La Liste francese

La guida delle guide gourmet (Da Vittorio nella top ten mondiale)

La guida delle guide gourmet (Da Vittorio nella top ten mondiale)
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È stata chiamata in modo lapidario La Liste e promette di essere la guida delle guide. Di fatto di si tratta di un compendio gastronomico che, a differenza di tutti gli altri, è stato appositamente costruito secondo un preciso algoritmo e il cui risultato, assicurano i curatori, è obiettivo. Questa enorme classifica che prende in considerazione i 1000 indirizzi gourmet di 135 Paesi è stata messa assieme attraverso la comparazione e ponderazione dei risultati di decine di guide di settore ma anche recensioni web, cosa che ha fatto discutere non poco, anche piattaforme social del calibro di Tripadvisor. E i commenti online pesano non poco, influendo sul 25 percento del giudizio totale.

 

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La guida delle guide. L’obiettivo dichiarato dal team di curatori è quello di individuare il meglio del meglio, basandosi sui giudizio degli altri. Non una nuova vera e propria guida, quindi, ma uno strumento innovativo che raccoglie punteggi e giudizi già formulati. Il progetto è francese e anzi, tutta l’iniziativa parte proprio, (questa la seconda edizione) dal governo francese e in particolare dall’Ente del turismo con la collaborazione del Ministero degli Esteri. Non a caso il presidente de La Liste è Philppe Faure, ambasciatore francese che garantisce però l’assoluta imparzialità dei risultati.

Tanta Francia... Come lo scorso anno, anche il 2017 vede incoronato in cima ai 1000 proprio un francese, un classico della ristorazione d’Oltralpe, Guy Savoy (99.75 punti!) che da circa un anno dirige un ristorante extralusso dell’Hotel La Monnaine di Parigi, e, rimanendo in zona top ten compare, ovviamente, Alain Ducasse con Plaza Athénée, sempre nella capitale. Tra i migliori spicca, come c’era da aspettarsi, il pluripremiato fuoriclasse Massimo Bottura, che con la sua Osteria Francescana balza dalla dalla 18esima alla terza posizione.

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Da Vittorio, Brusaporto.

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Da Vittorio al nono posto. Ma la vera zampata del leone è stato quello della famiglia Cerea che con una scalata impressionante, finiscono al nono posto lasciandosi alle spalle una lontanissima 90esima posizione. E, insieme a quella, anche una buona fetta della ristorazione di livello italiana: per incontrare il primo compaesano dobbiamo scorrere il dito sulla lista fino al 26esimo piazzamento, lì sono i i fratelli Alajmo de Le Calandre. La Pergola di Heinz Beck sta a quota 44 mentre il Piazza Duomo di Crippa è alla riga numero 79. Un risultato comunque ottimo considerando che il ranking prende in considerazione (solo) 1000 indirizzi nel mondo. E infatti restano fuori dalla prestigiosa lista gente del calibro di Niko Romito, Mauro Uliassi, Pino Cuttaia  e Gianfranco Vissani.

Bene il Giappone. Tutto sommato, come nazione, non ci piazziamo male, sesto posto, con 62 insegne. Ma la vera rivelazione spetta al Giappone, con 116 ristoranti e il secondo posto assoluto per Kyo Aji di Tokyo. A seguire troviamo Francia, poi Cina, Usa e Spagna con uno scarto da noi di soli 2 nomi. Tutto molto interessante, ma come dice René Redzepi, genio indiscusso della nuova cucina nordica e numero uno con il suo Noma di Copenhagen per I 50 best restaurant:  queste classifiche sono evidentemente assurde «sarebbe come decidere qual è il colore più bello!»

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