Tutto esaurito per Notte al museo

La prof di arte che porta in GAMeC innanzitutto i bambini e i ragazzi

La prof di arte che porta in GAMeC innanzitutto i bambini e i ragazzi
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«Mamma, stasera dormo fuori, passo la notte al museo». La magia di salutare la mezzanotte tra le opere d'arte alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, il 22 dicembre sarà un'esperienza che i ragazzi porteranno con loro anche dopo aver lasciato le sale, un ricordo da condividere e che li inviti anche in futuro a tornare alla GAMeC.

La didattica museale è questo: un ponte per accorciare le distanze tra il pubblico e l'opera d'arte. Studia proposte per portare in galleria adulti, bambini e anziani, perché l'arte si può vivere, non è solo da ammirare a distanza e in silenzio. La didattica non è solo visita guidata, ma è costruire un museo accessibile: a partire dagli ingressi a prezzo calmierato, che diventano gratuiti per le scuole, perché non siano difficoltà economiche a impedire l'accesso. Centrale, poi, è una proposta culturale di qualità, che offra alle persone occasioni di relazione concreta con le opere e con gli altri, in una contemporaneità dove domina la smaterializzazione del digitale. Responsabile dei servizi educativi della GAMeC è Giovanna Brambilla, docente al Vittorio Emanuele: quest'estate, come compito delle vacanze, ai suoi ragazzi ha dato una lista di luoghi da visitare in Italia, dove scoprire e poi raccontare l'opera che più li ha colpiti.

 

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Il museo è per tutti. «Tanti musei si chiudono su loro stessi, non riescono a comunicare con le persone e dimenticano i ragazzi – racconta Giovanna Brambilla -. Sono loro invece su cui bisogna puntare: li vedo a scuola, non sono una generazione persa, bisogna solo dargli lo spazio e l'occasione giusta». Un'occasione che la professoressa non cerca di creare solo nella sua scuola, dove insegna Arte e Territorio, ma anche in GAMeC, dove dal 1996 lavora nella didattica. Vent'anni di esperienza che ora sono anche oggetto delle sue docenze nei master della Cattolica di Milano in museologia e in servizi educativi, alla Business School del Sole 24 Ore e, dal prossimo febbraio, anche all'Accademia di Belle Arti di Santa Giulia a Brescia.

«Studiare le opere è tanto importante quanto riuscire a comunicarle alle persone – spiega -. "L'attività dello specchio di riflettere esiste solo sotto lo sguardo di qualcuno che riflette", dice Michelangelo Pistoletto, protagonista di una delle mostre in corso. Non esiste opera d'arte senza fruitore e come servizi educativi dobbiamo costruire un dialogo con le persone e creare un museo accessibile per loro. La sfida è come far vivere la Galleria».

 

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Pubblicato da GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo (ufficiale) su Sabato 26 novembre 2016

 

Scoprire l'arte in notturna. La notte al museo per gli under 12 ha registrato il tutto esaurito già dal primo giorno di apertura delle iscrizioni. Un paio di settimane fa è partito il laboratorio Sfoghi , che offre agli adulti momenti di gioco con l'arte, liberi dallo stress post lavoro. I laboratori per bambini Art break continuano con successo, così come i corsi di architettura, fotografia, scultura e storia dell'arte, con cui il museo offre a costi accessibili contenuti di qualità, «ma cerchiamo anche di pensare a esperienze più ludiche per avvicinare persone che di solito non vengono al museo». Così è nata la Visita pilata, una sera in cui abbiamo aperto le porte della Galleria ai soli visitatori muniti di pila, per vedere al buio le opere di Getulio Alviani che si prestavano all'occasione: «Solo col passaparola sono arrivati in 600. Molti potrebbero dire che la GAMeC si trasforma in Gardaland, ma non è così: lavoriamo con opere adatte a quel tipo di fruizione, il museo è un posto dove si può fare anche questo».

 

 

La Gamec mi appartiene. «La grande fortuna dal punto di vista didattico è avere una direzione come quella di Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, entrambi aperti al dialogo: prima delle mostre ci confrontiamo su quali strumenti utilizzare per l'aspetto educativo». Con i più grandi invece la GAMeC ha lavorato in diversi modi, da progetti di alternanza scuola-lavoro con i ragazzi del corso di Grafica del Cfp del Patronato San Vincenzo, alla creazione di audioguide registrate dai giovani stessi, al progetto Oltrevisioni realizzato con il Comune, «in cui un gruppo di ragazze ha riscritto i cataloghi di una mostra con risultati di alta qualità. Se riusciamo a coinvolgerli, i giovani sentiranno i musei come luoghi di appartenenza e ameranno i beni culturali».

Il museo cambia la vita. «Una nostra mediatrice museale del Camerun, finita la formazione in museo, mi disse: “Per la prima volta mi accorgo che mentre cammino mi guardo intorno, riesco a osservare quello che ho visto in passato e metterlo in relazione con quello che vedo ora, dandogli un nuovo significato”. Più passa il tempo più bisognerà pensare a una figura, the museum sniper, il cecchino da museo, che davanti a folle che entrano e escono dalle sale come fosse un centro commerciale deve trovare proposte mirate per ognuno, lavorare sulla qualità della relazione e su cosa si può offrire a costi ridotti o gratuitamente come nel caso degli ingressi per le scuole. All’inizio per una persona non è semplice entrare in museo, ma può essere un'esperienza che cambia la vita e questa possibilità è un diritto da garantire a tutti».