Una scienza senza limiti

Si possono resuscitare i morti? Qualcuno ci sta già provando

Si possono resuscitare i morti? Qualcuno ci sta già provando
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La parola resurrezione è sempre stata legata alla sfera mistica. Niente di più lontano da quello che, comunemente, viene definita scienza. Vi sconvolgerà allora sapere che anche il mondo accademico si è interessato a questo delicato argomento. Il progetto prende il nome di “Re-Anima” ed a portarlo avanti è il chirurgo ortopedico dell’Anupam Hospital (nord di Uttarakhand, India) Himanshu Bansal.

 

bansal

 

La ricetta per una perfetta resurrezione. L’idea è quella di “rianimare” 20 corpi di persone morte per lesioni celebrali traumatiche, portandoli ad uno stato di coscienza minima. Il fine ultimo è quello di testare le capacità rigenerative delle cellule cerebrali (molto presenti in animali come le salamandre). Per farlo, è stato studiato un procedimento estremamente complesso che prevede diverse fasi. Naturalmente la procedura è particolare complicata. Si parte dall’assunzione giornaliera di peptidi attraverso iniezioni nella spina dorsale e la somministrazione di cellule staminali mesenchimali (tipo di cellule staminali adulte, immature e indifferenziate che recentemente hanno fatto molto discutere) ogni due settimane. Abbinato a questo cocktail di sostanze, sono previsti due trattamenti: la stimolazione laser transcranica che irradia con raggi NIR (lunghezza d’onda fra i 3 µm e i 780 nm) il cervello e la stimolazione del nervo mediano (dal collo al braccio) che avviene elettricamente. Tutto ciò viene fatto ovviamente in contemporanea a un monitoraggio con apparecchiature di imaging cerebrale che hanno il compito di mostrare i progressi e le reazioni che il cervello stesso rimanda.

Il punto d’arresto. Nonostante le mirabolanti premesse del progetto (iniziato a maggio), l’11 novembre è stato rimosso dal registro di sperimentazione clinica dall’ICMR (Consiglio Indiano di ricerca medica), impedendone, almeno momentaneamente, il proseguimento. L’opposizione fatta da questo organo è ufficialmente attribuita a una mancata richiesta di regolamentazione del processo che era in corso. In particolare (come riportano i colleghi di Science) viene recriminata l’assenza dell’autorizzazione da parte del Drug Controller General of India che regola tutti gli studi clinici in India. A fare la "voce grossa" è il vice direttore generale ICMR Geeta Jotwani, che intima ai ricercatori di interrompere immediatamente la sperimentazione. Pronta è stata la risposta dell’amministratore delegato di Bioquark Inc (l’azienda che ha in carico il progetto), Ira Pastor: «Molti sono gli ostacoli sulla strada, senza dubbio. Ma il progetto andrà avanti». Definisce questo stop come una semplice battuta d’arresto non definitiva e conferma che, se ostacolato, il progetto verrà spostato in un altro Paese.

 

neuroni

 

Una questione etica. Nonostante la motivazione ufficiale sia di carattere burocratico, questo studio smuove un importante caposaldo etico: il rispetto del paziente e dei familiari dello stesso. La resurrezione del proprio caro venuto a mancare potrebbe sembrare un aspetto unicamente positivo se si trattasse di un risveglio completo, ma di fatto così non è. Come abbiamo precisato precedentemente, l’intento di Bansal è riportare questi corpi ad una coscienza minima, ovvero la capacità del paziente di mostrare piccoli segni di coscienza come lo spostamento degli occhi per seguire la traccia degli oggetti. Difficile definire quindi vita questo livello di recupero, ma non sta a noi giudicare. Quello che possiamo affermare è che comunque il trauma che potrebbero subire i familiari sarebbe certo non indifferente. D’altra parte, però, queste persone hanno firmato un contratto per far si che il proprio caro diventi soggetto di un esperimento.

La comunità scientifica dissente. È molta la diffidenza da parte della comunità scientifica nei confronti di questo studio, non solo dal punto di vista etico, ma anche da quello puramente pratico. In questi termini, in un intervista al Telegraph, si è espresso il neuroscienziato della Cardiff University Dean Burnett: «Mentre ci sono state numerose manifestazioni in questi ultimi anni che il cervello umano e il sistema nervoso siano fissi e irreparabili, come è tipicamente assunto, l'idea che la morte cerebrale possa essere facilmente invertita sembra molto inverosimile». Un'altra perplessità, manifestata questa volta da Amar Jesani, direttore del Journal of Medical Ethics di Mumbai, riguarda la mancata sperimentazione del trattamento sul mondo animale, che solitamente precede quello umano. Insomma, resuscitare un morto, ad oggi, rimane una questione di proporzioni, per così dire, divine.

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