Uno studio londinese

Quali sono i tratti del volto che ereditiamo di più (e come)

Quali sono i tratti del volto che ereditiamo di più (e come)
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«Si assomigliano come due gocce d’acqua». Quante volte lo abbiamo sentito dire? Sbagliando, perché questa affermazione è falsa, o meglio non veritiera al 100 per cento. Un recente studio scientifico del King's College di Londra, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, avrebbe infatti dimostrato che solo alcuni tratti somatici, e in specifiche parti del viso, possono essere ereditati, anche in caso di gemellarità omozigote. Questo significherebbe che le persone solo presumibilmente sono identiche, ma che in realtà i loro visi, seppure molto simili, possono differire in minime particolarità, non facilmente percepibili dall’occhio umano.

 

 

Certo, a volte si somigliano. Ma solo per alcuni tratti del viso. Infatti la ricerca ha messo in evidenza che esistono dati somatici che più di altri possono essere trasmessi da padre in figlio. E questa impronta genetica di familiarità si rapporterebbe in maniera particolare e più di frequente alla fossetta sottonasale, cioè la zona sopra le labbra scientificamente chiamata prolabio, così come a quella sotto il labbro inferiore, alla punta del naso, agli zigomi e all'angolo interno degli occhi. Lo hanno scoperto un gruppo di ricercatori inglesi dopo avere scansionato e ricostruito in modelli in 3D, quindi capaci di cogliere anche il particolare, i volti di quasi mille gemelle omozigoti, ovvero con il Dna identico al 100 per cento, e eterozigoti, cioè con un’elica somigliante soltanto al 50 per cento. Poi, grazie a un software molto avanzato, è stato possibile mappare i tratti del volto, identificando quelli che più di altri esprimevano una somiglianza famigliare, arrivando così a selezionare i geni responsabili della trasmissione di stessi dati somatici.

 

 

La mappatura del volto ha fornito due chiare informazioni. La prima che, non casualmente ma scientificamente, la somiglianza in linea generale può essere ricondotta soprattutto a parti del viso intorno agli occhi, al naso e alla bocca. E, in secondo luogo, che anche in caso di gemelli non è possibile parlare di somiglianza al 100 per cento. Infatti solo presumibilmente sarebbero identici, perché sui loro volti sarebbe possibile rilevare minime differenze che la nostra vista non riuscirebbe a cogliere. Come è spiegabile questo fenomeno?  Trova ragione nel fatto che nei visi di gemelli omozigoti sono dominanti i tratti ereditari, quelli cioè uguali a entrambi e che quindi saltano immediatamente all’occhio, facendo sfuggire le impercettibili differenze.

Lo studio potrebbe comunque avere interessanti applicazioni, seppure siano ancora tutte da definire. Le premesse farebbero pensare che la scoperta di queste mappe potrebbero aiutare scienziati e ricercatori a studiare quei geni responsabili di eventuali anomalie del volto, legate a difetti genetici. Ma per questo traguardo ci vorrà ancora un po’ di tempo.

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