Quella volta in cui la signora Mozart chiese aiuto alla città di Bergamo

Questo foglio che abbiamo davanti agli occhi, protetto dal vetro, è stato scritto da Ludwig Van Beethoven. Sono note, pentagrammi. È un abbozzo di pensieri musicali del genio tedesco. Non c’è una data, ma possiamo vederlo qui, inchiostro nero su carta ingiallita, nell’atrio della biblioteca Angelo Mai. Ed è inevitabile immaginare la mano del compositore che intinge il pennino nell’inchiostro e traccia quei segni. La stessa mano che ha scritto la sinfonia Eroica, l’Inno alla Gioia.
Foto BergamoPost/Mario Rota.
Poco più avanti, stessa vetrina, un ampio foglio che il tempo ha fatto ingiallire: una partitura autografa di Wolfgang Amadeus Mozart, un quintetto per archi in La minore. In alto a destra c’è la firma del musicista. Il foglio è del 1787, Mozart stava a Vienna, non se la passava troppo bene: sarebbe morto quattro anni dopo all’età di trentacinque anni, mentre stava ultimando il suo celeberrimo Requiem.
Gli scritti di Beethoven e di Mozart sono qui, a Bergamo, custoditi nella biblioteca musicale Donizetti e fino alla fine di novembre visibili nella mostra Scrivere la musica (aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 8.45 alle 17.30, sabato dalle 8.45 alle 13, domenica dalle 14.30 alle 16.30), organizzata da biblioteca Mai, Amici della Mai, Comune e Mia per ricordare i cento anni della donazione del «Fondo Piatti Lochis» da parte della figlia del grande violoncellista e compositore Alfredo Piatti. È un viaggio nel mondo della musica, questa mostra. Un viaggio che parte molto lontano, addirittura dall’XI secolo, perché Alfredo Piatti non solo era un grande musicista, ma anche un collezionista di oggetti legati al mondo della musica e in particolare di partiture originali.
Il Museo Donizettiano.
Questa mostra – curata da Annalisa Barzanò, Fabrizio Capitanio, Marcello Eynard - non soltanto ci porta in viaggio nel tempo nel mondo della musica, ma ci racconta anche del nostro mondo, della “civiltà” della nostra terra, dei suoi rapporti con la musica e con il mondo. Si parte da un’antifona del 1100 circa quando ancora non esistevano delle note vere e proprie, ma la scrittura musicale veniva fatta con “neumi”, cioè con segni che semplicemente indicavano il salire o lo scendere del suono. L’andamento vocale, insomma. Racconta uno dei curatori, Fabrizio Capitanio, che è anche conservatore della biblioteca Donizetti: «La relazione di Bergamo con il resto d’Europa sul piano musicale è stata intensa, almeno a partire dalla fine del Quattrocento, inizialmente soprattutto con la cappella musicale di Santa Maria Maggiore. Una svolta importante fu certamente l’arrivo nella nostra città di Johann Simon Mayr, austriaco di Ingolstadt, grande musicista che venne a Bergamo da Venezia, probabilmente grazie ai buoni uffici della famiglia Antoine, di origini della Svizzera francese, i più importanti stampatori della città. Mayr era conosciuto in tutta Europa, era un uomo di grande valore».
Simone Mayr, il maestro di Gaetano Donizetti
al quale la moglie Mozart chiese di accogliere alla sua scuola uno dei suoi figli.
Mayr a Bergamo fondò quello che è considerato il primo conservatorio in Italia e nel mondo, prima ancora di quello i Milano: le Lezioni caritatevoli di musica. Era talmente noto, Mayr, che, quando Mozart morì, la vedova, Costanza, gli scrisse: chiedeva se poteva collocare a Bergamo o a Milano uno dei suoi figli, che mostrava notevoli attitudini musicali. Le lettera di Costanza si trova in biblioteca a Bergamo, ma non si sa come la vicenda finì, sembra che Mayr si sia impegnato affinché il ragazzo potesse frequentare la scuola di Milano. Spiega Capitanio: «Mayr aveva una profonda sensibilità sociale, era un illuminista, ammiratore e conoscitore di Rousseau. Era un musicista affermato in Europa, ma non lasciò mai la nostra città, che certo non era Milano o Venezia. Ma ormai si sentiva parte di noi. Quando tornarono gli austriaci e vollero chiudere le democratiche Lezioni Caritatevoli, Mayr si oppose e lottò, dovette provare grandi amarezze. Ma riuscì a mantenere in vita la sua istituzione: è il nostro conservatorio odierno».
I due figli di Mozart e Constanze Weber, Carl e Franz Xaver.
Mayr, Mozart, Beethoven. Mayr conosceva Beethoven perché era aggiornato su tutti gli eventi del panorama musicale: riceveva regolarmente la rivista tedesca specializzata. E di Beethoven Mayr scrisse nei suoi appunti raccolti in uno Zibaldone di annotazioni pure custodito nella biblioteca musicale Donizetti. Ma la mostra presenta diversi altri pezzi di grande interesse come la partitura autografa di Schubert, abbozzi di un concerto per violoncello e orchestra che la moglie di Schubert, la pianista Clara Vieck, regalò ad Alfredo Piatti in occasione di un concerto della stessa Vieck a Bergamo. E poi le prime partiture a stampa con caratteri mobili, il biglietto di Mendelssohn inviato nel 1844 ad Alfredo Piatti, i primi libri di partiture in rilievo per non vedenti... Una mostra che vale una visita.