Il cliente non ha sempre ragione

Il cliente ha sempre ragione. Sarò sincero, ho sempre trovato questo detto un po’ troppo borghese. Mi è sempre risuonato come eccessivo lassismo nei confronti del cliente, ma soprattutto nei confronti del ristoratore stesso e dei suoi collaboratori.Che arriva poi a giustificare, in nome dell’incasso, comportamenti non giustificabili o, anzi, vere e proprie maleducazioni. E peggio di tutti sono quelli che se ne approfittano, invocandolo all’alba di un attrito.
Tra l’altro, si tratta spesso di una gentilezza che prende i toni di una farsa, con il titolare che accorre per mazzuolare uno sprovveduto sottoposto, salvo poi sussurrare all’orecchio dello stesso: «Massì, quello un cafone!». Un rassegnato permissivismo, in nome del portafoglio pagante, che finisce per sminuire la qualità della ristorazione e incentivare un modus operandi non sempre dignitoso.
Come non ho mai capito chi giustifica questo motto d’altri tempi rincuorandosi, sotto la giustificazione, un po’ capitalistica, del ristoratore come imprenditore e del ristorante come azienda. Insomma, buttandola tutto sul lato commerciale. Peccherò di romanticismo, sicuramente, ma io sono convinto che per fare da mangiare per gli altri serva anche un po’ di vocazione e non solo spirito imprenditoriale. Perché il ristorante non è una catena di montaggio, ma qualcosa che si avvicina di più a uno spettacolo teatrale dove ognuno ha il suo compito. Gli artisti su un palco tollererebbero forse uno spettatore che disturba o irrispettoso di quel che va in scena solo perché ha pagato l’ingresso alla commedia? È questione di civiltà, non di business.
Ma forse molti si sono dimenticati, e alcuni proprio non lo hanno mai saputo, che servire non è sinonimo di servilismo. Propongo una variazione: il cliente ha sempre ragione…fin quando non ha torto.