e forse non necessariamente stupide. E le tesi restano ipotesi anche quando si cala l'asso pigliatutto e simile a bolla pontificia si imprime il suggello finale del filosofo della scienza di turno che dovrebbe servire da coperchio e cassazione. Anche così resto con i miei dubbi, con i miei seri dubbi. E me li tengo.

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