Il racconto di un cammino

Un viaggio sui passi di Primo Levi Quando un libro apre il mondo

Un viaggio sui passi di Primo Levi Quando un libro apre il mondo
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«A volte sembrava quasi che le parole uscissero dalle pagine e prendessero vita disegnando i luoghi che ci circondavano, dando forma alla storia». Mentre lo raccontano, gli occhi di Ambrogio Bagnarelli, 38enne ingegnere della Brembo, e di Stefano Rusconi, 41enne consulente finanziario, brillano, quasi stessero ancora vivendo quell’incredibile viaggio fatto in estate. E forse è proprio così, perché certi viaggi non puoi dimenticarli, smettere di viverli. Il loro, però, non è stato un viaggio come gli altri.

 

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Il viaggio di Primo Levi.

 

«Vecchie strade», lo hanno chiamato, per tanti motivi. Il primo è, forse, il più banale: in venti giorni hanno ripercorso il cammino fatto da Primo Levi ne La Tregua, romanzo in cui lo scrittore torinese narra il ritorno in Italia dopo l’incubo di Auschwitz. «Se questo è un uomo è l’Iliade, La Tregua, invece, è l’Odissea di Levi, l’interminabile viaggio verso la libertà» spiega Stefano. In venti giorni, i due amici hanno attraversato dieci Stati, rivivendo i nove mesi di cammino dell’autore. «Abbiamo deciso di partire pochi giorni prima. Niente di programmato - dice Ambrogio -. Sapevo solo che avevo voglia di respirare un po’ di libertà». E così a Stefano venne in mente quel libro di Levi, di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai letto. Fu una scintilla: partire sulle orme dello scrittore, leggendo mano a mano la sua opera.

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Un’idea geniale, che ha aperto loro un mondo: «Ogni luogo che visitavamo, lo vivevamo non solo fisicamente ma anche attraverso le parole di Levi. È difficile da spiegare, ma è come se, improvvisamente, ci fossimo sentiti parte dell’opera». Più che uno spunto, dunque, La Tregua è diventata una vera e propria guida. Polonia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Austria, Germania e Italia. A piedi, in treno, su bus scassati, in autostop. Non importava come, ma soltanto il dove: Ambrogio e Stefano, da semplici lettori, si sono trasformati in protagonisti del libro, che prendeva forma sotto i loro occhi attraverso quegli stessi luoghi (molti ancora intatti) che Levi descriveva nella sue pagine.

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«È stato il viaggio più emozionante che abbia mai fatto», dice Ambrogio con un sorriso commosso. «Ma anche il più difficile - aggiunge Stefano -. In Bielorussia o in Moldavia, ad esempio, ci osservavano come due alieni. Non capivano cosa ci facessimo lì e soprattutto noi non capivamo una parola, e viceversa». Ma, dicevamo, «vecchie strade». Perché? «Non solo perché abbiamo ripercorso i passi di Levi, ma anche perché, viaggiando, ci siamo accorti che, nonostante siano passati 70 anni, c’è ancora il rischio che la gente, l’Europa, intraprenda vecchie strade poco consigliate. Levi e gli altri liberati, ad esempio, una volta giunti al confine tra Romania e Ungheria, furono abbandonati: i romeni non li volevano più nel loro Paese e gli ungheresi non li facevano entrare. La stessa cosa che succede oggi ai tanti profughi in fuga dal Medio Oriente».

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La storia è ciclica, direbbe qualcuno. O forse basterebbe ricordarsi del passato per evitare di ripetere certi errori, che sono costati immani sofferenze e milioni di morti. Per questo Ambrogio e Stefano hanno deciso di raccontare il loro viaggio e di non tenerselo per loro, impresso in fredde immagini su uno schermo di un pc. Hanno iniziato in una libreria di Milano, hanno continuato con noi di BergamoPost . E ora vorrebbero farlo anche da tante altre parti. Perché La Tregua non è solo un romanzo, ma un’illuminante testimonianza di quanto difficile ed estenuante possa essere il cammino verso la libertà. «Alla fine, quando ho capito tutto questo, anche io mi sono sentito libero» ammette Ambrogio. Non cercava altro del resto, come tutti noi forse.

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