Quelle punizioni un po' particolari del preside dell’Istituto Aeronautico
Di Giminiani, dirigente dell'istituto di via Carducci, è indagato per aver cosparso 2 studenti di Coca-Cola e schiuma da barba. E non sarebbe la prima volta
Punire gli studenti della scuola di cui si è preside per una marachella commessa, è reato o no? Teoricamente no, sempre che non si esageri, perché in quel caso subentra la legge italiana, più precisamente l'articolo 571 del codice penale che definisce il reato di abuso dei mezzi di correzione o disciplina. Ne è autore chiunque, per l'appunto, «abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l'esercizio di una professione o di un'arte». E a Bergamo il Corriere della Sera ha reso noto che c'è proprio un dirigente d'istituto indagato dalla procura per questo reato.
[Il preside dell'Aeronautico Giuseppe Di Giminiani]
Scherzo o umiliazione? Si tratta di Giuseppe Di Giminiani, preside dell’Istituto Aeronautico Locatelli. Ma se state pensando a scappellotti o punizioni corporali vi sbagliate. Qui, infatti, Di Giminiani è accusato di aver umiliato pubblicato un suo studente. Anzi, più di uno, ma uno soltanto s'è sentito così umiliato da portare la famiglia a sporgere denuncia (nonostante sia un reato per il quale è possibile procedere d'ufficio). I fatti contestati risalgono all'ottobre 2015: presso la mensa dell'istituto, dunque davanti a tutti, il preside avrebbe versato della Coca-Cola in testa a due studenti, per poi cospargerli di schiuma da barba. Il tutto, naturalmente, tra le grasse risate dei compagni. Una delle due vittime l'ha presa con filosofia, ridendoci su, ma l'altro per niente: ha raccontato tutto a casa e ha poi deciso di sporgere denuncia. Un fatto decisamente raro in Italia, soprattutto visto che non si sta parlando di atti di violenza fisica. Interpellato dal Corriere, Di Giminiani ha ridimensionato l'episodio, definendolo «uno scherzo», ma secondo il pm Davide Palmieri è invece abuso di mezzi di correzione e di disciplina. Un reato dunque. In sostanza, per la procura il preside ha superato il limite.
Non è la prima volta. Le indagini si sono chiuse pochi giorni fa e il pubblico ministero deve ora decidere se richiedere l'archiviazione del caso o il rinvio a processo. Molto probabilmente per Di Giminiani ci sarà la citazione diretta, opzione praticabile per i delitti puniti con una pena non superiore ai quattro anni (in questo caso la pena massima prevista è di 6 mesi, salvo ci siano di mezzo delle lesioni). Gli inquirenti hanno ascoltato almeno cinque ragazzi, oltre al denunciante. Perché in realtà, durante le indagini, si è scoperto che i casi di "punizione creativa" non si limitano all'episodio da cui tutto è partito, ma sarebbero tre. Stando a quanto riportato dal Corriere, due anni fa uno studente fu fatto girare per le classi con un cartello appeso sul petto con scritto "Sono un succhia c***i". Anche in quel caso, però, il ragazzo non denunciò. Stando alle testimonianze raccolte dagli inquirenti tra gli studenti, infatti, la maggior parte di loro vive quelle punizioni come giuste e, alla fin dei conti, pure divertenti. A verbale è stata infatti riportata una semplice frase dichiarata dagli studenti: «Ce la siamo meritata». Ma, a quanto pare, uno di loro non la pensa proprio così.
Un'educazione ferrea. Al di là di come si evolverà la vicenda, è importante sottolineare che l'indagine riguarda una scuola un po' diversa da tutte le altre. L'Istituto Aeronautico Locatelli, infatti, è una scuola privata molto stimata dove si formano i piloti del futuro e che viene spesso scelta dalle famiglie proprio per la disciplina che lì viene impartita. I ragazzi fanno vita comune nel convitto di Madone, devono sempre indossare la divisa, il preside è presente ogni giorno a ogni ora e c'è un codice di comportamento da rispettare. In questa scuola, atteggiamenti solitamente accettati in altre non vengono fatti passare. Un esempio? «È fatto divieto agli alunni di portare a scuola giornali, riviste, libri sconvenienti e quanto può recare danno all’ambiente educativo». Ma anche: «È severamente vietato fumare in qualsiasi luogo all’interno degli edifici scolastici e non solo, perché crea una “dipendenza” che mortifica il valore dell’individuo limitandone la libertà». Oppure: niente cicche, perché fanno «male ed è irriguardoso verso gli altri e lesivo dell’estetica del proprio volto». Inoltre, quando i professori entrano in aula o in una stanza qualsiasi della struttura, ci si alza in piedi: «Devono essere considerati dei superiori, perché tali sono. A loro siano tributati rispetto ed obbedienza. Tali sentimenti devono manifestarsi con il rispetto degli orari e dimostrando attenzione e partecipazione durante le lezioni». Insomma, non certo un'educazione all'acqua di rose. E così il preside deve aver pensato che il modo migliore per punire i studenti più ribelli, invece che metterli in castigo, fosse un altro, un po' più goliardico. Ora, però, saranno i giudici a dire se è una cosa giusta o sbagliata. Anzi, un reato.