McDonald’s tra i banchi di scuola Posti per 200 studenti bergamaschi
Che per i giovani, in Italia, ci sia un problema di disoccupazione lo sappiamo. Che la preparazione scolastica prepari poco a un ingresso immediato nel mondo del lavoro, pure. Che la riduzione della distanza tra i banchi di scuola e l’attività sul campo sia uno degli obbiettivi del ministero dell’Istruzione, anche. Per questo il Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) ha pensato di stipulare un protocollo d’intesa con alcune grandi società (16, e precisamente Zara, McDonald’s, Accenture, Coop, Poste Italiane, Intesa Sanpaolo, Ibm, Eni, Bosch, Fca, General Electric, Hpe, Loccioni, il Fondo Ambiente Italiano, il Consiglio Nazionale Forense, Dallara.) per garantire al decantato progetto di alternanza scuola-lavoro, di cui si parla da anni, uno sbocco sicuro. Si tratta di 200/400 ore obbligatorie di lavoro da svolgere durante le scuole superiori, dagli istituti professionali ai licei.
Bergamo parte dal fast food. «Cari studenti, invece di venire da McDonald’s a bigiare, venite da McDonald’s a fare Alternanza Scuola-Lavoro!»: è l’invito, scherzoso ma non troppo, che Stefano Dedola, Human Resources Director di McDonald’s Italia ha rivolto nell’ambito della presentazione del progetto. In provincia il protocollo, che coinvolge 10 ristoranti e le scuole del territorio, potrà ospitare fino a 200 studenti di licei e istituti professionali. Benvenuti Studenti – questo il nome del progetto – dà l’opportunità di svolgere esperienze formative volte allo sviluppo di competenze trasversali. Gli studenti lavoreranno nella sala del ristorante e sanno coinvolti in attività di accoglienza e relazione con il pubblico. In modo da sviluppare competenze di carattere relazionale e di comunicazione, «fondamentali – si legge nella presentazione del progetto - per approcciare al meglio il mondo del lavoro e riconosciute oggi come una delle carenze principali nei giovani. Un’evidenza emersa anche nell’indagine “Giovani e soft skill tra scuola e lavoro” commissionata da McDonald’s all’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ente fondatore e garante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dallo studio, basato su un campione di giovani tra i 18 e i 30 anni, risulta infatti che il 90% di loro ritiene particolarmente utile un’esperienza di alternanza scuola-lavoro durante le scuole superiori perché capace di integrare in modo solido le loro competenze di base. L’indagine è stata focalizzata sull’esperienza formativa e sul ruolo delle soft skill, ovvero le competenze trasversali». Gli studenti saranno seguiti costantemente dal personale dell’azienda con funzione di tutor.
Sarà davvero formativo? Gli accordi stipulati dal Miur hanno suscitato polemiche, e quello con McDonald’s in particolare. C’è chi – come Fabio Fiorucci su L’Intellettuale dissidente - ha messo in dubbio la reale rilevanza formativa di un’esperienza lavorativa come commesso in un grande magazzino o cameriere in un fast food. Desta preoccupazione, fra le altre cose, la totale libertà delle aziende nel costruire il percorso di formazione. I responsabili della catena di abbigliamento Zara hanno dichiarato che «Zara intende condividere con gli studenti la propria filosofia e i propri valori di riferimento, passione, impegno costante e attitudine al lavoro, quali importanti asset del percorso educativo». Insomma, in mansioni non qualificate, pare che l’unico scopo dell’alternanza sia far vedere come funziona il mondo, abituare alle condizioni lavorative e alla logica della multinazionale. Un po’ poco. Ma è un inizio.
Doppio attacco alla cultura? «Questa mossa del governo – ha scritto Lorenzo Janulardo su Blastingnews - si configura dunque come un doppio attacco alla cultura: alla cultura intellettuale, perché vengono sottratte ore all'istruzione, e a quella gastronomica, perché in un paese come l'Italia ricco di tradizioni culinarie vengono proposti modelli alimentari malsani importati da oltreoceano».