Proseguono le indagini

Seriate, ancora giallo sull'omicidio (ma sul web il colpevole c'è già)

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Si è conclusa ieri l'autopsia, nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: è durata quattro ore. Sotto i ferri il corpo di Gianna Del Gaudio, l'ex insegnante uccisa 40 minuti dopo la mezzanotte di venerdì nella cucina della villetta a schiera di piazza Madonna delle Nevi 4, a Seriate, dove abitava con il marito Antonio Tizzani, 68 anni, ex ferroviere. L'esame ha confermato le prime ipotesi sull'omicidio: l’unica ferita, un profondo squarcio alla gola, è risultata mortale, ma il medico - il dottor Andrea Verzelletti dell’Università degli Studi di Brescia - non si è sbilanciato sul tipo di arma utilizzata. La donna, tra l'altro, non si sarebbe difesa. Si cercano però eventuali tracce di Dna sotto le unghie. Nessuna traccia di sangue è invece stata trovata su Tizzani, unico indagato. Ma si tratta di un atto dovuto, a sua tutela, chiariscono gli inquirenti. Si trovava in giardino durante l’omicidio. I vicini sono stati svegliati dal suo grido disperato: «Oh mio Dio, oh mio Dio», singhiozzava, dopo aver trovato il corpo esanime della moglie.

C'è chi ha già la sentenza (nel titolo). Internet certe volte corre più veloce della realtà, e della verità. Troppo veloce. Così sul sito internet Jobsnews la sentenza è già scritta nel titolo: «Femminicidi. Due donne uccise dai propri compagni, in Brianza e a Seriate, Bergamo». Si accostano l'omicidio di Carmela Aparo, a Seregno, dove c'è un reo confesso (l'ex convivente), con una vicenda dove non c'è nulla di tutto questo. L'articolo, in realtà, racconta come realmente stanno i fatti: «secondo quanto affermato da Tizzani al momento dell’interrogatorio – scrive il sito - un uomo incappucciato si sarebbe introdotto nella loro villetta di Seriate e prima di fuggire avrebbe accoltellato la moglie. Ma la sua versione dei fatti non convince e, per giunta, non corrisponde a quanto affermato da un testimone che avrebbe visto la donna aggirarsi per strada e parlare al cellulare per più di tre ore, dalle 8 alle 11 del mattino, in maniera sospetta e agitata. La sera, secondo le testimonianze di uno dei figli della coppia e della moglie, sarebbe trascorsa al contrario tranquillamente, con una cena di famiglia nella villetta fino alle ore 23.30. Dopodiché il buio e il mattino seguente la notizia della morte della donna, ancora tutta da chiarire». Il titolo, invece, fa fantagiornalismo.

La telefonata sospetta. Una possibile chiave per la risoluzione del caso potrebbe essere la lunga telefonata di tre ore effettuata dalla vittima la mattina stessa di venerdì. Telefonata durante la quale era molto agitata, hanno raccontato alcuni vicini. «La signora Gianna l’avevo vista, io ma anche altre persone, venerdì mattina, dunque la mattina prima di essere poi uccisa - riporta un vicino che preferisce restare anonimo a L'Eco di Bergamo -: era qui, nella piazza davanti a casa sua. Sarà stata al cellulare per più di tre ore, dalle 8 alle 11 di sicuro. Ininterrottamente. E sembrava agitata: andava avanti e indietro, si sedeva sulle panchine gialle, poi si rialzava e si risiedeva».

La prima ricostruzione. Non ci sono segni di effrazione e l’arma non è stata rinvenuta. L’unico sangue sul luogo del delitto, oltre alla pozza in cui è stata trovata la vittima per il taglio mortale lungo il collo, è su una tenda bianca. Due grosse macchie scure, accompagnate da altre più piccole su una finestra di alluminio.

 

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Il racconto del marito. Antonio Tizzani ha sentito gridare la moglie ed è corso in casa. Ha trovato la donna con la gola squarciata e un uomo vestito di scuro, con un cappuccio in testa, come quelli delle felpe, intento a frugare nella stanza. Il volto era visibile, ma Tizzani non riesce a descriverlo. Scoperto, l’assassino si è dato alla fuga scappando dalla porta finestra sul retro – la villetta ha due ingressi – e imboccando il vialetto pedonale che collega via Pizzo Formico con via Adamello. Il marito ha chiamato immediatamente il 112 e sul posto sono arrivati i carabinieri delle tenenza di Seriate e quelli del Reparto operativo di Bergamo. «È cominciata così – scrive il Corriere della Sera Bergamo - una lunghissima giornata, partita con i primi rilievi sul luogo del delitto, che hanno evidenziato alcune incongruenze. Per esempio il fatto che nessuna delle porte abbia segni di scasso (anche se il cancellino del retro ha una serratura rotta e quindi non si chiude). Per ore si è cercata, anche nei prati vicini e tra le macerie di un cantiere, l’arma del delitto, che non è però ancora stata trovava. Altri dubbi, dopo che il marito e i due figli della vittima sono stati a lungo sentiti nella caserma di via delle Valli, sono emersi nel pomeriggio. Alle 14.30 il pm Laura Cocucci è tornata nella villetta con i carabinieri e con Tizzani». Non manca nessun coltello dalla casa, ma una lama potrebbe anche essere stata ripulita e riposta. Si pensa anche al possibile utilizzo di un taglierino. Una volta trovata la moglie riversa a terra, Tizzani non l'ha soccorsa: ha chiamato immediatamente il 112 e i figli. «Il primo ad arrivare è Mario - scrive ancora il Corriere della Sera Bergamo - che vive a un’estremità del vicino viale Lombardia. Pochi minuti dopo è la volta di Paolo. Uno dei figli ha la stessa reazione del padre, e, paralizzato dal terrore, si ferma sulla porta. L’altro cerca di accertarsi delle condizioni della madre, si inginocchia nel sangue e le mette una mano sulla gola per capire se ci sia ancora pulsazione. Subito dopo giunge davanti alla villetta anche un equipaggio del 118. I sanitari cercano di praticare una manovra rianimativa su Gianna del Gaudio, ma la donna era ormai morta da tempo: il taglio alla gola, secondo i primi rilievi che dovranno essere confermati dall’autopsia, le dovrebbe avere tagliato la vena giugulare, provocando in pochi istanti una morte per dissanguamento. Un primo esame ha evidenziato alcune ferite al volto, ma non è ancora possibile sapere se siano state provocate dalla colluttazione con l’assassino (la stanza mostra segni di lotta) o se invece siano state provocate dalla caduta a terra».

Le incongruenze. Il racconto del marito non convince gli inquirenti. È ritenuto poco probabile che un ladro sorpreso a frugare uccida in modo tanto efferato e deciso, con un taglio netto. Ed ancora meno probabile sembra il fatto che continui a frugare, sapendo che c’è qualcuno in casa. C’è un altro fatto: la coppia, devota a Padre Pio, era tornata da un giorno da un soggiorno di due settimane a San Giovanni Rotondo. Un ladro che, come capita, avesse tenuto d’occhio la casa, avrebbe avuto tutto il tempo di farvi irruzione senza rischiare di incappare nei proprietari. I rilievi sul luogo del delitto hanno evidenziato i segni di una colluttazione tra la donna e il suo assassino. Adesso si attende l’autopsia, fissata per oggi, che accerterà con quale strumento sia stata uccisa, e le analisi delle macchie di sangue trovate sulla porta-finestra dalla quale sarebbe fuggito l’assassino. Alcuni vicini di casa raccontano infine di aver sentito il Tizzani gridare lungo il vialetto di casa: «Perché l’hai fatto?». Frasi lanciate al ladro-assassino in fuga?

 

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Famiglia irreprensibile. «Sono state sentite, nelle ore immediatamente successive al delitto e anche ieri, decine di persone, tra familiari, amici, conoscenti ed ex colleghi di lavoro della vittima e di suo marito, oltre che dei due figli, Paolo e Mario – scrive L’Eco di Bergamo -. Ebbene, il quadro che si sono fatti gli inquirenti è quello di una famiglia irreprensibile, senza alcuna ombra. L’azione di un killer che ha raggiunto la villetta a schiera di piazza Madonna delle Nevi per uccidere Gianna Del Gaudio non avrebbe, per il momento, alcun movente». «Sembravano dei fidanzatini, si guardavano sempre con gli occhi da innamorati - racconta una ex collega di lei, all’istituto Rubini di Romano, al Corriere della Sera Bergamo -. Lui poi veniva spesso a prenderla, e Seriate non è proprio dietro l’angolo». Gianna è andata in pensione lo scorso settembre dopo vent’anni trascorsi a insegnare italiano nell’istituto romanese. E mentre tutti le facevano regali, stappavano bottiglie e appendevano lo striscione «Gianna for president», lei ha detto solo che «era felice soprattutto perché avrebbe potuto trascorrere più tempo con la famiglia». La coppia si era sposata da dicembre del ’79 ad Avellino, città natale della donna. Dal matrimonio sono nati i figli Paolo e Mario. Gianna e Antonio si sono trasferiti nella Bergamasca poco dopo. I figli vivono ora entrambi Seriate: Paolo, sposato con Elena Foresti, nello stesso complesso di villette di piazza Madonna della Neve.

L’intervista alla nuora. Elena Foresti, moglie di Paolo, è stata intervista da L’Eco di Bergamo. «Mio suocero è in casa, è qui da noi – ha detto -. Ma non parla e non ha nemmeno dormito: ha pianto tutta la notte. Tutti noi siamo convinti della sua innocenza: non può essere stato lui. È impossibile. L’assassino di mia suocera va cercato altrove». Dove, allora? «Mi sembra impossibile che qualcuno potesse avercela con mia suocera – ha proseguito la nuora -: chi poteva avercela con una persona tanto buona? Non riesco a immaginarlo. Anche i suoi studenti le volevano tanto bene: ha mai visto lei studenti così affezionati a un’insegnante? Eppure tra le voci che ho sentito c’è anche quella che magari un ex studente. Ma chi arriverebbe a fare una cosa del genere? Per cosa poi, un brutto voto? Una bocciatura? E poi era a casa già da un anno. E, ripeto, la amavano tutti a scuola. La ricordavano positivamente anche adesso che non era più la loro insegnante».

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