Giorno Quattro

Reportage dal confine turco-siriano Quel suono di sitar nella notte

Reportage dal confine turco-siriano Quel suono di sitar nella notte
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Photocredit BergamoPost/Mario Rota.

 

Il tema di oggi nasce dagli avvenimenti della notte scorsa. Verso la mezzanotte, nel quartiere dove soggiorniamo, nel nord ovest della città, tutte le attività si fermano completamente e scende il silenzio delle cose. Solo qualche gatto, un canto sporadico del ragazzo delle pulizie, un uccello notturno, la risata di una ragazza del palazzo vicino. È in questo momento che percepisci meglio e più distintamente i suoni della guerra: quelli secchi e ravvicinati dell'artiglieria che mi ricordano un po' il suono di quando mia nonna sbatteva i tappeti con il battipanni di legno, quelli gravi e ruggenti delle esplosioni, il tac tac tac delle mitragliatrici pesanti. Stasera abbiamo udito anche l'allarme aereo che ululava di lontano. Tutto è amplificato dalla montagna dietro di noi.

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Ma l'altra notte il suono di uno strumento simile a un sitar ha regalato una melodia levantina che sapeva di poesia d'amore per una delle bellissime ragazze di questa regione, dai capelli neri e gli occhi verdi. Tra i colori voglio ricordare il nero del niqab (il velo che lascia scoperti gli occhi) di Fatma che manteneva intatte la classe, la gentilezza e la  bellezza conosciuta il primo giorno, quando la vedemmo a volto scoperto a casa sua. E il colore scuro della terra ricca e grassa tra la strada che porta al confine e il campo profughi di Kilis, quella terra che non è coltivata perché seminata ancora di mine, che sono lì dalla seconda guerra mondiale. Un confine invisibile e mortale che veniva fatto attraversare a caro prezzo dai contrabbandieri fin dai primi giorni della fuga dei siriani verso la Turchia.

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Tra i sapori, quello del caffè siriano al cardamomo, preparato fresco da Fatma. Una delle 100 cose più buone che abbia mai provato. E il gusto intenso e scuro del tè bevuto a casa di una famiglia fuggita dai territori strappati all'Isis solo pochi giorni or sono grazie a un'operazione dell'esercito turco. Ne hanno solo una piccola scorta: «È particolare, il miglior tè del mondo. Viene dalla Siria».

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