L'azienda di Bolgare

La rivoluzione della Marlegno che ha battuto la crisi dell'edilizia

La rivoluzione della Marlegno che ha battuto la crisi dell'edilizia
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«Lo vede questo capannone? Nel 2000, quando abbiamo aperto, la nostra azienda era tutta qui. Qui realizzavamo coperture e solai per conto terzi. Gli affari sono andati bene fino al 2008: poi, con la crisi, è cambiato tutto». Non c’è nostalgia nelle parole di Angelo Luigi Marchetti, mentre ci fa da cicerone nella sede della sua Marlegno, a Bolgare. Oggi quel capannone è il cuore pulsante di una macchina che fattura 10 milioni di euro l’anno, e che quest’anno si è classificata prima in Italia per le innovazioni introdotte nei processi produttivi. I suoi fondatori, i fratelli Siro e Angelo Marchetti, hanno ricevuto questo importante riconoscimento direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La sede ristrutturata. Varcare oggi l’ingresso della sede di Bolgare, ristrutturata tre anni fa, la dice lunga sulla strada fatta dall’apertura di quel capannone, dai tempi in cui l’edilizia aveva il vento in poppa e agli operatori del settore bastava poco per dormire sonni tranquilli. Oggi ad accogliere il visitatore all’ingresso c’è una mostra permanente dedicata al legno, dove si possono saggiare con mano i tronchi selezionati da foreste certificate; i più intraprendenti possono infilare la testa in otri di legno per annusarne il profumo e testarne il grado di assorbimento acustico. C’è anche, al centro della sala, un vero e proprio albero che è possibile abbracciare. «Si chiama “percorso emozionale del legno” ed è pensato per introdurre il cliente nelle potenzialità di questo materiale – spiega Marchetti – Noi bergamaschi di indole siamo più concreti e queste cose le comprendiamo poco, ma abbiamo capito che anche questo fa la differenza».

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Innovare per fare la differenza. Innovare, fare la differenza sono le parole d’ordine di questa piccola impresa che ha conosciuto la sua più grande rinascita proprio grazie alla crisi del settore edilizio. Una crisi che non ha fatto sconti alle piccole e medie imprese. «Il nostro salto di qualità, a ben vedere, è stato dettato da un puro istinto di sopravvivenza – ha spiegato Marchetti –L’edilizia è crollata e non avevamo molta scelta: arrenderci o rinnovarci. Quando tutto sembrava mettersi per il peggio, abbiamo alzato la testa per vedere cosa facevano gli altri, quelli che puntavano all’eccellenza.

Una rivoluzione copernicana. Si sono aperti un mondo e un mercato nuovo, fatto di progetti all’avanguardia, tecnologie innovative, partnership con università e tavoli di lavoro con le realtà di Confindustria. Abbiamo scoperto che, mentre il settore edilizio è fermo dal dopoguerra, ci sono realtà in Italia estremamente dinamiche, che cambiano ogni anno e puntano a migliorare continuamente. Prendere esempio da loro ci ha salvati». La «rivoluzione copernicana» della Marlegno, come l’ha definita Marchetti, parte dunque dalla necessità di sopravvivere a una crisi. «Le imprese, che per anni erano state le nostre principali committenti, erano in forte difficoltà e non pagavano, così abbiamo cominciato a lavorare direttamente per il consumatore finale: privati, enti pubblici, industrie. Di colpo, il vecchio capannone non bastava più: i nostri nuovi committenti esigevano un’attenzione particolare alla progettazione, all’impiego dei materiali, al design. Andavano consigliati, seguiti, affiancati da architetti, ingegneri e geometri».

 

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Pubblicato da Marlegno su Martedì 27 settembre 2016

 

Attorno al capannone, già ampliato negli anni precedenti, hanno cominciato a sorgere nuovi uffici; in pochi anni gli operai in produzione sono scesi sotto la decina, mentre gli addetti alla progettazione sono lievitati, passando da 3 a 20. Così come è lievitato il fatturato che, dopo i contraccolpi del 2008 (quando si era assestato sotto gli 8 milioni), ha ripreso lentamente a salire. «È stato fondamentale un cambio di mentalità, o meglio, di prospettiva – ha proseguito Marchetti – Innovare non significa solo brevettare un nuovo prodotto, ma prima di tutto smetterla di pensare: “Va bene perché abbiamo sempre fatto così”. Per arrivare al nostro primo importante brevetto, la tecnologia Tavego (vedi box), ci siamo sottoposti a valutazioni europee, abbiamo partecipato a progetti, tavoli di confronto, concorsi, e soprattutto ci siamo rinnovati al nostro interno istituendo un ufficio di ricerca e sviluppo. Non è stato facile all’inizio: andare all’estero e imparare l’inglese a 40 anni richiede sforzo, pazienza, costanza. Innovare è una mentalità, e cambiare mentalità è sempre difficile. Fare questo in edilizia, poi, è più difficile che altrove: il settore è caratterizzato da tante piccole realtà che hanno difficoltà a gestire l’ordinario, figuriamoci le novità. L’innovazione è lasciata all’iniziativa di qualche imprenditore coraggioso. Noi questo lo abbiamo fatto diventare un sistema di lavoro: nella nostra azienda esiste un tavolo di idee a cui tutti, a vario titolo, prendono parte: anche ciò che scartiamo serve da spunto».

Tavego, il brevetto d’avanguardia. La nuova tecnologia Tavego, primo importante brevetto targato Marlegno, riassume tra i suoi punti di forza la sperimentazione aziendale degli ultimi tre anni: solai e pareti portanti di legno provenienti da foreste certificate, montate senza l’impiego di colle sintetiche. Dunque sostenibilità ambientale, qualità degli ambienti ed emissioni zero. «Abbiamo imparato che le tecnologie più evolute sono anche le più semplici, e che ogni punto di arrivo è sempre un punto di partenza – ha proseguito Marchetti –. Ora la nuova frontiera è l’edilizia popolare: vogliamo dimostrare che possiamo realizzare appartamenti in legno allo stesso prezzo di quelli tradizionali, dando però un notevole risparmio in termini energetici».

 

 

Il legno è il futuro. Il legno è dunque un settore in crescita? «Certamente. Expo, ma anche il terremoto, hanno determinato un’apertura maggiore al settore del legno, ma resta sempre una crescita relativa, da leggere in rapporto allo spaventoso tracollo dell’edilizia tradizionale. Ora siamo al 15 percento, che non è niente in confronto al 60 percento della Germania e all’80 percento della Norvegia. C’è ancora poco mercato, e quel poco è molto pretenzioso. Proprio per questo non è pensabile stare fermi, perdere di vista il mondo esterno, arroccarsi nei propri preconcetti. Consigli ne danno in tanti, ma per cambiare le cose bisogna alzarsi e cominciare a fare qualcosa di nuovo, pensare al futuro. In un’ottica come questa il lavoro di squadra è fondamentale e anche gli errori sono preziosi, perché ci aiutano a correggerci e a trovare nuove vie d’uscita».

Una lezione vincente. Che dire, più che una ricetta anti-crisi, quella della Marlegno sembra una lezione di vita. Una lezione vincente, che negli ultimi due anni ha portato il fatturato aziendale ai livelli pre crisi, un prestigioso premio per l’innovazione e mille sfide già aperte per gli anni a venire. Non male per quello che era un capannone tra i tanti della Bassa.

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