Il giovane poeta del bergamasco

Francesco Nozza vive a Cologno al Serio, ha 24 anni e studia Storia e Critica dell’Arte a Milano. Nel 2013 ha scoperto la sua vocazione per la poesia e gli scioglilingua in bergamasco, una passione che l’ha portato per ben due volte sul podio del concorso Poesia dialettale bergamasca di Seriate.
L’approccio di Francesco alla scrittura dialettale ha origini molto particolari. Un bel giorno di quattro anni fa gli viene in mente, dal nulla, uno scioglilingua in bergamasco e, per evitare di dimenticarselo, decide di annotarlo. Quel gesto quasi casuale è per Francesco uno stimolo per incominciare a scrivere poesie in dialetto.
Al fine di non commettere errori, Francesco comincia ad apprendere la scrittura del bergamasco servendosi di internet e facendo riferimento al proprio intuito/orecchio. Privilegiando la fonetica e interrogandosi sul significato delle parole, riesce ad acquisire in tempi brevi maggiore padronanza linguistica. Questo suo talento deriva non solo da una sua inclinazione personale, ma anche dal contesto nel quale è vissuto: nella sua famiglia si parla principalmente italiano, ma senza tralasciare il bergamasco. Così Francesco fin da piccolo comincia a sviluppare interesse per il dialetto.
E, come tutti i nipoti sanno, nel caso si vogliano apprendere termini originali, fiabe e aneddoti folkloristici, ci si deve obbligatoriamente rivolgere ai nonni. Anche Francesco fa da sempre riferimento a sua nonna, la migliore maestra, non solo per imparare il dialetto, ma anche per soddisfare le sue curiosità terminologiche. Il rapporto con la nonna risulta allora fondamentale per il nostro giovanissimo scrittore: i confronti col bergamasco “stretto” della sua ava fanno in modo che gli risulti una scelta anacronistica ma, anche per questo motivo, affascinante e “viva”, in virtù proprio di questo stretto legame. Inoltre, preziosa per conoscere, dalla viva voce di chi lo usa tutto i giorni, i trucchi fonetici dell'idioma popolare. Tra le specificità del suono che affascinano Francesco troviamo la frequente aspirazione della lettera s che pertanto suona simile ad una h (utilizzata solamente in alcuni paesi della Bergamasca, come ad esempio Cologno al Serio). Il motivo della simpatia per questa peculiarità fonetica è la sensazione di arcaicità che ne deriva.
Scrivere in dialetto ha così spronato Francesco ad addentrarsi in questo intricato, ma stimolante, scenario vernacolare. La necessità di ampliare il suo lessico al fine di poterlo riversare praticamente, con nuove potenzialità espressive (tra cui l’importanza attribuita alla fonetica delle parole), nella scrittura lo ha portato a ricercare termini arcaici, anacronistici o quasi in disuso. Parole che utilizza per descrivere la natura e la campagna e l’autunno che, con le sue atmosfere crepuscolari nordiche, si rivela essere una delle sue principali fonti di ispirazione (oltre che alla musica black metal e ambient).
Intanto, per il futuro, Francesco ha tutta l'intenzione di realizzare un libro dove, oltre alle poesie e agli scioglilingua, inserire anche alcune sue illustrazioni a tema e magari un cd audio con la lettura delle poesie, al fine di facilitarne la fruizione. Per il momento, qui sotto vi lasciamo alcune delle sue opere, anche in traduzione.
Melgòt
Crèhh e vé ólt, melgòt doràt,
Stréa‘l tré ‘ndo che te stét,
Helvàdech zöch de fìi ‘ncrüsiàcc.
Mür incantàt, quarcia ol cör,
Streméhh la rànza che la ‘öl teàt,
Röhca spèhha de ü mónt profónt.
Granturco
Cresci e innalzati, granturco dorato,
Strega il terreno su cui giaci,
Selvatico gioco di fili incrociati.
Muro incantato, copri il cuore,
Spaventa la falce che vuole mieterti,
Scorza spessa di un mondo profondo.
Mórt dèl dé
Ön óter dé che l’ mör per pò rinàhh,
lèngua de hànch la hà htrèns e l’ imprègna
l’aria cól sò culùr cólt pò ‘ndèl frècc.
Öltem momèncc de éta i slìhha de dré ai mùcc,
töt a’l sa quàrcia de viöla e l’è pròpe
‘ndèla mórt dèl dé che ‘l tép a ‘l par de fermàhh.
Morte del giorno
Un altro giorno che muore per poi rinascere,
lingua di sangue si restringe e impregna
l’aria col suo colore caldo anche nel freddo.
Ultimi momenti di vita scivolano dietro ai monti,
tutto si copre di viola ed è proprio
nella morte del giorno che il tempo pare che si fermi.
Briscola
Quàter sègn, quaranta perle,
de dovrà col có, e a ‘ìga cül.
Disègn de ü tép indré,
de rè, dame e de ohtarée.
Carte misteriùse i ha quàrcia
‘ndèla tiramóla di hò röhche grìse.
‘Èns…pèrt…chi l’a’l sa?!
‘ndóma ‘l tép l’a’l savrà!
Àhh de cópe, che ta èdet mìa,
ciàpem coi tò haète e dam fürtüna.
Àhh de danér, issé pressiùhh,
invorbéhh i óter e fam dientà sciòr.
Àhh de hpàde, Excalibur bergamàhch,
sberlühh ‘ndèl cél e dàm la curùna.
Àhh de bahtù, nihhü ‘l ta htreméhh,
he ta strènze in mà…forse enzeró!
Briscola
Quattro segni, quaranta perle,
da usare con la testa e a aver fortuna.
Disegni di un tempo passato,
di re, dame e di osterie.
Carte misteriose si celano
nella ragnatela delle proprie scorze grigie.
Vincere…perdere…chi lo sa?!
Solo il tempo lo saprà!
Asso di coppe, che non vedi,
colpiscimi con le tue saette e dammi fortuna.
Asso di denari, così prezioso,
acceca gli altri e rendimi signore.
Asso di spade, Excalibur bergamasco,
luccica nel cielo e dammi la corona.
Asso di bastoni, nessuno ti spaventa,
se ti stringo in mano…forse vincerò!
Tèra prègna
Préda d’ór la hberlühh
hóta‘l mür de bórda.
Ràgn nìgher a’l cróda
dàla tiramóla de Galaèrna.
Hcorbàt de bréch a’l ihtremüda
ombrée chi róba pùra.
Tèra prègna la règna
’ndèl sò büligà de fùrme.
Terra pregna
Pietra d’oro luccica
sotto il muro di nebbia.
Ragno nero cade
dalla ragnatela di Galaverna.
Corvo di rupe starnutisce
ombre che rubano paura.
Terra pregna regna
nel proprio brulicare di forme.