6.5 di magnitudo e nessuna vittima? La risposta giusta è: Fabrizio Curcio

Alla domanda del giornalista del Corriere della Sera, che gli chiedeva cosa avesse imparato in questi due mesi di emergenza terremoto, Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento di Protezione civile, ha risposto così: «Ho imparato che questo è un Paese con due grandi ricchezze. La solidarietà e la dignità». Una risposta che dice tanto della qualità di un personaggio a cui va dato un merito non da poco: esser passato per una scossa di magnitudo 6,5 senza che ci sia stata una sola vittima.
Domanda che tutti ieri si facevano un po' stupiti, visto che il sisma del 24 agosto era stato d'intensità minore e aveva avuto un tragico bilancio di vite umane. È una domanda che probabilmente si fa lui stesso e alla quale risponde ribadendo quelli che per lui sono i principi cardine del suo lavoro: «Si vince con la prevenzione e con la pianificazione, con il dialogo costante con i sindaci, senza di loro sarebbe impossibile gestire l’emergenza. Anche oggi, dopo la magnitudo 6.5, sono stati i pilastri delle loro comunità. Col terremoto si perde se s'improvvisa».
Chi è Fabrizio Curcio. Ma chi è questo ingegnere romano di 50 anni che dall'aprile 2015 guida la Protezione Civile al posto di Franco Gabrielli, che era stato nominato Prefetto di Roma? Quando lo scelsero ci fu anche chi fece dell'ironia un po' becera: «Un ex terrorista alla testa della Protezione civile», disse qualcuno, giocando sull'omonimia del cognome con quello di Renato Curcio. In realtà Fabrizio è un ingegnere modello con due master aggiunti alla laurea, uno sulla Protezione Civile Europea (in inglese) e un altro sulla Sicurezza e Protezione.
L’esperienza sul campo. Con i terremoti ha cominciato a familiarizzare proprio in Umbria nel 1997, quando era ancora funzionario del Corpo dei Vigili del fuoco: faceva infatti parte della colonna mobile che era intervenuta nell'emergenza. In seguito ha coordinato i Vigili del fuoco in occasione del grande Giubileo del 2000 e poi nel vertice "berlusconiano" Russia-Nato del 2002 a Pratica di Mare. Alla Protezione Civile venne chiamato da Guido Bertolaso, con il compito di dirigere la segreteria. Nel 2008 passa a guidare la Sezione di Gestione delle Emergenze, e si trova così ad affrontare l'alluvione di Messina e quelle in Liguria e Toscana, il terremoto dell'Aquila del 2009 e quello in Emilia.
La Costa Concordia. Ma la vera svolta della carriera di Fabrizio Curcio avvenne quando gli fu affidata l'emergenza della Costa Concordia, naufragata contro gli scogli dell'Isola del Giglio. Un dramma che aveva causato la morte di 32 persone e che presentava risvolti tecnici assolutamente inediti e di enorme difficoltà. La calma e la competenza di Curcio furono cruciali in quelle circostanze, tanto che alla fine il sindaco del Giglio volle conferirgli la cittadinanza onoraria (e con lui anche all'allora capo della Protezione civile Gabrielli). In quell'occasione Curcio pronunciò un breve discorso che spiega come davvero la Protezione civile sia entrata in una stagione tutta nuova. «Il sistema», disse l'allora capo della Sezione emergenze, «ha reagito con lo slancio che gli è proprio, superando anche quelle criticità, quei paletti che all’epoca erano stati messi all’intervento di Protezione civile. Da qui, dal Giglio, il sistema di Protezione civile è cambiato, è cresciuto. E in questo la vicinanza dei gigliesi è stata determinante». Si può dire che la risposta alla domanda che tutti ci siamo fatti vada cercata nell'esperienza fatta al Giglio.