La fastidiosa invasione delle cimici (E ancora non si posson debellare)

È arrivata dalla Cina, via Stati Uniti. In un certo senso è anche lei figlia della globalizzazione. Stiamo parlando della cimice, l’insetto che ha invaso il nord Italia, con fenomeni a volte di dimensione biblica: in Friuli, la regione più colpita, la gente in molti casi è costretta a barricarsi in casa per difendersi, con i muri esterni anneriti da un tappeto di insetti. L’imputata è la cimice marmorata asiatica, nome latino Halyomorpha halys: un animaletto in grado di compiere grandi distanze per alimentarsi, che sverna in anfratti riparati (come l’esterno delle case) e che poi in primavera si piazza sulle sue piante preferite provocando non pochi danni, come ha denunciato la Coldiretti: distrugge pere, mele, kiwi, uva ma anche coltivazioni di soia e mais. Tra l’altro prolifica in modo velocissimo con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta. Le prime segnalazioni dell’invasione risalgono al 2012 in Emilia Romagna, ma quest’autunno con temperature più che miti ha dato al fenomeno dimensioni preoccupanti.
Impossibile debellarla. Il problema è come difendersi. L’unico metodo efficace infatti è l’eliminazione fisica con l’odore nauseabondo che ne consegue. Infatti a livello industriale non esistono repellenti di cui si stata dimostrata l’efficacia. La lotta per ora può avvenire solo attraverso protezioni fisiche come le reti anti insetti a protezione delle finestre (che per fortuna il freddo ci fa tenere chiuse…) o delle colture. Infatti, non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari. La normativa infatti impedisce l’importazione di specie alloctone e anche se oggi si pensa ad una modifica della legge per via del ripetersi di fenomeni come questi, bisogna anche conoscere bene le caratteristiche del predatore per evitare di trovarsi di fronte ad animaletti potenzialmente ancor più distruttivi.
Tutti i parassiti importati dall'estero. L’invasione dei cosiddetti insetti alieni provenienti da altri continenti è dovuta dall’intensificarsi degli scambi commerciali attraverso i quali sono arrivati in Italia, dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici. La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti sconosciuti prima d’ora in Italia. Recentissimo è il caso della Xylella, con un conto dei danni all’agricoltura nazionale stimato in oltre il miliardo di euro, che sta facendo strage di ulivi nel Salento e proviene dal Costa Rica. La produzione di castagne ha invece già pagato un conto salatissimo per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina (in questo caso è stato diffuso un insetto antagonista, data la gravità della situazione, ma ci vuole tempo per verificarne l’efficacia). Gli agrumi della Sicilia sono stati invece gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) che ha indebolito oltre il 30 percento delle coltivazioni.
Che fare allora? Quanto alle cimici, gli esperti danno qualche consiglio per liberarsene: dotarsi di scopa e paletta, e di gettarle in un secchio d’acqua con un po’ di detersivo per stoviglie: il detersivo scioglie le squame della loro corazza privandole di difese. E così almeno la puzza è risparmiata…