Che goduria questa magica Dea Parola di giornalista "infiltrato"

E va bene cari amici e colleghi.
Confesso: che goduria l'Atalanta. Facile adesso, eh? Un po' meno quando intorno a te trovi soltanto tifosi di un'altra squadra. D'altra parte è così che va se vivi e lavori lontano da Bergamo. È il covo degli altri, tu non puoi che adattarti. Ma quando l'Atalanta arriva… Un po' come per l'italiano che sta in Belgio o in Germania: ogni volta che gioca l'Italia (e vince) la libidine è doppia. È una forma di rivalsa. Toh, alla "facciaccia" vostra.
Ieri al Dall'Ara non è stato poi tanto diverso per me che a Bologna ci vivo da ormai tre anni. Beh sì, i rossoblù li seguo con passione, dedizione, persino con grande affetto, perché se non ci metti tutte queste cose il giornalista sportivo come lo fai? E direte voi: quello è il mestiere dell'imparzialità, il tifo lasciatelo a casa. Ma va. Manco Jeeg Robot sa cos'è l'essere imparziale. Dunque lo confesso: che goduria l'Atalanta.
Un collega bolognese entrando allo stadio: «Oggi è dura, ma vinciamo noi». Io ho fatto sì con la testa ma anche un paio di gesti apotropaici ben piazzati nella tasca del cappotto. Al primo gol ho fatto come Fantozzi: l'urlo me lo sono tenuto dentro, mi sono alzato, e sono andato di corsa ad esultare in un posto sicuro. «Dovevi stare là, con quelli dell'Atalanta», mi dice un altro. Sorrisone. Ehmm. Magari. A fine partita la mixed zone (quel corridoione dove si fanno le interviste) mi è sembrato il luna park. Dagli spogliatoi dell'Atalanta è arrivato un boato di gioia, lo scoppio di un petardo per quelli di Bologna. Perché poi sono tutti democratici col tifo degli altri. Però quando perdono vagli a spiegare (agli altri) che avresti voglia di esultare, di gridare, di cantare; vagli a dire che l'Atalanta è una sensazione sulla pelle, un brivido che vola via, un equilibrio sopra la follia. E lo è ancora di più adesso che Bergamo è sulla bocca di tutti, ora che si stanno celebrando i ragazzi di Gasperini dappertutto.
Questa classifica non è soltanto l'apoteosi, l'estasi nerazzurra. È di più. Per noi bergamaschi "all'estero" è una forma di soddisfazione intima. Quasi una rivalsa. Per tutte quelle volte che il «pota» è una discriminazione. Per tutte quelle volte che «c'avete solo la polenta». Per tutte quelle volte che ti chiedono: «Ma sei di Bergamo Alta o Bassa?». Facciamo una Bergamo estesa, lunga, lunghissima questa volta. Una Bergamo allungata all'infinito nei sogni della gente. Un esempio di come il calcio andrebbe pensato, organizzato e fatto, di come andrebbe apostrofato. L'Atalanta è una goduria per questo, perché vero esempio del cambiamento calcistico italiano. Che parte dal basso e arriva su. Più in alto di Città Alta. Ce l'abbiamo noi. Nessuno si senta escluso.
Cordialmente né.