Esami bloccati

Lo sciopero dei prof universitari Com'è la situazione a Bergamo

Lo sciopero dei prof universitari Com'è la situazione a Bergamo
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Università a esami bloccati. Rischia di iniziare in salita l’anno di migliaia di studenti che hanno passato buona parte del mese di agosto per sfruttare la sessione che avrebbe dovuto prendere il via oggi. Ma 5500 professori hanno tenuto fede alla minaccia e scendendo in sciopero annullano di fatto gli esami. La lettera in cui si annunciava lo sciopero, previsto per lo spazio di un appello tra il 28 agosto e il 31 ottobre, era stata firmata da Carlo Vincenzo Ferraro, professore del Politecnico di Torino, in qualità di coordinatore. A lui si sono aggiunti altri 5.443 professori e ricercatori universitari di 79 sedi universitarie e enti di ricerca italiani. È nato anche un “movimento”, il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria», un comitato promotore spontaneo di ricercatori e professori, che si è impegnato a invitare i colleghi a unirsi alla mobilitazione.

 

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La questione degli stipendi. Qual è il motivo della protesta? Molto semplice: il problema sono gli stipendi bloccati ormai da troppi anni e un diverso trattamento subito rispetto agli altri dipendenti pubblici. Si chiede infatti nella lettera: «Le classi e gli scatti stipendiali dei Professori e dei Ricercatori Universitari e dei Ricercatori degli Enti di Ricerca Italiani aventi pari stato giuridico, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal 1 gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1 gennaio 2016». E poi ancora. «Il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1 gennaio 2015». In sostanza è accaduto questo, mentre per tutti i dipendenti pubblici, dopo lo sblocco gli stipendi, sono stati previsti aumenti che tenessero conto anche degli scatti mancati (senza arretrati, ovviamente) per i professori universitari invece, questo periodo di cinque anni non è contato nulla. «È come se non li avessimo vissuti», ha spiegato al Corriere della Sera Giuseppe De Nicolao, uno degli aderenti allo sciopero. Significa che fino alla liquidazione avremo meno scatti di tutti». In soldoni, a fine carriera è uno scherzetto che potrebbe costare ai prof universitari sino a 100mila euro.

 

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E per gli studenti, anche a Bergamo? E per gli studenti adesso cosa succede? I professori coinvolti dallo sciopero assicurano che almeno un appello sarà garantito durante la sessione autunnale, ma che la prima data prevista sarà annullata. Nel caso il corso di laurea preveda un solo appello, la protesta prenderà la forma di un rinvio di 14 giorni rispetto alla data prevista. Anche l’università di Bergamo è toccata dallo sciopero, dato che tra le firme ci sono 20 docenti dell’ateneo. Il rettore Remo Morzenti, che pur ha difeso le ragion i della classe docente, ha tranquillizzato gli studenti dicendo che non necessariamente il fatto che un prof abbia firmato la lettera significa che poi scioperi. Sull’home page dell’ateneo è stato pubblicato il comunicato del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria in cui si spiega che «lo sciopero è formalmente proclamato per la sessione autunnale di esami 2016/2017, dal 28/08/2017 al 31/10/2017, e riguarderà, in ogni caso, solo un giorno (quello del primo appello in ordine temporale)» e si rassicurano i laureandi che «sono ovviamente da garantire le sessioni per il conseguimento del titolo finale (laurea, specialità, dottorato) e ogni altra attività istituzionale».

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