Lo sport fu ideato nel '58 da un alzanese

I novelli Robin Hood bergamaschi che vanno a caccia di animali (finti)

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C'era una volta Robin Hood. Poi si sono aggiunti Legolas, l'elfo che non sbaglia un colpo nel Signore degli Anelli, e Katniss Evendeen di Hunger Games. Il tiro con l'arco è diventato sempre più cool. Le gesta olimpiche degli italiani Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli avranno anche fatto la loro parte, ma siamo su due piani d'attrazione diversi.

Non c'è un solo tiro con l'arco. Olimpiadi a parte, le tipologie di tiro con l'arco fioccano. Chi non si sente affascinato dalla staticità e dai bersagli tradizionali a cerchi concentrici ha numerose frecce a disposizione. C'è la Fiarc (prima Federazione Italiana Arcieri Cacciatori, poi diventata Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna), in cui viene praticata un'attività venatoria simulata. Le caratteristiche? Il tiro è sempre a distanza sconosciuta, ogni tiro è diverso da tutti gli altri, si effettuano anche tiri a tempo limitato e tiri a bersaglio mobile. Le competizioni si svolgono su percorso naturale (generalmente boschi o radure con macchie) in cui vengono ambientate le situazioni di caccia simulata utilizzando sia visuali bidimensionali (paglioni con sagome cartacee) che tridimensionali (sagome in resine plastiche). Negli ultimi anni vengono utilizzati ormai quasi esclusivamente bersagli tridimensionali, che raggiungono un notevole realismo con un'ambientazione ben curata. Tra una piazzola e l'altra si cammina a piedi, quindi si fa moto. Un po' come il golf, ma decisamente più rustico.

 

 

Il Roving. Parallelamente alla Fiarc (ma in realtà nato precedentemente) esiste il circuito del Roving. La principale differenza riguarda i tipi di archi ammessi alle gare: solo tradizionali. Lo spirito di fondo? Rendere la simulazione venatoria ancora più realistica attraverso la limitazione a un massimo di 30-35 metri delle distanze a cui possono essere posti i bersagli, preferibilmente tridimensionali, l'utilizzo per alcune piazzole di tree-stand (seggiolini posti sugli alberi), talora l'uso di lame da caccia, un maggior numero di bersagli in movimento (senza limiti massimi di velocità) e a volte bersagli non segnalati sulla tabella di piazzola ma da cercare entro un certo limite di tempo all'interno di un'area delimitata.

L'Isola fa centro. In provincia la disciplina trova la sua massima espressione a Carvico, Calusco e dintorni. Domenica 10 luglio i partecipanti alla settima edizione del Roving dell’Isola, manifestazione organizzata dagli Arcieri dell’Isola bergamasca, entità che fa parte della Polisportiva Caluschese, si sono sfidati nei campi da tiro di Carvico. In 160, di ogni età, da tutta la Lombardia e anche da fuori regione, hanno raggiunto il Parco Serraglio, cuore dell’evento. Nessun animale in carne e ossa, naturalmente, ma raffigurazioni a grandezza naturale, per mettere alla prova le qualità balistiche dei partecipanti: «È andato tutto bene - commenta Pierluigi Angioletti, degli Arcieri dell’Isola - nonostante il danneggiamento che si è verificato il giorno prima, sabato, in molte piazzole situate nella zona di pertinenza Italcementi, che ringraziamo per averci gratuitamente permesso di usare la sua area, dove qualche vandalo ha completamente distrutto alcune sagome di animale». Chiusura con le premiazioni per i più bravi e con un pranzo collettivo, organizzato in collaborazione con il gruppo degli Alpini di Carvico.

I vincitori nelle diverse categorie di arco e di età (indicate in Cuccioli, Scout e Cacciatori), dai più piccoli ai più grandi: Carlotta Maffiuletti (Osio Sopra), Gloria Cavalli (Osio Sopra), Leonardo De Castilho (Alzano), Alessandra Zanchi (Alzano), Giorgia Maffiuletti (Osio Sopra), Leonardo Castelli (Osio Sopra), Lorenzo Cavalli (Osio Sopra), Nadia Cortina (Trezzano sul Naviglio), Marta Citterio (Vedano al Lambro), Stella Colleoni (Osio Sopra), Giovanni Pirovano (Vignate), Osvaldo Micheletti (Zogno) e Dimitri Maffiuletti (Osio Sopra).

 

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L'intuizione bergamasca: nascita del Roving nel 1958. Fu sicuramente una idea felice quella di Giusi Pesenti, che scelse il nome - Roving - nel lontano 1958 per la manifestazione che ideò. Nacque così, ad Alzano Lombardo, la disciplina. E Pesenti divenne il papà dell'arcieria tradizionale in Italia e, forse, anche in Europa. L'intenzione era quella di organizzare un «incruento allenamento venatorio», come Giusi amava ripetere, ma il risultato fu ben più grande. Era nato Il primo punto di riferimento per il tiro istintivo: come gli antichi cacciatori, ma «senza maltrattare nessun animale», si direbbe al cinema. Il lieto fine ci guadagna.

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