Italia Nostra e Associazione dei Colli

Un vigneto di qualità in Città Alta proprio sul Colle San Michele

Un vigneto di qualità in Città Alta proprio sul Colle San Michele
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Foto Bergamopost/Mario Rota

 

«Il terreno è di circa un ettaro; duemila e quattrocento metri quadrati erano già dedicati al vigneto. Un vigneto in un posto straordinario. Vogliamo farlo rivivere, sarà il vigneto della città, sarà il vino di Bergamo: l’obiettivo è produrre duemila bottiglie di alta qualità». Gigi Brozzoni parla davanti a un bicchiere di bianco in questo pomeriggio d'estate. È un grande esperto di vini e vitigni, degno erede di Luigi Veronelli: ha realizzato la proposta di Italia Nostra per restituire a Città Alta il suo vigneto. Dice Serena Longaretti di Italia Nostra: «Appena si esce da Porta Sant'Agostino ci si trova davanti la fontana e il colle di San Michele. Il versante che scende verso porta Sant'Agostino e le Mura era coltivato fino al 2007, faceva parte della realtà agricola urbana». Il terreno rientrava nelle proprietà delle Suore del Buon Pastore che gestivano un convitto per suore anziane e un altro per studenti; quando le suore se ne andarono, il terreno passò all’immobiliare Castello, legata alla Diocesi.

 

I terrazzamenti

 

Dice Gigi Brozzoni: «Dopo la morte dell’anziano contadino, i terreni sono stati abbandonati. Il fatto è che in dieci anni, senza cura da parte dell’uomo, i terrazzamenti franano, i vitigni inselvatichiscono; si tratta di cinque terrazzamenti sorretti da muri a secco, con viti coltivate a spalliera, alta circa un metro e ottanta centimetri. Per il nuovo progetto sarà necessario eliminare le poche viti rimaste e tutte le piante e cespugli che nel frattempo sono cresciuti spontaneamente. Bisognerà restaurare i muretti a secco e arieggiare i terreni».

Il progetto è sostenuto anche dall’Associazione Città Alta e Colli di Bergamo. Dicono Nino Gandini e Gabriella Gelmo Duse: «È una saggia idea quella di ripristinare quello che già c’era, anche se oggi può sembrare bizzarro avere un vigneto nel cuore di Città Alta. In realtà non si fa altro che riaffermare la storia e andare incontro a una necessità ribadita anche dalla legge regionale che ha istituito la “Banca della terra”, con il monitoraggio e l’invito a riutilizzare i terreni incolti. I Colli di Bergamo ne hanno un gran bisogno. Si consideri che nel 1978 venne istituita la Cooperativa dei Colli con sessantasette coltivatori diretti: oggi sono scesi a sei! La cooperativa aveva come marchio un cespo di scarola disegnato da Pic Cortesi, che era un bravo pubblicitario e vignettista». Nino Gandini fu tra i fondatori della Cooperativa dei Colli. Dice: «C’erano diverse belle realtà agricole che oggi non ci sono più, penso per esempio alla cascina dei Nessi nella via alle Case Moroni. Il paesaggio agrario fa parte della tradizione dei nostri colli, dobbiamo cercare di salvarlo, è un elemento importante anche considerando l’impegno per il riconoscimento delle Mura e delle fortificazioni veneziane come patrimonio dell’umanità».

 

Il colle con la fontana costruita dai veneziani

 

Il «vigneto delle suore» aveva sempre prodotto del buon vino; sul colle è presente un caseggiato, metà occupato dalla piccola abitazione del contadino e metà adibito a cantina. L’impianto delle coltivazioni sembra ottocentesco mentre si ritiene che l’ultima sistemazione dei terrazzamenti risalga agli Anni Cinquanta. Ma quali saranno i protagonisti della proposta? Spiega Serena Longaretti: «Ci siamo rivolti alla cooperativa Oikos che già si è occupata del ripristino agricolo della Val d’Astino; abbiamo interpellato l’immobiliare Castello e l’amministrazione comunale; Italia Nostra con Gigi Brozzoni ha preparato il progetto. L’immobiliare Castello si è detta interessata anche perché il vigneto renderebbe valore alla proprietà; l’amministrazione comunale potrebbe fare del “Vino di Bergamo” un fiore all’occhiello».

Nel progetto di Brozzoni è previsto l’impianto di vitigni particolari, resistenti ai parassiti senza bisogno di utilizzare veleni e fitofarmaci. Spiega: «È un vitigno che proviene da ricerche avviate in Germania negli Anni Trenta mediante incroci microbiologici (non si tratta di Ogm): i primi risultati concreti risalgono agli Anni Novanta». Il vigneto di Città Alta potrebbe venire affiancato da un secondo, piccolo appezzamento di terreno, dietro l’Accademia Carrara, di proprietà del Comune: sarebbe il vino degli artisti!

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