Durante la pausa pranzo

Ma come sono bravi gli italiani quando scelgono cosa mangiare

Ma come sono bravi gli italiani quando scelgono cosa mangiare
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Gli italiani, lavoratori e liberi professionisti, sono salutistici, almeno nella pausa pranzo. Scelgono cioè di preferenza cibi a kilometro zero, leggeri ma appetitosi, nel rispetto anche della stagionalità e dei principi nutrizionali della piramide alimentare. Insomma, a tavola in mensa o al ristorante, gli italiani lavoratori si comportano bene, con scelte alimentari corrette. È quanto emerge da Barometro Food, una indagine promossa da Edenred giunta all’ottava edizione, che ha coinvolto lavoratori del Belpaese, ma anche di Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

 

 

Le abitudini salutari degli italiani. L’Italia, almeno a tavola, non sfigura. Anzi darebbe un esempio, egregio, di ottima attenzione alla sana alimentazione. Almeno se si valuta la pausa pranzo dei lavoratori dipendenti o liberi professionisti che, piuttosto che portarsi la schiscetta da casa, scelgono uno stop mangereccio alla mensa o al bar. Ma, bandite le tentazioni e i piatti grassi e pantagruelici, gli italiani sembrano pensare prima di tutto alla salute, o almeno lo farebbe il 55 percento dei lavoratori. Soprattutto, tanto di cappello a quel 77 percento che, anche fuori casa, sceglie alimenti di stagione e a chilometro zero, nel rispetto pure dell’ambiente, che siano cucinati con pochi grassi, sale e zucchero.

Ma non si tratterebbe di scelte occasionali; infatti, secondo l'indagine condotta da Edenred, il 40 percento resterebbe perennemente fedele a questa buona e sana abitudine, con il valore aggiunto nel 60 percento dei casi di prediligere anche piccole porzioni, quanto basta insomma per togliere il senso di fame e mantenere alta la concentrazione per il resto della giornata lavorativa. Non ultimo la qualità: ovvero, l’84 percento dei lavoratori farebbe attenzione anche al valore nutrizionale dei cibi che mette nel piatto, con un 20 percento di virtuosi che rispetterebbe pure il consumo giornaliero raccomandato di cinque porzioni di frutta e verdura.

 

 

La posizione di datori di lavoro e ristoratori. Queste sane abitudini alimentari dei lavoratori e liberi professionisti italiani non possono e non devono passare inosservate neppure ai datori di lavoro e ai ristoratori verso i quali gli italiani hanno specifiche richieste. Come avere a disposizione in ufficio dei distributori di frutta fresca, lo confessa il 40 percento dei dipendenti, meglio ancora se conciliati con dei programmi eopportunità per praticare attività fisica senza interferire con lo svolgimento degli impegni e obblighi lavorativi.

E i ristoratori a che cosa dovrebbero fare attenzione? A mettere nell’offerta menu sani e equilibrati con alimenti che forniscano proteine e carboidrati; insomma la giusta energia che serve per rendere al meglio in ufficio o dovunque si trascorra la propria giornata professionale, anche nel post pranzo quando l’abbiocco è maggiormente in agguato. Questo se i ristoratori vogliono soddisfare le richieste del 37 per cento della clientela, sempre più attenta a cibi sani, di buona qualità e nutrienti.

 

 

Nel resto dell’Europa c’è la medesima attenzione al cibo consumato fuori casa. Come in Italia, l’attenzione prioritaria, con percentuali che svettano fino al 70-80 per cento, è rivolta alla qualità nutritiva, così come alla stagionalità degli alimenti. Anche se questo potrebbe significare scegliere una pietanza più cara e/o rinunciare a un peccato di gola. Dunque soddisfare le nuove esigenze dei consumatori, che domandano pasti sani e nutrizionalmente corretti, è una fatica e un costo: lo confessa il 53 percento dei ristoratori.  Ma noi siamo dalla parte dei consumatori, naturalmente, perché questa scelta ‘paga’ (e molto) in termini di buona salute.

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