1500 ragazzi bergamaschi

GMG Cracovia, un senso di felicità

GMG Cracovia, un senso di felicità
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Resterà quel tram a simbolo di questa Giornata mondiale della gioventù di Cracovia. Il tram giallo con il quale il papa si è mosso per avvicinarsi ai grandi momenti di incontro con le centinaia di migliaia di ragazzi arrivati da tutto il mondo. Il tram è simbolo un po' antico e un po' ultramoderno: perché rappresenta un vecchio mezzo che a volte ha un aspetto quasi folcloristico e dall'altra è il mezzo di trasporto pubblico più sostenibile che ci sia, quello che tante città si sono pentite di aver eliminato nel periodo del trionfo dei mezzi su gomma. Il tram poi è un mezzo umile, che simbolicamente deve stare nel binario tracciato, che non può permettersi varianti. Ed è un mezzo accogliente, sul quale possono salire in tanti, che fa posto a tutti. Per questo è sembrato un mezzo congeniale a Papa Francesco, un personaggio che non ama i personalismi, né tantomeno i privilegi.

 

 

Una partecipazione sempre nuova. La GMG è arrivata all'ultimo atto, il più grandioso e scenografico, quello della veglia finale del sabato. Avverrà nella grande spianata dove Giovanni Paolo II aveva detto la messa per ben sei volte durante il suo lungo pontificato: del resto Cracovia era la sua città. Ora, tre anni dopo la straordinaria veglia sulla spiaggia di Copacabana a Rio, il piccolo miracolo si ripete. Perché le GMG hanno questo dato particolare: fanno convergere un numero impressionante di giovani e ogni volta non sono mai gli stessi giovani, anche per il semplice fatto che il tempo passa e chi era giovane due GMG fa, non lo è più oggi. Insomma, è una kermesse unica anche per il fatto che ogni volta rinnova la sua platea.

Anche Bergamo ha dato come sempre il suo contributo con ben 1500 ragazzi partiti su 28 pullman che vanno ad aggiungersi ai 90 che erano già in Polonia per un gemellaggio con la diocesi di Katowice. Di San Giovanni Bianco e di Cologno al Serio i due gruppi più numerosi, con 52 giovani ciascuno.

 

 

 

Un senso di felicità. Il fattore costante sono i numeri e quella che un grande giornale inglese ha definito «un senso prevalente di felicità». In questa occasione la felicità era un po' una scommessa, visto il clima drammatico creato dal susseguirsi degli attentati. Ma come ha detto Francesco con un tweet lanciato proprio alla vigilia della gmg polacca, «Chi compie opere di misericordia non ha paura della morte». Per questo le immagini che ci sono arrivate da Cracovia sono sempre di giovani dagli sguardi felici e per nulla segnati dalla paura. Al resto ci ha poi pensato Francesco con la sua presenza, la sua simpatia, le sue parole e anche i suoi silenzi, come quello nel campo di concentramento di Auschwitz, dove ha scelto di non fare discorsi, a differenza di quanto avevano fatto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una scelta molto apprezzata dalla comunità ebraica.

 

https://youtu.be/xYVyL3HfIOI

 

Ai giovani annoiati e noiosi, Francesco dice... Francesco ha parlato invece con grande slancio e con coraggio davanti alle migliaia di giovani, in occasione della Via Crucis e del discorso di saluto iniziale. Non ha voluto essere apologetico né retorico. Ha voluto eliminare ogni alibi e spingere tutti ad uscire dalla passività a non arrendersi davanti al mondo. «Voglio anche confessarvi un’altra cosa che ho imparato in questi anni», ha detto senza peli sulla lingua. «Non voglio offendere nessuno, ma mi addolora incontrare giovani che sembrano “pensionati” prima del tempo. Questo mi addolora. Giovani che sembra che siano andati in pensione a 23, 24, 25 anni. Questo mi addolora. Mi preoccupa vedere giovani che hanno “gettato la spugna” prima di iniziare la partita. Che si sono “arresi” senza aver cominciato a giocare. Mi addolora vedere giovani che camminano con la faccia triste, come se la loro vita non avesse valore. Sono giovani essenzialmente annoiati... E noiosi, che annoiano gli altri, e questo mi addolora». E poi ha concluso: «Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita “a metà”, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza».

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