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Dal rock comunista alla gloria di Dio La strana parabola di Lindo Ferretti

Dal rock comunista alla gloria di Dio La strana parabola di Lindo Ferretti
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Le sue invenzioni poetiche, ripetute in maniera ossessiva, hanno fatto da colonna sonora alle notti più movimentate della scena alternativa nazionale. Un manifesto di una new wave venata di punk e sperimentalismo, segnata dal pogo delle accelerazioni ritmiche, illuminata da quei testi iconoclasti eppure scultorei nella loro nettezza. Dalla triade di «Curami, curami, curami, solo una terapia» a «Io sto bene, io sto male, io non so dove stare. Non studio non lavoro non guardo la tivù, non vado al cinema non faccio sport». Fino a Emilia paranoica con quell’ermetico «chiedi a settantasette se non sai come si fa». Giovanni Lindo Ferretti, voce mitica dei Cccp prima, dei Csi (Consorzio Suonatori Indipendenti) e dei Pgr (Per Grazia Ricevuta) poi, stasera si esibisce al Druso di Ranica (ore 22.30, ingresso 18 euro).

Sessantenne, tornato con la madre anziana nella casa di famiglia a Cerreto Alpi, nell’Appennino tosco emiliano, dopo una vita nomade tra l’Emilia, la Mongolia e Berlino, è diventato cattolico. Da rocker comunista e «bestemmiatore di professione» a cantore della gloria di Dio. Per scelta ha rinunciato a Internet, al cellulare e a tutti i mezzi di comunicazione moderni. Non ha affatto rinnegato il suo passato, né tanto meno la sua personalità e la sua arte, ma da circa una decina d’anni a questa parte è un uomo nuovo. La sua ricerca spirituale, da principio fortemente attratta dalla cultura islamica, si è infine protratta fino alla guida teologico-cristiana dell’emerito papa Benedetto XVI, ai tempi ancora cardinale Joseph Ratzinger. Eppure, a fronte dello stupore e, in molti casi, della totale disapprovazione dei suoi fan, niente di quello che oggi è l’ex Cccp risulta, a un’attenta analisi, in totale, o per diversi aspetti finanche parziale, contraddizione con quello che egli fu e che di lui si impresse nella mente di intere generazioni di giovani italiani. Era infatti il 1989 quando il nostro Ferretti dichiarava, senza troppo tergiversare, la sua profonda vena religiosa: «Io ad ogni modo sono religiosissimo. Se mi aspetto che qualcuno mi dica qualcosa me l’aspetto da un uomo di religione, non me l’aspetto da un altro. Gli altri, ci ho pensato, non hanno niente da dirmi».

 

 

Nessun timore, però, per i fan della prima ora: il concerto che si vedrà stasera ricalca quello dei tour precedenti nella forma ma non nella sostanza. Ferretti si racconterà con le canzoni del suo repertorio solista ma anche con quelle dei Cccp-Fedeli alla Linea e dei Csi, con una nuova scaletta che comprende anche qualche brano tratto da Saga, il Canto dei Canti, ultimo album pubblicato. Sul palco con lui, come nei tour precedenti, due fedeli compagni di viaggio: Ezio Bonicelli e Luca A. Rossi, entrambi componenti degli Ustmamò, ad assicurare alle canzoni una nuova - e fedele allo stesso tempo - veste elettrica.
La tournèe prende il nome dal suo album del 2011: A cuor contento. Decisamente interessante la scaletta: Pons tremolans, Amandoti, Tu menti, Tomorrow, Mi ami?, Oh! Battagliero, Curami, And the radio plays, Maritima loca, Radio Kabul, Polvere, Occidente, Cupe vampe, Annarella, Del mondo, Guerra e pace, Brace, Barbaro, Per me lo so, Io sto bene. Poi, nel bis, Depressione caspica, Irata, Ombra brada, Emilia Paranoica e Spara Jurij.

Che settimana al Druso. Domani 17 dicembre al locale di Ranica arriva Tonino Carotone. Cantautore, clown, seduttore, uomo sopra le righe e oltre i limiti, figura vintage su una faccia senza compromessi. Il suo nome all’anagrafe è Antonio de la Cuesta. L’amico di Manu Chao, l’ospite di Celentano e l’autore di «Me cago en el amor» porta sul palco le suggestioni dei locali di Barcellona, Buenos Aires e Caracas da cui è passato negli anni. La scaletta si muove tra citazioni dei classici di Buscaglione, Carosone e Celentano, tra i ritornelli umoristici delle sue hit, tra cover del calibrio di «Un ragazzo di strada» e «Sono tremendo». In apertur la Cilena Paola Escobar. Inizio ore 22, ingresso 12 euro con consumazione.

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Martedì 20, a Ranica, serata in bilico tra musica e cabaret con i PanPers, da Colorado (Italia 1). Duo irriverente, alle prese con una scaletta fatta di parodie dei più grandi successi musicali italiani e internazionali. Tra momenti di improvvisazione e gag comiche, sotto la direzione di Paolo Ruffini. Accompagna i comici Andrea Pisani e Luca Peracino una band dal vivo composta da Claudia Campolongo, Ilaria Allegri e Ivano Vartuli, in arte BeKy. Ore 22, 15 euro.

Giovedì 22, infine, un batterista che ha suonato con Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Paolo Conte: Ellade Bandini. Un turnista dal curriculum incredibile: ha suonato in Io mi fermo qui di Donatello, Viaggio di un poeta e Vendo casa dei Dik Dik, Soleado dei Daniel Sentacruz Ensemble, Rumore di Raffaella Carrà, L’importante è finire e Ancora ancora ancora di Mina. Al druso suona jazz con il suo trio: lo accompagnano Joe la Viola al sax e Nik Mazzuconi al basso. Ore 22, ingresso 10 euro con consumazione.

In quanto a concerti non c’è da lamentarsi. Siamo cresciuti con un mito negativo: a Bergamo non c’è mai nulla da fare. Niente vita notturna, eventi culturali di un certo livello pochi (e sempre gli stessi), e soprattutto niente musica dal vivo. Probabilmente non è mai stato così. Sicuramente non abbiamo la stessa offerta di una metropoli come Milano (vicinissima, peraltro). Però la tendenza a piangersi addosso un po’ ce l’abbiamo. Se vedere il bicchiere mezzo vuoto vale come sprone a fare meglio, sia il benvenuto. Se diventa un refrain vuoto, perché «l’omo pe’ esse omo s’ha da lamentà», sfianca. Non è vero che a Bergamo non c’è niente da fare e soprattutto non è vero che non ci sono concerti. Anche la scena alternativa è coperta più che dignitosamente, grazie a un manipolo di imprenditori illuminati. I locali di riferimento sono ben noti: l’Edonè di Redona, il Druso di Ranica (e prima di Redona), il Joe Koala di Osio Sopra. Ma c’è una programmazione decisamente interessante anche al Circolino della Malpansata, al Tagliere di Nese, al Maite di Città Alta, al Clocktower pub di Treviglio. Più altro che non citiamo per mancanza di spazio. Se lunedì e martedì sera la programmazione latita, nel fine settimana abbonda. Scusate se è poco.

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