Bene il Var, solo se...

Pure la pioggia al ritmo dei tamburi

Pure la pioggia al ritmo dei tamburi
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La sensazione, sotto la pioggia, era quella di una partita di transizione. Ben 90' minuti di collegamento tra la sosta di campionato e l’esordio in Europa League. Sappiamo bene che non è normale pensare questo di una partita di Serie A, però sulle tribune dello stadio di Bergamo aleggiava il fantasma dell’Europa League e anche se non era giusto pensare già alla sfida contro l’Everton che si giocherà giovedì a Reggio Emilia, il clima che si respirava sugli spalti del Comunale era decisamente strano.

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Pioggia torrenziale e il ritorno dei tamburi. In fondo anche il tempo remava in quella direzione. Nell’unica gara di settembre in programma alle 15 della domenica, il clima che si respirava nella zona dello stadio era tutt’altro che invitante. Pioggia battente, freddo umido rispetto a solo pochi giorni fa e tanta voglia di schiacciare una pennichella dopo la polenta con il coniglio del pranzo, senza stare in tribuna a farsi macerare le ossa dall’umidità. Eppure al Comunale sono arrivati in oltre 16mila e prima del fischio d’inizio il rumore sordo dei tamburi ha fatto capolino tra cori e applausi per la squadra in campo. Non appena si sono sentiti un paio di cori ritmati, gli occhi di tifosi e addetti ai lavori si sono subito rivolti alla Curva e vedere anche i megafoni in balconata ha regalato conferme: d’ora in avanti, anche a Bergamo il tifoso sarà molto più facile da coordinare. Certo, l’orecchio di deve riabituare e probabilmente le pelli dei tamburi vanno cambiate dopo anni di polvere e riposo in qualche sottoscala, ma è innegabile che grazie a questo ritorno (previsto dalle recenti decisioni dei piani alti dello sport per favorire lo spettacolo) si sia imboccata una strada nuova.

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Sensi-Cornelius-Petagna: vittoria nerazzurra. Tornando alla partita, dopo un avvio piacevole di match, la stura al risultato l’ha data un contropiede scolastico del Sassuolo che nemmeno negli Amatori, normalmente, viene concesso. Dalla punizione di Ilicic alla rete del numero 12 sassuolese Sensi saranno passati dieci secondi, con ottanta metri di campo percorsi in contropiede, roba che se Gasperini non ha staccato qualche poltrona in panchina stavolta non lo farà mai più. Fortunatamente, prima del riposo, il gigante danese Cornelius si è inventato un gran gol di sinistro scrollando di dosso dalle spalle dei tifosi la pioggia. In apertura di ripresa la gara è rimasta ancora bloccata, per lunghi tratti il Sassuolo ripartiva nemmeno fosse il Barcellona e anche senza miracoli di Beriha fino all’88’ (su Ragusa) l’Atalanta è rimasta in partita. Certo quella pennellata di Gomez per Petagna ha risolto tutto, l’unica nota davvero stonata è stata la non esultanza del numero 29 triestino: mentre in Curva si capottavano sotto la pioggia sui gradoni bagnati, Petagnone corricchiava senza meta. È come se uno si mangiasse quattro palline di profiteroles reagendo come dopo due cucchiai di brodino dell’ospedale. Forse la gioia è stata, anche per lui, così tanta da non saper bene come reagire davanti a quel gol così importante. O almeno è ciò che lo stesso ragazzo ha spiegato dopo il match sui social.

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Berardi, Magnanelli e il Var: che robe brutte. Siccome anche nei giorni del successo qualcosa di negativo i tifosi lo vedono, mettiamo subito i puntini sulle “i”. Berardi, attaccante del Sassuolo, ha fatto arrabbiare tutto lo stadio prima scalciando Gomez e rischiando pure di fargli un gran male e poi passando sopra a Caldara nella ripresa. Risultato? Non è stato nemmeno ammonito. Stessa sorte capitata a Magnanelli che, con un giallo già sulle spalle, ha richiesto l’utilizzo del Var al direttore di gara dopo il 2-1 di Petagna. Il regolamento, sul tema, è chiarissimo: nessun giocatore può fare una roba del genere senza beccarsi un'ammonizione, che però non è arrivata. E il pubblico ha fatto bene ad arrabbiarsi. Ma lo "scandalo" vero, prima del trionfo finale, è stata l’impossibilità in entrambe le marcature per i tifosi di esultare. Subito dopo la rete di Cornelius, ad esultanza già finita del vichingo, è stato necessario rivedere il replay per capire che il numero 9 era in posizione regolare. Stessa sorte è capitata a Petagna dopo il 2-1, con Irrati che nel box del Var valutava il non-fallo di Kurtic su Cannavaro. Va bene farsi aiutare, va bene la tecnologia, va bene il progresso, ma se ai tifosi togliamo pure l’emotività del gol, forse, è necessario farsi qualche domanda.

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