L'ok definitivo in Senato

La lotta allo spreco di cibo è legge (Al ristorante ci sarà la family bag)

La lotta allo spreco di cibo è legge (Al ristorante ci sarà la family bag)
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Preparatevi. D'ora in poi quando andremo al ristorante non usciremo a mani vuote ma portandoci a casa una Family bag. Ovviamente non è un obbligo ma è un'intelligente opportunità. Infatti, senza saperlo, ciascun italiano spreca ogni anno 76 chili di cibo. E buona parte di questo spreco si consuma proprio negli esercizi pubblici. Così ministero dell'Ambiente, Unioncamere del Veneto e Conai (il consorzio che segue il recupero degli imballaggi) hanno lanciato a febbraio il progetto di un contenitore alimentare di cui i ristoranti devono dotarsi per consegnare gli avanzi ai clienti, una volta finiti il pranzo o la cena. «Abbiamo calcolato che se tutti i pubblici esercizi italiani mettessero a disposizione le loro eccedenze, con una media di 20 pasti al giorno, si potrebbero distribuire addirittura 7 milioni di pasti quotidianamente», assicura Gregorio Fogliani, responsabile del progetto non profit Pasto Buono.

 

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La legge, basata sugli incentivi alla donazione. Ora di Family bag si parla anche nell'importante legge contro lo spreco alimentare che è passata ieri in modo definitivo dal Senato. Sono stati stanziati a tal proposito dei nuovi fondi: un milione a testa a due fondi che si occuperanno di packaging innovativo e anti-spreco e per la promozione presso i ristoranti delle Family bag. E già da marzo, sul sito del Ministero dell'Ambiente, è apparso il progetto innovativo.

Una legge che arriva pochi mesi dopo quella francese, ma che differenza di quella d'Oltralpe si regge sulla logica degli incentivi e non su quella delle contravvenzioni. Chi non spreca avrà dunque dei vantaggi. «Punire chi spreca serve a poco, va capito che gli alimenti recuperati non sono rifiuti, ma il prolungamento del cibo buono. E questa legge lo dice chiaramente, perché si fonda sul concetto di dono», ha spiegato la deputata Pd prima firmataria della legge, Maria Chiara Gadda.

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Quindi la legge punta sulla semplificazione burocratica per superare le difficoltà che molti donatori incontrano. Come ha chiarito la stessa Gadda, «oggi un'impresa, un ristorante, o un supermercato che vogliano donare eccedenze alimentari devono fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione. Con la nuova legge si rovescia la logica. Basterà invece una dichiarazione consuntiva a fine mese. Come a dire: tu dona. Poi riepiloghi, garantendo la tracciabilità di ciò che hai dato. E allora il supermercato presenterà il documento di trasporto e il panettiere gli scontrini, dai quali potrà scaricarsi l'Iva». Altro esempi concreto riguarda i cibi in scadenza: i prodotti con la dicitura ”da consumarsi preferibilmente entro” possono essere usati anche dopo la scadenza, sottolineando la differenza appunto fra termine minimo di conservazione e data di scadenza. Quanto al pane, quello invenduto entro le 24 ore successive alla produzione è ancora buono e può essere donato.

 

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Le associazioni no profit esultano. Ovviamente la legge ha raccolto il plauso di tutte le organizzazioni no profit che si occupano già da anni di recupero delle eccedenze di cibo. «Questa legge è un esempio straordinario di applicazione del principio di sussidiarietà», ha spiegato Marco Lucchini, presidente del Banco Alimentare. «Lo è in quanto frutto di un lavoro condiviso tra tutti i soggetti interessati che ha valorizzato il positivo esistente, semplificando procedure vigenti e senza mettere a rischio la salute dei beneficiari. Proprio questa condivisione permetterà di non scaricare lo spreco dalla filiera alimentare alle organizzazioni non profit, fingendo di aver risolto il problema, come sta succedendo in Francia». In Francia infatti la legge sta avendo effetti "indesiderati": per evitare contravvenzioni, ristoranti e mense riversano quantità di cibo in scadenza nei magazzini delle organizzazioni no profit, che così stanno andando in tilt.

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