Son riusciti a cartografare il cervello (con una mappa dettagliatissima)

Non solo mari, monti, fiumi, lande e pianure. La geografia non è più esclusivamente territoriale, ma anche cerebrale. Identifica cioè le differenti aree fisiche, funzionali e di connessione che caratterizzano il nostro cervello. A tracciare questa dettagliata cartografia dell’universo mentale, tanto prezioso quanto ancora inesplorato, è stato un gruppo di ricercatori americani della Washington University School of Medicine di St. Louis (Missouri), che hanno pubblicato la loro ricerca sulla rivista Nature, aprendo nuove prospettive per la migliore comprensione e cura di alcune patologie mentali, ma anche per lo studio dei meccanismi e funzioni del cervello sano.
Human Connectome Project. Si chiama così il mega progetto, della durata quinquennale, che ha permesso a un consorzio di atenei americani, di Missouri, Minnesota e Oxford, di riuscire a cartografare il cervello. In una mappa dettagliatissima (rispetto a quelle già esistenti) che ha suddiviso gli emisferi, destro e sinistro, in 180 aree ciascuno. Operando una rigorosa analisi della corteccia cerebrale, non solo perché è lo strato più esterno del cervello e dunque più facilmente ispezionabile, ma anche perché è la sede strutturale coinvolta in funzioni mentali fondamentali, come la percezione sensoriale e l'attenzione, ad esempio, ma anche del linguaggio, del pensiero astratto o della coscienza. Nella cartina geografica, grazie all’utilizzo di mezzi e strumentazioni sofisticati, si è così categorizzato il cervello in funzione delle caratteristiche fisiche, quali ad esempio lo spessore della corteccia stessa, delle risposte funzionali fra zone della mente che si attivano ad uno stimolo linguistico e quelle che reagiscono a impulsi di diversa natura, o in base alla tipologia delle connessioni neuronali.
120 giovani coinvolti. La ricerca e la mappatura è stata possibile grazie all’analisi della corteccia cerebrale di oltre 100 giovani sani, di entrambi i sessi, combinando informazioni essenziali quali lo spessore della corteccia e la quantità e qualità delle connessioni neuronali sia del cervello in stato di risposo sia del cervello impegnato nello svolgimento di attività semplici come l’ascolto di un testo. Risultanze che sono state rese possibili da un lato dall’utilizzo di una risonanza magnetica raffinata e molto precisa e dall’altro dall’impiego di uno specifico algoritmo sviluppato dagli esperti dell’Università di Oxford.
Strumenti innovativi. Il ricorso a questi strumenti di indagine, di imaging e matematici, ha consentito di progredire sensibilmente nella mappatura cerebrale. I primi tentativi al riguardo risalgono al primo decennio del 20esimo secolo ad opera del neuroanatomista tedesco, Korbinian Brodmann, cui sono seguiti appunto all’incirca 100 anni dopo, questi nuovi dettagli precisi e accurati sulle differenti aree cerebrali. Seppure le 180 zone ad oggi identificate sono solo l’inizio, stimano i ricercatori, e molte altre ne dovranno e potranno seguire. Infatti la corteccia è un’area senza tempo, strutturata e consolidata, mentre il cuore del cervello, in continua evoluzione e ancora poco studiato, potrà riservare novità inimmaginabili.
L’utilizzo della mappa. Ai ricercatori è già chiaro l’orientamento verso cui punterà l’attuale scoperta mappale: da un lato potrà essere d’aiuto agli studiosi di neuroscienze per analizzare meglio alcuni disturbi mentali importanti quali l’autismo, la schizofrenia o le demenze con l’obiettivo di arrivare a definire terapie più efficaci, in funzione anche della possibilità futura di una mappatura mentale individualizzata. Dall’altro, una volta che saranno definite anche aree della ‘cartina’ più nascoste, saperne di più sul complesso funzionamento del cervello sano. Il patrimonio più prezioso di cui l’uomo disponga.