Sulle tracce dei Baschenis in città
È vero che questo è l’anno di Evaristo, a quattrocento anni dalla nascita (1617-2017), ma il curato della chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Bergamo fu solo l’ultimo pittore di una stirpe secolare di frescanti che prese origine dai monti dell’alta valle Brembana e che approdò in città e nell’hinterland già a partire dal Quattrocento. Molti sono i luoghi e i siti in cui li potremmo rintracciare, sia pubblici che privati, esponenti sia della dinastia di Cristoforo che di Lanfranco. Ma, se dovessimo selezionare i maggiori cantieri cittadini, potremmo conoscere più da vicino gli antenati del pittore che ideò il sottogenere pittorico di natura morta con strumenti musicali: si va da Angelo a Pietro, da Cristoforo il Vecchio al Giovane, da Simone I a Simone II, senza dimenticare altre validissime maestranze, sicuramente imparentate con i maestri d’Averara, ma che assunsero altri cognomi, perché figli di una sorella, di una figlia o di una delle ultime nipoti dei Baschenis senior.
Bergamo Alta
Biblioteca Civica Angelo Mai
Sala del Minor Consiglio, ora Sala Tassiana
Una polizza di pagamento del 1615 attesta l’attività di Pietro (1613-1630), che realizzò interventi decorativi su volte e pareti di alcuni locali, tra cui la Sala del Minor Consiglio e quella inerente il cancelliere. Molte porzioni purtroppo sono state ridipinte o manomesse da altri artisti, tra cui Vincenzo Bonomini - l’autore dei macabri di Borgo Canale - compromettendone per sempre la leggibilità, non così dettagliatamente descritta nei singoli soggetti e apparati dalle fonti. In Sala Tassiana, negli angoli della volta tagliata a padiglione, vi sono girali con elementi fitomorfi e zoomorfi: trattasi di uccelli con nastri nel becco, affiancati da figure retoriche quali Silenzio, Sincerità, Tolleranza, Benignità, Eloquenza e Provvidenza. Al piano superiore, negli appartamenti occupati fino a qualche tempo fa dal custode, campeggiano gli stemmi di alcuni cancellieri e dei riquadri con didascalie, che svolgono la funzione di moniti contro la pigrizia e i piaceri della vita, al fine di sollecitare all’operosità che richiede doverosamente la funzione pubblica.
Chiesa Santa Grata Ad Columnellis
Presbiterio
È di nuovo Pietro il protagonista nella chiesa delle monache benedettine di clausura, visto che i suoi affreschi ornano la volta del presbiterio e in parte anche la conca dell’abside. Gli episodi, in numero di sei, sono tutti dedicati all’antologia mariana: Nascita della Vergine, Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al tempio e Incoronazione, che chiude il ciclo nel centro della volta. A contornare i singoli dipinti a fresco provvidero gli stuccatori luganesi Porta, con cui Pietro si imparentò sposandone per interesse la figlia e la sorella Clara: ma le mosse dell’artista non ebbero i frutti sperati, figli a parte, dato il basso numero di commesse spuntate e il sopraggiungimento della peste che se lo portò via.
Anche nella chiesa ipogea, riservata alla sola clausura, vi sono altri suoi interventi, che vedono raffigurati San Barnaba e San Viatore, rispettivamente coloro che hanno introdotto il Cristianesimo a Bergamo e concluso i lavori per la costruzione della basilica alessandrina.
Bergamo Bassa
Convento di Santa Maria Matris Domini
Chiesa, via Locatelli
In omaggio all’Ordine domenicano e alla Vergine è presente nella volta del presbiterio della chiesa un intervento composto da tre medaglioni affrescati, incorniciati da stucchi, probabilmente ancora riferiti alla parentela acquisita dal pittore. I soggetti mariani sono la Presentazione al tempio e la Visitazione, dal timbro cromatico similare ai precedenti, mentre nel centro si staglia radiosa la Gloria di San Domenico. Sempre in vani inaccessibili al pubblico, proprio per la clausura, sono state rintracciate una Madonna con i santi Caterina, Margherita, Benedetto, Scolastica e Francesco: fanno capolino da una lunetta del secondo chiostro interno, posta sopra la porta d’ingresso al vecchio laboratorio. Ma chissà quant’altro cela nei suoi antri quel monastero, considerando il corpo di fabbrica, il museo annesso e tutte le sue pertinenze.
Convento di San Benedetto
Chiostro Minore, via Sant’Alessandro
Qui si incontra un altro Baschenis, Cristoforo Il giovane (documentato tra il 1561 e il 1626), allievo dell’omonimo zio, detto a tal fine “Il vecchio”, e compagno di bottega del ben più noto e dotato Giovan Paolo Cavagna. La datazione dell’intervento pittorico (1597) è chiaramente leggibile sull’architrave della porta del chiostro minore (affettuosamente detto dai più “il chiostrino”), opera del ben noto Pietro Isabello, il primo che s’incontra entrando da via Sant’Alessandro. Il ciclo è dedicato al patriarca e si divide in quattordici lunette, che ne raccontano i miracoli. Nelle scene Benedetto è sempre accompagnato dai monaci suoi confratelli, come a voler sottolineare l’importanza della vita comunitaria in monastero a vantaggio di devoti e credenti. Molto interessanti inoltre sono i motivi a grottesche presenti paradossalmente nel chiostro, che danno un tocco di eleganza e di fantasia all’insieme degli affreschi bascheniani, oggi smunti e bisognosi di restauro.
Casa Bonoreni
Via XX settembre
Oltre allo shopping forsennato in via XX, dedichiamo uno sguardo anche agli interni di negozi ed empori, che sovente ci riservano sorprese impensate, visibili anche dalla strada. È il caso dell’attività commerciale ubicata tra il corso e il vicoletto delle Macellerie, che sulla volta della sala, già casa Bonoreni, ospita un ciclo dedicato al mito di Ercole, voluto dal proprietario e committente, membro del consiglio cittadino e della scuola del Santissimo Sacramento della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna. Il messaggio osanna la prudenza e il coraggio, da cui derivano onore e gloria. Datato 1604 e opera sempre di Petro vede susseguirsi attorno alla volta L’apoteosi, Ercole e l’idra, Ercole trionfatore di mostri, Ercole e la Fama, Ercole e il leone Nemo. Negli angoli ci sono quattro imprese e altre due in piccole medaglie tra gli ovati.