All'ombra delle donne in blu l'arte sulle rovine di Kabul

A Kabul la guerra ha lasciato edifici dirupati e muri rimasti in piedi senza sorreggere più niente. Nella pancia della città si sono aperti vuoti e c’è una giovane donna, Shamsia Hassani, che ha pensato di colmarli con l’arte. Cioè, con i graffiti.
Nata a Teheran nel 1988 da profughi afghani, scappati quando nel loro paese infuriava la guerra sovietica, ha cominciato a disegnare quando aveva tre anni, come tutti i bambini. Poi però ha continuato, perché ci si sentiva tagliata, e perché le piaceva. Le piaceva tanto da far tornare la famiglia in Afghanistan, dove Shamsia si è potuta iscrivere alla facoltà di Belle Arti di Kabul – in Iran non le era concesso di andare all’università, perché non aveva la cittadinanza.
Shamsia, il cui nome significa Sole, oggi ha ventisei anni e insegna alla facoltà di Belle Arti. Ha imparato a disegnare sui muri nel 2010, grazie al workshop Combat Communications organizzato dall’artista britannico CHU. Da allora, i muri sono diventati finestre, per le donne in burqa blu uscite dalle bombolette spray dell’artista.
I muri di Kabul avevano bisogno, delle donne di Shamsia. Ne avevano bisogno, per coprire di colore i ricordi di guerra e calmarne gli echi. E le donne blu, spalle aguzze e vita stretta, avevano bisogno di muri abbastanza forti per appoggiarci le spalle. «Voglio parlare della loro vita, voglio trovare il modo di farle uscire dall’ombra, di aprire le loro menti, di promuovere qualche buon cambiamento», ha detto l’artista. Shamsia vuole anche che il livello dell’arte sia più alto di quello della guerra, ma i musei d’arte a Kabul sono pochi, e pochi sono i visitatori. I graffiti disseminati per la città hanno risposto perfettamente alla sua esigenza: esposti agli occhi di tutti, non possono passare inosservati.



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Dipingere per strada a Kabul, soprattutto se l’artista è una donna, è rischioso. Benché vi siano persone che apprezzano il lavoro di Shamsia, ci sono anche gruppi che l’hanno accusata di sporcare i muri e che le hanno rivolto offese anche più gravi. Ha perciò deciso di adeguarsi a un nuovo stile di graffiti, che le garantisce una maggiore sicurezza. La giovane donna ha raccontato che ora fotografa i luoghi che le piacciono e modifica le immagini con programmi come Photoshop. A partire da questa base, esegue disegni digitali. Oppure, stampa un’immagine della strada e il graffito viene disegnato con il pennello. Poi lo scannerizza e l’effetto è quello di un graffito reale, anche se non lo è.
Shamsia Hassani ha esposto le sue opere anche in Italia, Germania, Svizzera e altri paesi. Dice che in futuro le piacerebbe collaborare con Banksy. Ha persino intitolato una serie Dreaming Graffiti in Collaboration with Bansky: i graffiti sono stati disegnati prolungando e completando quelli già esistenti dell’artista inglese. Sono i prodigi dell’arte, che uno possa lavorare con qualcuno che, nella realtà, non ha nemmeno mai visto.