Berisha, il portiere che ama volare

È il portiere della terza difesa della Serie A, eppure di lui si parla poco. Non regala scatti memorabili ai fotografi ma Etrit Berisha, estremo difensore dell’Atalanta e della Nazionale albanese, è sempre molto efficace. Lo abbiamo incontrato e abbiamo cercato di conoscerlo un po’. Una pecca? Non ha ancora assaggiato i casoncelli.
Etrit Berisha, come sta vivendo questa stagione?
«Sono molto contento. All’inizio le cose da sistemare erano tante, ma dalla gara contro il Napoli nel girone di andata tutto è cambiato. Quel giorno non prendemmo gol e abbiamo svoltato. Siamo riusciti ad aumentare il livello delle prestazioni singole e la voglia di essere protagonisti in campionato ci aiuta a dare sempre il cento per cento, in ogni sfida. È importante, anzi determinante».
È arrivato l’ultimo giorno e ha esordito a Cagliari, nella partita peggiore della stagione, facendo comunque bella figura. Non ha pensato: “Ma chi me l’ha fatto fare”?
(Ride, ndr) «È vero, nelle prime giornate avevamo molti problemi e abbiamo preso un sacco di gol. Ero scontento e deluso. Ricordo che durante l’esordio a Cagliari vedevo gli avversari sbucare da tutte le parti, mi sono chiesto se stavo giocando con i sardi o con il Barcellona. Pian piano abbiamo capito dove sbagliavamo e ci siamo corretti. Tutti insieme».
Come ci siete riusciti?
«La squadra non andava bene, le altre iniziavano a vincere e noi invece non ci riuscivamo. Tra Crotone e Napoli dal punto di vista mentale abbiamo svoltato. Ogni giocatore è migliorato ed è cresciuto, tutta la squadra ne ha tratto beneficio e domenica dopo domenica siamo arrivati alla bellissima realtà di oggi».
A livello di club, è il momento più bello della sua carriera?
«Direi proprio di sì. La società Atalanta, il mister e i compagni mi hanno sempre fatto sentire la fiducia e questo per un portiere, soprattutto per me, è fondamentale. Ho sempre cercato di lavorare al massimo in ogni situazione, e percepisco la spinta di tutto l’ambiente, la voglia di sognare e di continuare a vincere per portare in alto l’Atalanta. Tutto questo è qualcosa di veramente fantastico».
Lei in campo sembra sempre molto tranquillo.
«In campo devo essere bravo a parare, attento a dare una mano ai compagni e anche nello spogliatoio cerco di farmi sentire il giusto e nei momenti che servono. Non sono un portiere appariscente, non sto a pensare ai fotografi o alle telecamere e nemmeno mi interessa farmi vedere. È il mio carattere, sono un tipo tranquillo e mi concentro solo a quello che devo fare in campo».
Il numero delle sue parate cala di giornata in giornata.
«Le partite più complicate per un portiere sono quelle in cui per tanti minuti non hai nulla da fare. Ci sono state gare così anche recentemente, penso a Palermo e Crotone, ma pure ad altre, e non è affatto facile. Tutto sta nella concentrazione, se sei dentro la partita è normale reagire bene a poche sollecitazioni: contro la Fiorentina, ad esempio, ho fatto quasi solo quella parata su Tello nel primo tempo. In Serie A difficilmente arrivano dieci tiri in porta in sequenza, ma un bravo portiere, e non parlo ovviamente di me ma in generale, deve essere sempre sul pezzo».
Come si lavora con davanti Toloi, Caldara, Masiello e Zukanovic?
«Ci troviamo molto bene, ogni giorno di più. Recepiamo le indicazioni del mister, ci muoviamo da reparto e siamo coesi, ognuno sa bene quello che deve fare e in campo la domenica riusciamo a dimostrarlo. Speriamo di continuare così».
C’è un compagno che l’ha sorpresa più altri?
«Rafael Toloi. Non lo conoscevo prima di venire a Bergamo e devo dire che mi ha stupito per le sue caratteristiche e per come si muove in campo».
La parata più bella che ha fatto quest ’anno?
«La più difficile penso sia quella che ho fatto contro Milik nel girone di andata. Si è girato in un attimo, ha concluso forte e preciso: ci sono arrivato in tuffo, mi è piaciuta molto».
È stata difficile anche perché lei è molto alto.
«Lavoro ogni giorno per migliorare, con il preparatore Massimo Biffi si cerca di crescere e anche se sono alto 194 cm non è detto che io non debba parare bene a terra. Da quando sono arrivato spesso ci siamo concentrati sui fondamentali da correggere e credo che sono riusciti ad alzare un po’ il livello: sono migliorato, questo è molto importante per me».
Che dice, ci andiamo in Europa?
«Sì, io ci credo molto. Sarebbe una cosa grandiosa per tutti. Quando vado in giro per Bergamo vedo tifosi entusiasti ovunque e vogliono fortemente questa qualificazione. Abbiamo tutte le possibilità di farlo, non abbiamo mai vinto grazie alla fortuna ma solo perché abbiamo un bel gioco e creiamo tante occasioni: la realtà è positiva e mi dà davvero grande fiducia».
Com’è il suo rapporto con i tifosi?
«Bellissimo. Devo dire che sono rimasto sorpreso da una cosa: avete un amore assoluto per questa maglia. I tifosi sentono l’Atalanta come qualcosa di personale, un pezzo di cuore. È un sentimento che vive dentro di voi».
Che ragazzo è Berisha fuori dal campo?
«Ho la passione per il volo. Ogni tanto, quando ne ho la possibilità, vado da un amico pilota a Roma e facciamo qualche giro sopra i cieli di Roma e mi diverto molto».
Cosa le piace di più di Bergamo invece?
«Città Alta, senza dubbio. Quando voglio rilassarmi e stare tranquillo ci vado con la mia fidanzata e passeggiamo, è veramente molto bella».
E a tavola? Come va con i casoncelli?
«Non li ho mai assaggiati...».
Come? Dice seriamente?
«Mi hanno detto che sono molto buoni ma sono un po’ pesanti. Però conto di farlo presto. Oltre a quelli comunque avete ottimi piatti a base di carne, la polenta è buonissima e quella l’ho mangiata» (ride, ndr).
Una curiosità: lei in Svezia lei calciava anche i rigori.
«È vero, è successo un paio di volte, anche in occasioni molto importanti. Ma qui la cultura è diversa e se un attaccante ha bisogno di fare gol, quella è una soluzione importante. In Svezia il mister mi vide calciare in allenamento e mi affidò anche rigori importanti. È stato bello e gratificante».
Qui è Kessie il più bravo a calciarli?
«Devo dire che lui è bravo, li calcia molto bene. Ce ne sono anche altri, Grassi ad esempio è un altro che quando si presenta sul dischetto si fa rispettare. Non ci siamo mai sfidati, penso solo a pararli per ora».
Quale sarà il suo futuro? Lei è a Bergamo in prestito con diritto di riscatto.
«Non ne abbiamo ancora parlato, credo che lo faremo il mese prossimo, insieme alla società e con la Lazio. Adesso sinceramente non ci penso, sono concentrato sul campo. Siamo in piena corsa, vogliamo portare fino alla fine il sogno europeo. Posso dire che mi sto trovando molto bene, sia con le persone che con le strutture che ci sono qui a Zingonia».