Sgarbi ci va giù duro con la Carrara «Un allestimento di rara bruttezza»
Vittorio Sgarbi non ha mai nascosto di amare particolarmente la nostra città e la nostra terra. Spesso è stato nella Bergamasca a promuovere tesori nascosti, ma anche a denunciare quelli che lui, con poca diplomazia, definisce «scempi». Ad essersi meritate le ire del noto critico d'arte e volto della televisione nostrana, nell'ultimo anno, sono state diverse opere sorte in terra orobica: l'ampliamento del polo umanistico dell'Università di Bergamo all'ex Collegio Baroni («A pochi metri dall’Accademia Carrara, l’università, luogo del sapere, impone l’orrore. Sullo sfondo del parco, la Sovrintendenza e il Comune hanno accettato questa schifezza»); l'opera d'arte di Christo sulle acque del Sebino («The Floating Piers è una passerella verso il nulla»); più recentemente, i lavori del Comune ai parapetti delle Mura, polemica alzata proprio da noi di BergamoPost. Ora tocca niente meno che all'Accademia Carrara.
Martedì 14 febbraio, Sgarbi sarà ospite della pinacoteca cittadina per un incontro riguardante il patrimonio artistico italiano. Per l'occasione, il Corriere della Sera Bergamo lo ha intervistato e Sgarbi, come d'abitudine, non s'è nascosto dietro un dito, criticando apertamente i lavori di ristrutturazione completati ormai oltre un anno fa all'Accademia e, soprattutto, l'allestimento. «In termini estetici e di tutela del patrimonio, il museo presupponeva un restauro rigoroso, non di un architetto che si inventa vetrate - ha detto Sgarbi al quotidiano -. Dal primo giorno ho criticato l’intervento, pessimo, come è visibile dal parco di villa Piccinelli stretta tra due orrori: la nuova Università e la copertura del tetto della Carrara. L’allestimento è di rara bruttezza. Il vantaggio è la maggiore esposizione di quadri. Il resto mostra i limiti evidenziati subito. Dissi all’assessore Sartirani di chiamare il bravissimo arredatore Roberto Peregalli. Invece l’allestimento è frigido. Una commissione di museografi ha comandato sul potere politico. Ma se i politici sono illuminati devono fare altro. Visto l’allestimento modesto e i problemi strutturali, mi sembra sia stata un’impresa costosa e oggi discutibile».
Ora la Carrara è pronta ad aprire un nuovo spazio al pubblico: la Barchessa di destra, dove si vorrebbero tenere delle esposizioni temporanee. Al riguardo, il critico d'arte ha le idee molto chiare: «A Gori dico di fidarsi di me e di chiamare Peregalli, chiedendo conferma a Fabio Fazio, che gli ha fatto arredare casa sua. Se opta per altri avrà un’esaltazione dell’architetto e una sconfitta della capacità espositiva, che richiede delicatezza e una certa atmosfera». Non è la prima volta che Sgarbi punta il dito contro gli archetti, troppe volte, a suo parere, eccessivamente egocentrici nel momento in cui mettono mano a edifici storici o luoghi dell'arte italiana snaturandoli per dare puro sfoggio del proprio talento. Non sempre, però. Proprio Sgarbi, infatti, il luglio scorso s'è detto molto fiducioso circa il progetto di recupero dell’ex cotonificio Benigno Crespi, meglio noto come l’ex fabbrica di Crespi d’Adda. Accompagnato da Arialdo Ceribelli, Giorgio Ghilardi e dall'architetto Mauro Piantelli, Sgarbi visitò il noto sito patrimonio dell'UNESCO e fu messo al corrente dei progetti di rilancio dell'area. Nell'occasione, disse che riportare in vita l’ex cotonificio è l’opzione migliore, onde evitare che «menti deboli facciano operazioni architettoniche basate su deliri che non abbiano niente a che fare con questi luoghi. Qui c’è un rapporto tra luogo e natura, tra luogo e persone. Un architetto che invece realizza qualcosa di nuovo, pensa al Giappone, agli Stati Uniti. Ti porta lontano da dove sei, mentre qui siamo esattamente dove dobbiamo essere. Per questo l’operazione di Percassi è gravida di futuro. Io credo che, anche in tempi abbastanza rapidi, questo luogo da rovina diventerà invece prospettiva aperta verso orizzonti nuovi. Sarà un punto di riferimento essenziale. Non c’è che il futuro per quest’area, il passato è finito».
L'intervista al Corriere di Sgarbi si chiude con un richiamo alla mostra su Raffaello, incentrata sul San Sebastiano, che a fine 2017 si terrà proprio all'Accademia Carrara: «Nel 2020 ci sarà un grande affollamento, cadendo il cinquecentesimo della morte di Raffaello, e qualsiasi iniziativa sarà destinata al fallimento - afferma senza mezzi termini il critico -. Che Bergamo faccia una mostra su un quadro è una mossa intelligente per richiamare gente. E averla pensata un paio di anni prima dell’anniversario garantisce un margine di sicurezza per ricevere prestiti senza entrare in collisione con altre mostre. Però Sanzio c’entra poco con Bergamo. Avrei organizzato una mostra Raffaello-Lotto, agganciando l’esperienza bergamasca del veneziano frutto dell’incontro con Raffaello. Ma se non fanno una buona propaganda la mostra sarà un insuccesso». Chi vivrà, vedrà.