Il grande esercito dei volontari «dall'immenso slancio umano»

I primi a partire, assicura il quotidiano Avvenire, sono stati i vigili del Fuoco di Bergamo. Rapidissimi a muoversi verso le zone colpite dal sisma anche i volontari specialisti del Soccorso alpino e speleologico piemontese di Cuneo. Sono arrivati con due unità cinofile per ricerche di superficie e da valanga. Mobilitata tutta la Protezione civile, che nei fatti è la più grande macchina di volontariato attiva in Italia. Fanno parte della Protezione civile ad esempio i volontari dell’Anpas, l’Associazione nazionale pubbliche assistenze (quelli delle autombulanze, per intenderci). Le pubbliche assistenze di Anpas Abruzzo hanno subito attivato unità cinofile, e convogliato nelle zone colpite dal sisma mezzi di soccorso e ambulanze, un posto medico avanzato, tensostrutture, panche, tavoli, fuoristrada e camion. Dal Lazio sono partiti 52 volontari, un medico, un infermiere e uno psicologo dell’emergenza. Con loro anche una cucina da campo, tende gonfiabili e ambulanze. Anche le Misericordie fanno parte della stessa rete organizzativa e mercoledì avevano in azione 200 volontari che hanno montato un grande campo di accoglienza per la prima notte degli sfollati.
Il fenomeno dei volontari sulle grandi emergenze è un fenomeno molto italiano, che ad ogni occasione mostra sia la propria generosità quanto la propria preparazione. I primi furono gli “Angeli del fango” che intervennero in occasione dell’alluvione di Firenze del 1966. Poi ci fu il disastroso sisma del Friuli e anche lì i volontari, specie giovani, diedero uno spettacolo di solidarietà umana ed efficacia. «Quell’immenso slancio umano che ancora contraddistingue il nostro Paese», lo ha definito Roberto Saviano. «Non accade così ovunque, non accade con così forte istinto. È il nostro patrimonio più prezioso».
È un volontariato in parte strutturato, in particolare quello che fa capo alla Protezione civile, e in parte invece più spontaneo, che si va ad occupare non tanto dei soccorsi, quanto delle attività di contorno, dal seguire i bambini in momenti che sono sicuramente tanto delicati per la loro sensibilità, all’animazione per gli anziani, al venire incontro ai mille bisogni degli sfollati. Il volontariato è una scuola di umanità e di civiltà, anche molto contagiosa. Tant’è vero che anche i migranti si sono sentiti coinvolti da questa onda di generosità. Un gruppo di venti di loro, quasi tutti nordafricani, sono partiti alla volta di Amandola, un centro marchigiano pure colpito dal terremoto. Si tratta di richiedenti asilo che alloggiavano in una struttura del Gus, Gruppo umana solidarietà di Monteprandone, in provincia di Ascoli. Altri 75 immigrati che fanno parte del progetto Sprar di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, si sono messi a disposizione. Hanno donato alle vittime del sisma il loro pocket money, ossia la somma garantita loro per le spese personali. A darne l’annuncio il coordinatore del progetto, Giovanni Maiolo.
Naturalmente volontari non ci si improvvisa. Per partecipare alle operazioni di soccorso, bisogna essere regolarmente iscritti alle Organizzazioni di volontariato di Protezione civile (ad esempio Anpas e Misericordie) per avere la copertura assicurativa prevista dalla legge, e per essere equipaggiati dei dispositivi di protezione individuale per le attività di soccorso. Presso la prefettura di Rieti per questo è stato istituito il Ccs -centro coordinamento soccorsi - per poter accogliere e organizzare le richieste dei tanti che si fanno vivi. Infine, in molti come già accaduto di recente in occasione dell’incidente ferroviario in Puglia, si sono messi in fila per donare sangue. Anche in questo caso una risposta generosa. L’Avis però ha fatto sapere che il bisogno vero sarà nei prossimi giorni, quando l’onda emotiva si placherà ma l’emergenza sarà sempre alta.