Metti un piatto al ristorante Burligo A tavola proprio come una volta

Foto ©BergamoPost/Luca Della Maddalena.
Un piatto di gallina nostrana, cresciuta all’aperto, direttamente dal piccolo allevatore a qualche passo da ristorante. La giusta cottura per intenerire le carni, un pizzico di sale, qualche verdura e una semplice salsa verde. In questo piatto, un po’ nostalgico, c’è tutta l’anima di un luogo che sfugge alle definizioni, soprattutto quelle moderne, di trattoria e osteria.
La scelta. Il Burligo di Felice e Norma, a Palazzago, non si lascia incasellare facilmente in una categoria perché è nato su una passione onesta - il puro piacere di dedicarsi completamente a questo mestiere - che nemmeno per un secondo ha strizzato l’occhio alla logica del commercio. Lo si capisce bene pensando proprio alla scelta del posto dove Felice e Norma, ormai da diversi anni, hanno deciso di creare la loro seconda casa.
Burligo è infatti un luogo nascosto fra i boschi delle colline bergamasche quasi al confine orobico, una paesino di 500 abitanti circondato dai castagni. In un palazzo lungo la strada, leggermente sopraelevato, ha trovato posto questa piccola realtà. Per arrivarci bisogna arrampicarsi lungo la via stretta tra le case, che sale, chiusa tra le montagne. Ma, alla fine, ne varrà la pena. I due proprietari che vengono da Curno lo hanno scelto proprio per la sua sua posizione riservata, un po’ nascosta, dove poter da forma al loro modo di intendere la tavole e soprattutto la loro idea di cucina, senza paura di non essere notati, ma fiduciosi di esseri ricompensati nella loro scelta, che qualcuno potrebbe immaginare drastica. E così è stato.
Il locale. Due stanze, nella prima si respira ancora l’atmosfera della vecchia osteria che esisteva prima di loro: vecchie foto alle pareti, qualche tavolino per il gioco delle carte e il bancone di una volta, originale, lungo il fondo, dove si serviva qualche calice di vino e si affettavano generose fetta di salame. Oggi, con un entusiasmo immutato e una schiettezza invidiabile, portano avanti una tradizione gastronomica di altri tempi, con la quale si sentono a loro agio, e soprattutto, che a loro riesce meglio.
Il menù. Il piccolo menù, scritto su un foglio di carta, è un inno alla tradizione gastronomica bergamasca, con qualche tocco di creatività, che riesce sempre ad accontentare i nostalgici dei piatti di un tempo. Immancabili sono i nosecc, la già citata gallina dell’Albenza e il coniglio di Almenno. Non sperate di trovare sempre tutto nella proposta perché la cucina è strettamente legata (senza malizie modaiole) al territorio e ai piccoli produttori e contadini che lo popolano, e il menù varia necessariamente a seconda delle disponibilità. Tra i classici di Norma va citato carciofi e uova, spiazzante nella sua semplicità, e gli gnocchi di pane, praticamente scomparsi dalle nostre tavole. Per concludere, non vi resta che lasciarvi tentare da un tagliere di affettati, selezionatissimi, in grado di sostenere il confronto con i palati più esperti, e tra i quali Felice propone fieramente il salame e la coppa di Vedeseta preparati da Davide Locatelli. Lo stesso si dica per la selezione di formaggi orobici che ripercorre sul tagliere: Taleggio, Strachitunt e Formai de Mut nelle loro massime espressioni.
Il vino. Ovviamente il tutto deve essere accompagnato da una bottiglia di buon vino, e per questo non vi resta che farvi consigliare da Felice, appassionato conoscitore che ha raccolto una carta all’altezza della sua tavola. Per chi volesse concedersi un dolce, la mini proposta vede una semplice torta di farina gialla o un gelato al fiordilatte. E infine, dopo il caffè, il momento più bello è godersi il dopopranzo domenicale sulla terrazza o, nelle stagioni più fredde, rintanati nella calda atmosfera del Burligo in compagnia di un bicchierino di grappa.