Belia, novella Whoopi Goldberg «Ma sogno di conoscere la Carrà»

«So che parlo troppo, quindi quando esagero dimmelo». Simpatia vulcanica già dalle prime battute al telefono, come ci si aspetta da una madrilena con madre cubana. Che, tra l'altro, fa la «svitata in abito da suora». Belia Martin veste i panni che furono, sul grande schermo, di Whoopi Goldberg: quelli di Deloris (ovvero Suor Maria Claretta), il ciclone che travolgerà la tranquilla vita del convento. È lei la protagonista del musical Sister Act, al Creberg Teatro domani, sabato 3 (ore 2) e domenica 4 dicembre (ore 16).




Già applauditissima protagonista dell’edizione spagnola dello spettacolo, Belia Martin è alla seconda tournée italiana, «anche se per parlare bene italiano ci vorrà ancora un po' di tempo - ride -. Al conservatorio, dove studiavo canto lirico, ci insegnavano un po’ di pronuncia italiana, però è totalmente diverso quando arrivi in un nuovo paese e devi cominciare da zero. Oltretutto il copione è molto complesso, con tanti interventi, tante canzoni, e logicamente mi sono sentita come un bambino piccolo che impara giorno dopo giorno, parola dopo parola. Però ora mi arriva meglio il senso delle battute. Tanto che, quando le sento in prova, non riesco a smettere di ridere. È come se rivivessi lo spettacolo ogni giorno». Di quel personaggio non si stanca mai. Anche perché nel frattempo sta portando avanti progetti paralleli, su Micheal Jackson e il gospel. «Sono una grandissima fan di Whoopi Goldberg. Quando mi hanno proposto il ruolo in Spagna ero entusiasta. Qui in Italia, con il regista Saverio Marconi, è ancora meglio: il personaggio è ricco di sfumature e il copione è geniale, genera stimoli in continuazione. Non posso annoiarmi, imparo ogni giorno qualcosa di nuovo». In Italia si è subito sentita come a casa sua. «Mi pagano per cantare e per fare la turista, mangiando benissimo. Una cosa meravigliosa». Come darle torto? Nel cast, nei panni di Maria Roberta, c'è anche Suor Cristina, la trionfatrice di The Voice of Italy 2014. «È fantastica - esplode Belia -. Si tratta di uno spettacolo difficile, e lavorare tanti giorni di seguito a questo livello non è da tutti. Non ha mai avuto un calo. Riservata ma metodica. Quando lei, una suora vera, canta “Non ho mai ballato su un tavolo al bar, né visto Parigi o bevuto champagne” non devo guardarla, sennò mi metto a piangere. È troppo carina, lavorare con lei è bellissimo». Il suo sogno? «Conoscere Raffaella Carrà. Sono cresciuta con i suoi show, in Spagna. È una superstar, la adoro. Non posso lasciare l'Italia senza incontrarla».
La produzione di Sister Act è firmata da Alessandro Longobardi (direttore artistico del Teatro Brancaccio), che ha dato vita al progetto firmato Viola Produzioni in collaborazione con Compagnia della Rancia. Lo spettacolo è un concentrato di allegria e divertimento: un musical per tutti. Una storia dinamica, piena di ritmo tra gangster e novizie, inseguimenti, colpi di scena, rosari, paillettes, con un finale elettrizzante. Venticinque i brani musicali, scritti dal premio Oscar Alan Menken (autore delle più celebri colonne sonore Disney come La Bella e la Bestia, La Sirenetta, Aladdin ), che spaziano dal soul al funky, dalla disco anni ’70 alle ballate pop, dai cori gospel alle armonie polifoniche. Centinaia i costumi (disegnati da Carla Accoramboni) per i 22 artisti in palcoscenico. E ben 24 i cambi scena: una complessa macchina teatrale che permette di passare nel tempo di poche note musicali dal nightclub al refettorio delle suore, dalla stazione di polizia all’ufficio della superiora. «Abbiamo spostato l’ambientazione dagli anni ’80 del film agli anni ‘70, nel 1978 per la precisione, con tutta la carica musicale dirompente di quegli anni - spiega il regista Saverio Marconi - Una colonna sonora incredibile, con le suore che, sul palcoscenico, ballano moltissimo, si scatenano. Ma soprattutto cantano: le loro voci vi lasceranno senza fiato. È la musica infatti il collante di questa storia, secondo le prospettive dei vari personaggi: la musica che unisce mondi diversi, la musica che avvicina a Dio, la musica che dà la forza di inseguire un sogno. Proprio come Deloris e Maria Roberta, ognuna alla ricerca della propria identità, due realtà così distanti eppure così legate nell'anima, due cuori che battono all'unisono a tempo di musica».