Manzù finalmente celebrato a Roma La bella mostra a Castel S. Angelo

Photocredit: Srdja Mirkovic.
Lui, lo scultore dei papi, alla fine è approdato nella più bella residenza dei papi della storia. Al bergamasco Giacomo Manzoni, in arte Manzù, infatti, Roma ha dedicato una mostra in una location eccezionale: Castel Sant’Angelo, l’antico mausoleo di Adriano che nel 1500 venne trasformato in grandiosa abitazione dei pontefici; un’abitazione in forma di fortezza, visti i tempi non proprio tranquilli.
È un’operazione con cui Roma cerca con uno scatto d’orgoglio di legittimare il possesso dell’eredità del grande scultore, custodita ad Ardea, il paese dove Manzù aveva scelto di andare a vivere e di insediare il suo studio nel 1964, dopo l’incontro con la sua seconda moglie, la bellissima Inge Schabel. Ardea è località sperduta, nel territorio del comune di Aprilia, difficilmente raggiungibile se non con la macchina. Per riconoscenza, la località dov’è situata la Fondazione è stata ribattezzata Colle Manzù, ma la situazione non era certo delle più felici e delle più fruibili.
#manzufontanaGiacomo #Manzù e Lucio #Fontana: due grandi artisti del '900, un dialogo inaspettato tra spiritualità e materia. Dall'8 dicembre 2016 al 5 marzo 2017 tra Castel Sant'Angelo a Roma e il Museo Manzù ad Ardea → bit.ly/MOSTRAMANZU #manzufontana
Pubblicato da Polo Museale del Lazio - Palazzo Venezia su Giovedì 8 dicembre 2016
Così qualcuno aveva fatto balenare l’idea che la raccolta che Manzù aveva donato allo Strato italiano potesse migrare a Bergamo dove avrebbe potuto facilmente esser meglio valorizzata. Si tratta di un bel patrimonio, costituito da una novantina di sculture - quasi tutti bronzi, due grandi opere in ebano, una scultura in alabastro ed un bassorilievo in stucco, timbri, coni, medaglie, oltre ad una collezione di trecentotrenta opere grafiche - disegni, incisioni, bozzetti teatrali. Della raccolta fa parte anche il bellissimo il grande gruppo degli Amanti in bronzo che rappresenta l'opera principale del “ciclo” degli Amanti, iniziato nel 1965. Il Museo di Manzù ne conserva sette esemplari tutti in bronzo, in cui il nudo femminile viene esaltato e celebrato. La collezione annovera anche i bassorilievi preparatori per le porte in bronzo del Duomo di Salisburgo e di Rotterdam.

Ph. credits: Srdja Mirkovic

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Per questo il Polo Museale del Lazio, guidato da Ethel Gabrielli, una delle nomine fatte dal ministro Franceschini, si è mosso per presidiare questo patrimonio che per tanti anni era stato lasciato a se stesso. L’operazione congegnata è doppia: da una parte questa mostra importante a Castel Sant’Angelo, dall’altra un “dialogo” con un altro grande del Novecento italiano, Lucio Fontana, sul tema del sacro proprio ad Ardea. Quindi si riaccendono i riflettori su Manzù e insieme si rilancia la sede della Fondazione con un’iniziativa che dovrebbe finalmente attrarre nuovo pubblico nel suggestivo museo di Ardea, per la felicità di Inge Schnabel che è ancora sulla breccia e della figlia Giulia Manzù.




Pace fatta tra Manzù e Roma? Così sembrerebbe, a guardare la spettacolare collocazione delle sue sculture nelle sale di Castel Sant’Angelo: viene esaltato l’immaginario di uno scultore che fu tanto vicino alla chiesa, ma che fu altrettanto libero nel proporre iconografie contemporanee per soggetti antichi. Un’occasione da non perdere, perché Manzù non è affatto un artista scontato o che si pensa già di conoscere: basta entrare nella sala dove sono raccolti i grandi Cardinali seduti tutti con il grande mantello che li fascia come un gigantesco cono di bronzo, per rendersi conto che anche Paolo Sorrentino si è ispirato allo scultore bergamasco per immaginare il suo Young Pope. Nella partita tra Bergamo e Roma, questa volta il gol l'ha fatto Roma...