Omicidio di Seriate, l'arma trovata è «astrattamente compatibile» (cioè?)
Sembrava cosa certa, e invece... Negli uffici di Piazza Dante, il pm Laura Colucci attendeva da diversi mesi che il medico legale Andrea Verzelletti desse il verdetto sulla compatibilità del cutter rinvenuto ad ottobre in quel di Seriate e la ferita alla gola che il 26 agosto uccise Gianna Del Gaudio, l'ex insegnante di 63 anni uccisa nella sua abitazione in piazzetta Madonna delle Nevi. Ma tutto faceva supporre che non ci fossero dubbi al riguardo: la presenza di sangue della vittima e di diversi elementi che riconducevano all'abitazione della donna rivenuti nello stesso sacchetto in cui era contenuto anche il cutter rendevano la "certificazione" del medico legale pura formalità. E invece... «Astrattamente compatibile con le ferite», così ha scritto Verzelletti nella sua relazione. Detto più semplicemente: l'arma potrebbe anche essere quella del delitto, ma da sola non basta a incastrare qualcuno perché manca la certezza.
In Procura si sperava che il cutter desse finalmente agli investigatori una vera e propria prova in grado di portare a un assassino al momento ancora senza nome, e invece la relazione del medico legale aggiunge soltanto un altro indizio ai tanti finora raccolti, nessuno però decisivo. A far comunque ben sperare pm e Carabinieri del reparto operativo di Bergamo c'è il fatto che il sangue trovato sull'arma è certamente (quello sì) quello della Del Gaudio, ma non si può escludere che la donna si fosse ferita con il taglierino in precedenza. In tal senso, la relazione di Verzelletti aiuta almeno a tenere aperta l'ipotesi che quella sia proprio l'arma del delitto.
Cosa resta allora in mano all'accusa? Il Dna trovato sulla lama del cutter coperta dal manico. Da questa minima traccia, i Ris di Parma sono riusciti ad isolare un profilo genetico parziale che, secondo l’accusa, ricondurrebbe ad Antonio Tizzani, il marito della vittima e finora unico indagato, seppur a piede libero. È molto probabile che sia proprio questo l'elemento su cui la Procura costruirà la propria tesi accusatoria, ma la difesa dell'ex ferroviere 68enne ha sempre sottolineato come «il profilo ha delle difficoltà interpretative» di non poco conto. Ad affermarlo, come scrive L'Eco di Bergamo, Giorgio Portera, genetista del Dipartimento di biologia e genetica per le scienze mediche dell’Università degli Studi di Milano e consulente di parte per Tizzani. Neppure il successivo test compiuto su quel frammento di Dna, avvenuto alla presenza anche dell'avvocato e del consulente di parte di Tizzani, avrebbe dato risposta a tutte le domande, ci tiene a sottolineare la difesa. Ma l'accusa sembra non avere dubbi. Ora si attende che i Ris consegnino in Procura anche i risultati dei restanti accertamenti compiuti sul cutter e la speranza del pm è che da questi esami arrivino ulteriori indizi utili.