I cinesi più bravi a fare la pasta sono discepoli di un bergamasco

Successo cinese che porta la firma di un cisanese. Nei giorni scorsi, infatti, a Pechino, si è svolta la finale del campionato della pasta. Ad imporsi, al primo e al secondo posto, due cuochi dell’Opera Bombana, che hanno presentato rispettivamente spaghetti alla chitarra alla teramana e cavatelli rigati con aragosta. Qualcuno potrebbe dire: «E Cisano Bergamasco cosa c’entra?». Semplice, il capo chef è Marino D’Antonio, cisanese che ormai da anni lavora in Cina e delizia i sofisticati palati pechinesi con i suoi manicaretti di qualità. Attualmente è, infatti, capo chef all’Opera Bombana di Pechino (il terzo locale aperto in Asia dal rinomato cuoco della Valle Seriana Umberto Bombana, dopo i due «Otto e mezzo» di Hong Kong e Shanghai). Non solo, ma D’Antonio è tra i più appassionati promotori della pasta nel mondo, tanto che nei mesi scorsi ha pubblicato il suo primo libro dal titolo Vieni a scoprire la cucina Italiana (Come to discover Italian Cuisine). Si tratta di un viaggio nelle città italiane grandi e piccole alla scoperta di piatti e tradizioni, in primo luogo la pasta ma anche ai vari piatti della cucina lombarda e bergamasca.




Nel 1990, il diploma ha lanciato la sua carriera che lo ha portato a lavorare al fianco di rinomati chef stellati italiani in tutta Europa. La sua avventura continuò poi quando da Silversea, una delle più lussuose navi da crociera del mondo, gli chiesero di creare il primo ristorante italiano a bordo della loro più lussuosa Cruise Line. Infine, decise di trasferirsi in Asia ed in particolare in Cina. D’Antonio è riuscito nell’impresa non facile di sovvertire una radicata tradizione cinese basata su otto stili di cucina profondamente lontani dalla cultura italiana. «Spaghetti, tortellini, ravioli, paccheri, fusilli – sottolinea - In Italia abbiamo una varietà di pasta senza limiti e dire che è stata inventata dai cinesi è proprio fuori luogo. Negli ultimi anni i giovani cinesi benestanti stanno apprezzando sempre di più i prodotti di qualità italiani e, appena posso, cerco di inserire anche un tocco orobico nei miei menù».
Da notare che, una volta all’anno, D’Antonio ritorna volentieri nella sua Cisano. Ha sempre avuto la passione per la cucina, basti pensare che, da giovanissimo, iniziò a lavorare nel ristorante della zia. In seguito, decise di iscriversi all’Istituto alberghiero di San Pellegrino. Dopo il diploma, lascia l’Italia per fare esperienza in Europa, in particolare a Londra e a Tolosa. Come detto, poi aprì il primo ristorante italiano a bordo della Silversea. Ma è in Cina che D’Antonio ha trovato fortuna e prestigio: dapprima con l’apertura del «Sureño», giudicato il miglior ristorante mediterraneo di Pechino, e poi con «Opera Bombana», grazie al quale ha ottenuto vari riconoscimenti come «Chef of the year» da riviste del settore.