Si risveglia dopo 5 anni di coma Ora Giorgio Grena vuole giustizia
La sua entrata in scena e il suo «Ciao» in diretta nazionale a milioni di spettatori, è stato il momento più toccante del servizio dedicato ieri, 17 gennaio, dalla trasmissione di Rai Uno Tempo & Denaro, alla vicenda di Giorgio Grena, il 29enne bergamasco rimasto coinvolto il 15 maggio 2010, quando di anni ne aveva 22, in un terribile incidente sull'A4 Milano-Venezia, a Grassobbio, e risvegliatosi miracolosamente dopo quasi cinque anni trascorsi in stato vegetativo: «un caso rarissimo . ha ricordato da studio la conduttrice, Elisa Isoardi -; in Italia ce ne sono solo quattro e Giorgio è uno di questi».
Collegata in diretta dalla sua casa di Foresto Sparso, con l'inviato del programma Ivan Bacchi, la mamma del giovane ha raccontato la storia del figlio, partendo da quella maledetta notte, quando Giorgio non è rientrato a casa e non era raggiungibile al telefono, dai brutti presentimenti che gli fosse successo qualcosa di grave fino alle telefonata, alle 8.10 del mattino, da parte del la Polstrada di Seriate. «Mi hanno informato che Giorgio aveva avuto un incidente stradale come passeggero in autostrada» ha raccontato Maria Rosa Vigani, mentre in Tv scorrevano le immagini choc del sinistro. «Mi hanno detto di stare tranquilla, che non era niente, e invece, quando siamo arrivati, Giorgio era tutto intubato, era già in coma. L'abbiamo portato in Rianimazione, ci hanno detto che, se in cinque giorni la pressione cranica non si fosse abbassata, avrebbero dovuto operarlo, e così è stato. Anche dopo l'intervento, però, mio figlio aveva sempre queste febbri alte e i medici non davano mai speranze».
Contrariamente ai dottori e tutto il personale che lo curava, scettici in una sua possibilità di ripresa, la mamma fin dal primo momento ci ha sempre creduto. «Loro cercavano di portarmi alla realtà, ma io non ci credevo perché la mia realtà, la mia ferma convinzione era che Giorgio ce l'avrebbe fatta – ha continuato - Un giorno ho fatto notare a una dottoressa che Giorgio aveva fatto una lacrima. Secondo lei non era possibile, si trattava di una cosa spontanea; io invece ho sentito che era proprio una lacrima».
Sta di fatto che Giorgio viene portato a casa, pian piano inizia a riprendere coscienza finché il 31 marzo del 2015, quindi quasi cinque anni dopo l'incidente, dà una risposta effettiva a una persona che gli dice «Ciao Giorgio». «Era venerdì, è arrivata mia nipote e gli ha detto: “Ciao amico”. E lui ha risposto con un bel “ciao”. Per me è stata una cosa normale, perché ero sempre stata convinta che avrebbe ripreso coscienza. Io ci ho sempre creduto, anche se in quel momento tutti mi prendevano per pazza e mi invitavano a restare con i piedi per terra - ha ribadito mamma Maria Rosa, sorretta anche dalla fede -. Dicevo sempre alla Madonna: Mamma Maria, è mio figlio però è prima di tutto tuo figlio, non farlo soffrire».
Ma a raccontare meglio di tutti il miracolo è stato lo stesso Giorgio che alla fine del servizio è stato accompagnato dal papà in carrozzina davanti alle telecamere e ha detto più volte «Ciao» a tutti.
La storia di Giorgio, che resta comunque invalido totale, tuttavia, è anche un caso di profonda ingiustizia. «L'entità del danno subito da Giorgio è stato quantificato all'incirca in due milioni e 400 mila euro; purtroppo, però, il sinistro ha visto il coinvolgimento anche di un'altra auto e di altre persone, una delle quali è deceduta, e pertanto il massimale dell'assicurazione (2 milioni e mezzo, ndr) si è dovuto ripartire fra le parti coinvolte e Giorgio ha ricevuto un risarcimento sostanzialmente della metà di quello di cui avrebbe avuto diritto» ha spiegato in trasmissione Andrea Milanesi, direttore tecnico di Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari del giovane si sono affidati per ottenere giustizia. Qui non si tratta di un capriccio: Giorgio avrà bisogno di assistenza per tutta la vita, quel denaro che manca è fondamentale per tutte le cure e le terapie d cui avrà bisogno.
«Fin da subito tutto lo staff tecnico e giuridico di Studio 3A si è adoperato per approfondire questa situazione ed ha individuato alcuni profili di disparità di trattamento anche incostituzionali. Riteniamo che il Fondo Vittime della Strada, benché ad oggi la normativa non lo preveda, dovrebbe intervenire per coprire la differenza fino alla concorrenza quanto meno del massimale minimo di legge» ha concluso il dott. Milanesi, anticipando l'iniziativa che sta per essere intrapresa.
Studio 3a infatti ha deciso di chiedere comunque il risarcimento della somma mancante al Fondo di garanzia per le vittime della strada studiando una complessa azione legale “pilota” nei confronti della mandataria del Fondo, nella fattispecie Generali: Studio 3A si farà carico anche di tutte le spese di giudizio. Il Fondo, istituito proprio per garantire sempre il diritto al risarcimento, ha il compito di intervenire ogni volta in cui in un sinistro stradale viene coinvolto un mezzo non assicurato o non identificato, e agisce per mezzo di compagnie assicuratrici «designate», che cambiano a seconda della regione. Non si capisce tuttavia perché questa forma di tutela, sulla base dello stesso principio, non debba estendersi anche ai casi laddove la copertura assicurativa c'è ma non basta per tutti i danni: non a caso, tale previsione viene contemplata nel recente Ddl n. 2224 sulla responsabilità professionale del personale sanitario.
La causa, che sarà al centro del servizio unitamente alle condizioni del giovane, presuppone la dichiarazione di incostituzionalità dell'art. 283 del D.Lgs n. 209/2005, laddove non ha previsto che, tra l'11 maggio 2005 e l'11 giugno 2012, fosse posto a carico del Fondo il risarcimento del danno biologico permanente conseguente ad un sinistro stradale nel caso in cui il massimale assicurativo non fosse sufficiente a ristorare integralmente il danneggiato del danno subito: l'obiettivo è portare la questione all'attenzione della Corte Costituzionale, riservandosi anche di poter adire la Corte di Giustizia europea. Le date non solo casuali. La direttiva CEE dell'11 maggio 2005 aveva previsto l'innalzamento del massimale minimo a 5 milioni per sinistro, riconoscendo 7 anni di tempo agli Stati membri per adeguare l'obbligatorietà del nuovo massimale: all'epoca l'importo minimo di copertura era di appena un milione, del tutto inadeguato a risarcire integralmente i danni subiti dalle vittime dei sinistri, specie quelli gravi con ripercussioni sul diritto all'integrità della persona. L'Italia si è presa tutti e sette gli anni per adeguarsi ottemperando all'obbligo all'ultimo giorno, l'11 giugno 2012. Di riflesso, si è aperto un ampio periodo di vuoto di tutela delle vittime dei sinistri stradali, in particolare per quanti hanno subito gravi lesioni alla salute, attenuato solo in parte dal temporaneo innalzamento del massimale a due milioni e mezzo dal dicembre 2009.
Il giudice tutelare del giovane, con decreto del 18 luglio 2016 firmato dal presidente del Tribunale di Bergamo, Ezio Siniscalchi, ha autorizzato la madre a promuovere quest'azione legale, che sarà formalizzata ai primi di febbraio, per Giorgio e tutte le vittime e i danneggiati che scontano questa grave lacuna normativa.