11 tonnellate di esplosivo

Trump e la superbomba sull'Isis Proprio come House of cards

Trump e la superbomba sull'Isis  Proprio come House of cards
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A chi ha seguito House of Cards, una delle serie tv di maggior successo di sempre, sembrerà di trovarsi davanti un film già visto. E potrebbe quindi davvero inquietarsi, perché la realtà sembra seguire la fiction. Nell'ultima puntata della quarta stagione (la quinta è in arrivo) Frank Underwood, presidente degli Stati Uniti, sotto assedio nel suo Paese, decide con una mossa a sorpresa di dichiarare guerra allo stato islamico. Cosa succeda dopo quella fuga in avanti non è far sapere perché è solo nella testa degli strateghi sceneggiatori. Certo per Underwood sarà difficile fare marcia indietro.

 

 

Se dalla fiction passiamo alla realtà, le analogie certo non mancano. Al centro della scena c'è un presidente eletto a sorpresa avendo tutti gli organi di informazione schierati contro (anche Frank Underwood era nel mirino dei grandi organi di informazione). Dopo il trionfo elettorale Trump si è trovato in gravi difficoltà interne, anche per la sua scarsa esperienza politica e così tatticamente ha aperto un fronte sul quale ha trovato il consenso immediato degli americani e ha messo fuori gioco temporaneamente i suoi nemici (vedi in particolare il New York Times). Trump in campagna elettorale si era quasi dimenticato della politica estera. Aveva addirittura rimproverato il suo predecessore repubblicano George W. Bush di aver commesso un terribile errore con la guerra in Iraq e aveva detto che su Siria e Nord Corea bisognava andare al più presto alle trattative senza tenere quei fronti pericolosi aperti.

 

 

Nell'arco di pochi giorni Trump ha ribaltato la sua strategia: prima ha sparato 59 missili Tomahawak su una base governativa siriana, poi ha scatenato contro i ribelli in Afghanistan la potenza della "bomba madre", il più potente ordigno non nucleare: il Gbu-43 massive ordnance air blast bomb (moab), contenente 11 tonnellate di esplosivo. Questa bomba non era mai stata usata prima d'ora. Si è trattato di un avvertimento alla Corea del Nord che nei prossimi giorni, secondo quanto minacciato dallo stesso regime, dovrebbe fare un nuovo esperimento nucleare. «Un grande evento è vicino», hanno lasciato trapelare fonti di Pyongyang. Per questo Trump, secondo quanto ha riferito l'emittente americana NBC, ha già fatto posizionare due cacciatorpediniere Arleigh Burke in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk (che hanno una gittata di almeno 1.500 chilometri) al largo delle coste della Corea. Il presidente ha anche ordinato alla squadra navale di attacco, guidata dalla portaerei a propulsione nucleare Carl Wilson, di avvicinarsi alle acque coreane. «Se gli Usa vogliono, andremo alla guerra», è stata la risposta delle autorità nordcoreane.

 

https://youtu.be/RaiKodpkw00

 

Insomma il gioco si fa pesante e Cina e Russia («Serve moderazione», raccomandano da Mosca) iniziano a guardare con preoccupazione la determinazione di questo presidente che, a suo dire, avrebbe dovuto occuparsi poco del resto del mondo, per mettere tutti gli sforzi sulla ripresa dell'economia e della forza americana. Ma è probabile purtroppo che le due questioni non siano affatto in alternativa. E che puntando sulle armi anziché sulle trattative si alimenti una delle industrie traino per gli Stati Uniti: quella delle armi.

Negli arsenali americani c'è una bomba non nucleare ancor più potente della "bomba madre". È la GBU-57A/B Massive Ordinance Penetrator (Mop), conosciuta come "Big BLU". Concepita per far saltare i più impenetrabili bunker sotterranei, non è mai stata usata. Nelle basi del Missouri ce ne sono 16. Cosa accadrà nella prossima puntata?

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