Politica: oggi come 18 secoli fa Lo spiega un liceale di 15 anni

La storia è maestra di vita, si dice. Se quindi un bravo studente di liceo, al secondo anno, vede dei parallelismi tra l'attualità politica italiana e la crisi dell'impero romano, nel terzo secolo dopo Cristo, non dobbiamo stupirci. Se però lo fa con particolare acume e preparazione, e ci ricorda degli aspetti - e dei vizi - tipici delle forme di governo, e della loro involuzione, la cosa si fa decisamente interessante. «Muovendo infatti da importanti fatti di storia - scrive Angelo Pagliarin, collega del padre del ragazzo, che ci ha segnalato il tema, riesce in poche righe ad agganciare abilmente e con notevole (e rara) proprietà di linguaggio, l’attualità con passaggi giornalistici davvero sorprendenti sia per l’età sia per l’analisi ineccepibile riservata al quadro politico corrente». Con il beneplacito del padre Antonio, dunque, pubblichiamo volentieri il tema di Pierluigi Di Cicco, 15 anni, classe 2a F del liceo Amaldi di Alzano. Tema che ha riscosso anche il consenso del voto: un bel 9.
Riflessioni sulla crisi dell'impero romano all'inizio del III secolo
L'impero romano all'inizio del Ill secolo mostra i primi segni di quella fragilità che sarà successivamente tra le cause principali della sua caduta. Le istituzioni repubblicane, come il senato, non sono più in grado di gestire la successione degli imperatori e spesso alla loro morte si scatenano guerre civili che insanguinano l'impero e depredano le ricchezze pubbliche. Eloquente l'accaduto dopo la morte di Commodo, con l'accesso al trono d'imperatore a chi avrebbe offerto più privilegi, terre, soldi ai gruppi più influenti di elettori: una situazione per certi versi peggiore di quella delle ormai «consuete» guerre civili, quelle guerre che, dalla fine della Pax Augusta, erano scoppiate con una frequenza talmente elevata che solo Vespasiano era riuscito a limitarle.
Le lotte per la successione erano solo la punta di un iceberg che comprendeva la crisi economica e sociale, l'instabilità delle cariche minori, la confusa serie di diritti e doveri a cui erano sottoposte le province, con l'eccezione dell'Egitto, e la situazione ambigua dell'Italia, che era sì esente da imposte, ma che successivamente fu tassata per ovviare alla crisi del sistema economico imperiale.
Per certi versi questa situazione somiglia a quella attuale del nostro paese, senza ovviamente arrivare a delle guerre civili o a delle aperte «aste» per il controllo del paese: la crisi economica che attanaglia la maggior parte della popolazione, una crisi di identità delle persone italiane ma più in generale europee, la non chiara distinzione tra diritti e doveri delle persone straniere che richiedono la cittadinanza italiana, o l'asilo politico, o semplicemente fuggono da guerre e povertà, la debolezza delle istituzioni e il solo interesse per i soldi e per il proprio benessere dei politici, dal singolo deputato e/o senatore che non accetta che gli siano revocati privilegi e protezione, fino ai ministri e al capo del governo. Così come nelprincipato romano partendo dal questore, passando da pretori, governatori e senatori, per arrivare all'imperatore.
Non sta a me trovare e proporre soluzioni ai problemi dello Stato, anche perché non ne sarei in grado. Si può però cercare di capirne i motivi: a mio parere, la maggior parte dei problemi presenti oggi in Italia nasce dalla debolezza delle istituzioni e da scelte del governo, anche precedenti.
La crisi economica è una conseguenza delle scelte operate in passato, ma anche recenti, che lì per lì puntano a migliorare la situazione, ma che alla lunga sono deleterie. Come anche nell'impero, per esempio, la svalutazione monetaria ebbe origine dalle riforme operate dagli imperatori nel tentativo di arginare la crisi.
Anche l'immigrazione clandestina è originata dal non controllo da parte del governo: se si dividessero chiaramente gli immigrati che vanno in cerca di una situazione migliore senza essere disperati, i richiedenti asilo che scappano da guerre, povertà, governi instabili e i «migranti» che vogliono arrivare in Italia solo per avere privilegi come casa, cibo e soldi senza far niente o peggio ancora le persone che mirano a compiere attentati terroristici o mirano ad arruolare combattenti, e i diritti e doveri che spettano agli uni e agli altri, ecco che si potrebbero accogliere senza problemi i primi due gruppi citati, integrandoli e sostenendoli economicamente, e si potrebbero rispedire nella propria patria i facenti parte dei restanti due gruppi. Nell'antica Roma infatti, numerosi imperatori, distinguendo i barbari che volevano saccheggiare l'impero da quelli che instaurarono una cooperazione con Roma, diedero a questi ultimi privilegi, fra cui la possibilità di entrare nel senato, finché anche gli imperatori potessero essere di origine provinciale.
Per quanto concerne l'argomento dei politici che non vogliono rinunciare a privilegi inconcepibili per le altre persone e che comprano i voti con favori, soldi o con una propaganda sleale, non voglio neanche parlarne, dato che sembra una piaga da accettare così com'è, poiché dall'impero rimano a oggi non si è riusciti - o non si è voluto - a porvi rimedio.