Perché i migranti vanno a Milano
Perché alla fine arrivano tutti a Milano? Oggi nella capitale ambrosiana ci sarebbero circa 3.300 migranti, e il flusso è destinato ad aumentare. I motivi sono molteplici. I due varchi per andare in Europa, quello vicino di Chiasso e quello più lontano di Ventimiglia sono chiusi. Quindi chi arriva lì a volte sceglie di tornare nel luogo che ha saputo meglio gestire l'emergenza. A Milano infatti in questi mesi si sono moltiplicate pezzo per pezzo le strutture in grado di accogliere i migranti. Un'organizzazione che ha il suo epicentro nella struttura di via Sammartini sotto la Stazione Centrale, una struttura gestita da un'efficientissima organizzazione non profit, la fondazione Arca. L'altro motivo per cui Milano è diventata punto di destinazione del flusso dei migranti è che molti scelgono di restare, contando sulle opportunità che la città comunque offre a differenza di altre città italiane: oggi il 75 percento di chi è arrivato qui ha fatto richiesta di asilo politico. Segno che non puntano a fare richiesta in altri Paesi del Nord Europa. Il risultato è che nell'attesa delle risposte alle domande d'asilo, i posti di accoglienza restano bloccati e quindi il Comune si trova ad ogni momento ad inventarne di nuovi. Stime molto veritiere dicono che il 20 percento delle persone che sbarcano in Italia dichiara subito di avere Milano e non il Nord Europa come meta.
Beppe Sala alle prese con questa sua prima estate calda da sindaco, ha però imparato subito il metodo: ha minacciato di costruire tendopoli per affrontare l'emergenza e così ha dato una sveglia al governo. Mercoledì il ministro della Difesa Pinotti si è fatta viva per dare la disponibilità di una caserma in disuso: si tratta di una grande struttura in via Caracciolo, zona Corso Sempione. In effetti dal sito del ministero della Difesa si viene a sapere che la Caserma Montello, ben 21mila metri quadri coperti, oggi è "non utilizzata" e "da ricollocare" in quanto alle sue funzioni. Sullo sfondo c'è il destino delle strutture usate dagli operai di Expo che oggi sono vuote. Prefabbricati in ottimo stato sui quali però il governatore della Regione Roberto Maroni ha posto il veto.
Quella di Milano ormai più che emergenziale ormai è una situazione strutturale, come ha ricordato il presidente di Fondazione Arca, Alberto Sinigallia. Arca ospita circa 200 persone in via Sammartini, dove però di giorno arrivano altri 300 migranti da varie strutture di accoglienza in città perché lì è organizzata la mensa. Ogni giorno 500 pasti, a mezzogiorno e sera. L'efficienza e la preparazione del non profit milanese infatti è uno dei motivi per cui l'impatto che poteva essere drammatico dei migranti sulla città è stato tutto sommato gestito bene. Sono scese in campo tante sigle, ciascuna con compiti proprio e con Fondazione Arca a fare da pivot. In prima linea anche la Caritas Ambrosiana e Comunità di Sant'Egidio, da parte della chiesa milanese. Ma lavorare bene amplifica a volte i problemi, come ha spiegato sempre Sinigallia: «Milano ha retto molto bene grazie all'azione combinata tra Comune e le associazioni, ma in questo modo è diventata ancor più un polo di attrazione per queste persone in fuga. E poi ormai ci sono più arrivi che transiti».
Forse la notizia migliore è proprio questa: per una volta una città invece che lamentarsi si è data da fare e ha dimostrato che è possibile trovare risposte anche ad un problema di queste dimensioni.