Da Gasperini a Gori

Cosa ha detto Percassi al Corriere (ha parlato di Atalanta e Starbucks)

Cosa ha detto Percassi al Corriere (ha parlato di Atalanta e Starbucks)
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Il presidente dell'Atalanta e numero uno del Gruppo Percassi, Antonio Percassi, domenica 13 novembre ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera Bergamo. Ha parlato soprattutto della sua Dea, che sta volando in classifica grazie al coraggio del tecnico Gasperini e della sua banda di giovanotti, ma anche di affari e di Bergamo.

A dirla tutta, le parole di Percassi sull'Atalanta risultano un po' già sentite: l'orgoglio di aver lanciato tanti giovani, i complimenti all'allenatore, la smentita sulle voci che volevano la società vicina all'esonero di Gasperini stesso dopo la sconfitta interna con il Palermo, l'occhio ai conti oltre che al campo, la scaramanzia attorno alla parola "Europa". Decisamente più interessanti, invece, i passaggi in cui l'imprenditore orobico parla dei progetti del futuro e del giudizio sulla sua (e nostra) città, Bergamo.

 

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L'intervista, a firma di Donatella Tiraboschi, parte da un elogio a Gasperini: «Il nostro è un grande allenatore, che ha cambiato tutto quel che era possibile cambiare. C’è stato bisogno di tempo perché si ambientasse, ma il mister è stato veloce a capire. Anche lo scorso anno, con il filotto di risultati negativi, non ci siamo fatti prendere dal panico, rispetto a quanti ci dicevano che bisognava cambiare. Siamo andati fino in fondo ed abbiamo avuto ragione. Gasperini è sveglio, intelligente e capace». Ma anche uno che dice sempre quel che pensa... «Ognuno ha il suo carattere e a me piace così - chiude la questione Percassi -. Lo conosco da poco, è uno che agisce di testa sua. Ma ha un’intelligenza che si nota anche dalle piccole cose». La fiducia in Gasperini ha portato, oggi, l'Atalanta al quarto posto in classifica, a 22 punti. Vette impensabili fino a solo poche settimane fa. E i tifosi sognano, giustamente sottolinea Percassi: «La tifoseria ha il diritto di sognare, noi abbiamo il dovere di tenere i piedi piantati per terra. Siamo abbastanza allenati ad affrontare momenti difficili, tenendoci in giusto equilibrio. Adesso è un momento di euforia, ma siamo sempre sul pezzo con tranquillità e modestia. Abbiamo la sensazione che possa essere un campionato interessante e divertente per il gioco, soprattutto quello visto nelle ultime tre partite». Una sola cosa: non pronunciate la parola "Europa": «Porta una sfiga…».

I tifosi sognano, ma sperano anche che la società non venda, già a gennaio, alcuni dei suoi gioielli. Su questo, come sempre, Percassi è molto cauto: «Per il momento restano tutti, vediamo come saremo messi alla fine dell’anno. Non facciamo previsioni, ma teniamo sempre presente che l’Atalanta deve avere i conti a posto. Siamo stati stracriticati nel momento in cui le cose non giravano, ma siamo abituati a fare come si deve, usando il buon senso. Solo chi prende le decisioni si assume il rischio, parlare quando va tutto bene è facile». Ultimi spunti sulla Dea dell'intervista sono legati al bilancio («Chiudiamo ancora con il segno meno. L’Atalanta ci è costata fin qui complessivamente, tra strutture e giocatori, 60 milioni di investimenti. I 12 milioni annui di costi correnti sono una costante per il mantenimento della categoria») e la questione stadio («Il Comune farà la gara e analizzeremo le varie condizioni. Se le riterremo corrette, in un’ottica valutativa nostra, andremo avanti. L’intenzione c’è. Aspettiamo di vedere il bando comunale. Intanto ci abbiamo già investito 5 milioni»).

 

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In chiusura, invece, Percassi regala alcune chicche su uno degli affari del suo gruppo di cui più si è parlato: lo sbarco in Italia di Starbucks. A Milano... «Apriremo una cosa strepitosa in piazza Cordusio. Sono già cominciati i lavori che dureranno un annetto. E poi, subito dopo, apriremo in varie città italiane, dove abbiamo già opzionato delle location» ...ma anche a Bergamo: «Certo, e non escludiamo di portare due Starbucks, uno in centro città e l’altro, in tempi successivi, nel nuovo Orio Center». Sintomo di come l'imprenditore creda fortemente nel potenziale della sua città: «Vedo aziende che stanno andando alla grande e mi pare che il sindaco Gori si stia muovendo bene: sta affrontando una serie di operazioni che erano ferme o bloccate da anni. Sta facendo un ottimo lavoro». Un'intraprendenza che Percassi ama ritrovare anche nei suoi collaboratori più fidati: «Sì, ma (Gori, ndr) non verrebbe mai a lavorare per me. Magari mi assume lui».

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