Aspettando Alien: Covenant

L’effetto speciale di Ridley Scott Ovvero Paolo Buzzetti, bergamasco

L’effetto speciale di Ridley Scott Ovvero Paolo Buzzetti, bergamasco
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Il nuovo film di Ridley Scott, Alien: Covenant, è atteso nelle sale per ottobre 2017. Al lavoro tra creature aliene, astronavi ed effetti speciali, nel team del regista di Alien, Blade Runner e Il Gla iatore, c'è anche un bergamasco: Paolo Buzzetti.

Dall'esordio come tecnico del suono a fine anni Novanta è arrivato alla pellicola attesa per l’anno prossimo, passando da Milano e Roma, lavorando come assistente al montaggio per The Martian con Matt Damon e viaggiando tra Australia, Spagna e Giordania al fianco di Ridley Scott e della sua troupe. Oggi la sua base è Londra e da lì guarda al futuro: in parallelo al lavoro, vorrebbe rimettersi a studiare sceneggiatura, perché «montaggio e scrittura non sono poi così lontani». Nel cassetto ha un altro sogno: lavorare per Martin Scorsese.

 

 

Un incontro a Roma. «Ho cominciato a lavorare con Ridley Scott a Roma come secondo assistente per un pilot televisivo che si chiamava The Vatican. Dopo quell'esperienza, nel 2013 sono venuto a Londra per lavorare su Exodus, dove sono stato assistente al montaggio». Dall'inizio di questa prestigiosa collaborazione ai primi veri esordi sono passati dieci anni: «Sono arrivato al montaggio seguendo le mie passioni: narrazione, letteratura e musica – spiega Buzzetti –. Ho studiato come tecnico del suono a Milano, dove ho fatto uno stage in uno studio di montaggio audio e poi un altro a Bergamo, dove sono passato al video editing». La seconda tappa è stata Milano, dove ha lavorato con Magnolia, casa di produzione fondata da Giorgio Gori.

Ma è a Roma che c'è stata la svolta professionale: «Mi sono avvicinato al linguaggio cinematografico e alla post produzione. Fondamentale è stato lavorare con Riccardo Neri che mi ha introdotto al regista Paul Haggis e alla sua montatrice Jo Francis: con loro ho lavorato a Third Person, girato in buona parte nella capitale nel 2012. Con loro mi sono avvicinato agli standard di produzione internazionale con un regista premio Oscar, secondo le modalità da studio hollywoodiano, che poi mi ha permesso di crearmi le competenze per lavorare anche con Ridley Scott».

 

 

Dal montaggio al 3D. Al lavoro in sala montaggio si affiancano presto altri ruoli per Buzzetti, che oggi si occupa di visual effects editing per il regista inglese: «La particolarità del primo film a cui ho lavorato per lui, E xod us , era l'esser girato in steroscopia, una tecnica di ripresa che genera l'illusione di profondità nel cinema 3D. Questo tipo di lavoro fatto anche sul film successivo, The Martian, ha avviato una transizione della mia figura professionale: ora sono passato al visual effects editing, un ruolo più vasto, di interazione tra il reparto montaggio e quello degli effetti visivi».

Un film si fa in squadra. «Il gruppo dedicato alla post produzione, tra montaggio ed effetti speciali, comprende dalle 5 alle 12 persone, per garantire la massima velocità e flessibilità a una produzione attiva su più continenti – spiega Paolo Buzzetti –. Spesso viaggiamo insieme al set per avere un contatto costante con Scott, che verifica giornalmente le scene girate: per il film in arrivo siamo stati a Sydney e ora siamo a Londra per la post produzione. L'ambiente di lavoro è molto professionale, amichevole, c'è meritocrazia, riconoscimento e rispetto. Abbiamo viaggiato per i set tra Australia, Spagna, Ungheria e Giordania».

 

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La troupe con Ridley Scott (al centro con il cappello da pirata).

 

Un ciak con un Maestro. «Ridley Scott comunica sempre molta passione, cura ogni inquadratura, è famoso per disegnare di persona i propri storyboard e a volte ci racconta aneddoti su film realizzati prima del digitale, quando c'era una maggiore presenza di effetti speciali pratici realizzati sul set. Dettagli illuminanti che rivelano come il ruolo del regista non sia cambiato con l'avvento del digitale: la ricerca della cura estetica e della spettacolarità è identica, ma realizzata con mezzi differenti. Non utilizzando più la pellicola non c'è separazione netta tra questi mondi, anche se non tutto quello che funziona in tv funziona anche al cinema».

E per il futuro? Oltre i ritmi serrati del lavoro con Scott, Buzzetti guarda al futuro: l'idea è mettersi a studiare sceneggiatura perché «il montaggio è una rifinitura della scrittura, le due discipline sono molto legate». Il sogno nel cassetto, invece, è lavorare a un film insieme a Martin Scorsese: «Non so se sarà mai possibile, ma mi piacerebbe molto lavorare con lui». Del resto lui di sogni ne sa qualcosa.

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